San Giovanni, anacoreta del Monte Rila, meglio noto come Ivan Rilski, è il santo più amato dal popolo bulgaro. Nato a Skrino verso l’anno 876 da una famiglia cristiana molto ricca. Quando rimase orfano, Giovanni distribuì tutti i beni ereditati ai poveri ed ai malati per divenire monaco. Abbandonò dunque il paese natio con addosso solo una veste di pelle e si stabilì su una montagna alta e deserta, ove rimase a vivere in una capanna fatta di ramoscelli, nutrendosi esclusivamente di piante selvatiche.
Dopo qualche tempo dei briganti lo cacciarono ed il santo trovò allora una grotta profonda in cui abitò per altri dodici anni. Dalla grotta si trasferì poi nel deserto di Rila in una tana scavata in un albero. Pregava continuamente, si nutriva di erba e non aveva alcun modo di incontrare altre persone. Un giorno alcuni pecorai scoprirono il suo nascondiglio e fu così che si sparse la voce: la sua fama crebbe e tanta gente volle andarlo a trovare.
Per sfuggire ai visitatori l’eremita abbandonò la sua quercia e si trasferì su una rupe alta ed inaccessibile. Qui egli trascorse sette anni sotto il cielo aperto, esposto a tutte le intemperie e pregando incessantemente. La sua fama colpì anche lo zar bulgaro San Pietro, che avrebbe anch’egli voluto incontrarlo, ma il santo rifiutò. Il luogo scelto dal santo come eremitaggio attrasse ben presto dei discepoli, che diedero vita al celeberrimo Monastero di Rila, dedicato alla Vergine Ossenovitza, cioè Protettrice. Qui Giovanni rese l’anima a Dio il 18 agosto 946.
Ecco alcuni passi del discorso pronunciato dal Santo Padre il 25 maggio 2002: “Il beato Giovanni di Rila – che ho voluto raffigurato con altri santi orientali ed occidentali nel mosaico della Cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico Vaticano e di cui questo Monastero è testimonianza duratura – udita la parola di Gesù, che gli diceva di rinunciare a tutti i suoi beni per darli ai poveri (cfr Mc 10, 21), lasciò ogni cosa per la perla preziosa del Vangelo, e si pose alla scuola di santi asceti per imparare l’arte della lotta spirituale. […]Con la lotta spirituale, il beato Giovanni di Rila visse anche la “sottomissione” nell’obbedienza e nel servizio reciproco richiesti dalla vita comune. Il cenobio è il luogo della realizzazione quotidiana del “comandamento nuovo”, è la casa e la scuola della comunione, è lo spazio in cui ci si fa servi dei fratelli come ha voluto essere servo Gesù in mezzo ai suoi (cfr Lc 22, 27). Quale forte testimonianza cristiana offre una comunità monastica quando vive nella carità autentica! Di fronte ad essa, anche i non cristiani sono portati a riconoscere che il Signore è sempre vivo e operante nel suo popolo. Il beato Giovanni conobbe, poi, la vita eremitica nella “compunzione” e nel pentimento, ma soprattutto nell’ascolto ininterrotto della Parola e nella preghiera incessante, fino a diventare – come dice san Nilo – un “teologo” (cfr De oratione LX, PG 79, 1180B), un uomo cioè dotato di una sapienza che non è di questo mondo, ma che viene dallo Spirito Santo. Il testamento, che Giovanni scrisse per amore dei suoi discepoli desiderosi di avere una sua ultima parola, è un insegnamento straordinario sulla ricerca e sull’esperienza di Dio per quanti desiderano condurre una autentica vita cristiana e monastica”.
Autore: Fabio Arduino
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