Se «la coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica deve tradursi in nuove abitudini», come dichiarato da Papa Francesco nell’ Enciclica Laudato si’, mai come ora il mondo necessità di una coraggiosa presa di posizione a partire da quello che il Pontefice ritiene essere un problema di giustizia: “la possibilità d’accesso all’acqua pura per tutti”.
A tale proposito, la Missione della Santa Sede a Ginevra, è impegnata a dare il proprio contributo alla realizzazione dell’Agenda 2030, ideata dall’Onu per lo sradicamento della povertà a livello mondiale.
Mons. Ivan Jurkovič, Osservatore della Santa Sede all’Ufficio Onu di Ginevra, ci aggiorna sulle novità e le prospettive in vista dell’Agenda.
R. – Le cifre che forniscono le Nazioni Unite sulle conseguenze del mancato accesso all’acqua non possono lasciarci indifferenti. Sono veramente drammatiche: quasi mille bambini muoiono ogni giorno a causa di malattie collegate all’acqua, quasi due miliardi, ovvero un miliardo e 800 milioni persone, consumano acqua inquinata; ogni anno due milioni di persone muoiono per patologie collegate all’acqua. Si tratta di dati molto gravi. L’obiettivo che si è posta la comunità internazionale è quello di frenare e invertire questo trend. Ogni Stato è chiamato a concretizzare anche con strumenti giuridici quanto indicato nelle sessioni approvate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010, così come si prendono impegni per tante cose, per tanti impegni internazionali. Questo impegno riconosce il diritto all’acqua – citazione – potabile e l’igiene come un diritto umano per il pieno godimento di tutti gli altri diritti umani, anzitutto quello alla vita. La risoluzione lo riconosce come già esistente – questo è importante – cioè, come se fosse implicitamente compreso in precedenti diritti già elaborati dall’Onu. Però i 70 Stati membri non hanno votato tale risoluzione; vuol dire che siamo di fronte ad una situazione complicata. Da allora non risultano significativi progressi nel riconoscimento e nella codificazione di questo diritto nei testi internazionali. Secondo gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, concordati dalla comunità internazionale nel 2015 – l’Agenda 2030 – ogni Paese è chiamato ad agire con una propria strategia per attuare degli obiettivi. Per quanto riguarda l’acqua ne è stato previsto uno specifico a sottolineare la centralità dl problema. Questo vuol dire che esiste un problema definito, incentrato sull’acqua.
D. – Quali sono gli ambiti di lettura, le questioni direttamente collegate al problema dell’accesso all’acqua?
R. – La Missione permanente della Santa Sede presso Ginevra, in collaborazione con Fondazione “Caritas in veritate”, che lavora presso questa missione, presenterà alle Nazioni Unite a Ginevra il 14 settembre, insieme al prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Sua eminenza il card. Turkson, una pubblicazione dove si analizzano le principali implicazioni derivanti dal mercato relativo all’accesso all’acqua, soffermandosi con particolare attenzione sui problemi derivanti dalla commercializzazione, arrivando agli esempi di cooperazione tecnica, con l’esperienza delle organizzazione non governative cattoliche che saranno presenti, soffermandosi sul tema delle migrazioni dovute ai cambiamenti climatici e al mancato accesso all’acqua.
D. – Qual è l’azione della Santa Sede per l’anno in corso?
R. – Ogni persona ha diritto all’accesso all’acqua potabile sicura, ed è diritto umano essenziale ed è questione cruciale nel mondo attuale. É doloroso quando nella legislazione di un Paese o di un gruppo di Paesi non si considera l’acqua come un diritto umano. É ancora più doloroso quando si trascura quello che stava scritto e si nega questo diritto umano. Ancora, quando si trascura quello che stava scritto e si nega questo diritto umano è un problema che riguarda tutti e fa sì che la nostra casa comune supporti tanta miseria e reclami soluzioni effettive davvero capaci di superare gli egoismi che impediscono l’attuazione di questo diritto vitale per tutti gli esseri umani. È necessario attribuire all’acqua la centralità che merita nell’ambito delle politiche pubbliche. Questo è l’appunto della Santa Sede. Il nostro diritto all’acqua è anche un dovere; si capisce anche questo. Dal diritto che abbiamo ad essa deriva un obbligo collegato, che non si può separare. Il diritto all’acqua è determinante per la sopravvivenza delle persone e decide il futuro dell’umanità. Poi, come è chiaro, è prioritario anche educare le prossime generazioni circa la gravità di questa realtà. L’impegno della Santa Sede è quello di facilitare il dialogo e di cercare di unire tutte le nostre voci in una stessa causa. In questa cultura dell’incontro è imprescindibile l’azione di ogni Stato – e ce ne sono tanti – come garante dell’accesso universale all’acqua sicura e di qualità.
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