Nipote, moglie, cugina, madre di patriarchi, Rebecca è una delle più interessanti figure femminili della Bibbia; essa quasi come un filo d’unione, è presente nel racconto biblico, che narra di Abramo del quale era nipote, di Isacco suo cugino e poi sposo, di Giacobbe ed Esaù dei quali era la madre.
Rebecca il cui nome in ebraico “Ribqah” ha il significato di ‘corda’ e in senso figurato “che avvince con la sua bellezza”, compare per la prima volta nel Libro della Genesi al cap. 24,15, ripetendosi sporadicamente fino al cap. 28.
Il patriarca Abramo, molto vecchio e avanzato negli anni, essendo stato benedetto da Dio in ogni cosa, decise di dare una moglie al figlio Isacco per assicurare una discendenza alla sua stirpe; così incaricò il capo dei suoi servi Eliezer, persona di grande fiducia, di cercare una sposa adatta, escludendo le donne della terra di Canaan, i cui abitanti erano dediti al culto degli idoli; anzi secondo il principio dell’endogamia, in uso presso le tribù seminomadi, la donna doveva appartenere ad una tribù dalle comuni origini dello sposo.
Quindi il servo si avviò, con una carovana di dieci cammelli e con molti doni, verso la regione dell’alta Mesopotamia, dov’era la parentela di Abramo, giungendovi verso sera.
Si recò al pozzo, luogo preferito abitualmente nel mondo orientale, per conversare, riunirsi, contrattare e incontrarsi; per il suo simbolismo di fecondità e di vita, il pozzo era considerato il luogo ideale presso il quale combinare un matrimonio.
Qui mentre attendeva, che le donne e le fanciulle come di consueto, a sera venissero ad attingere l’acqua, il servo pregò il Signore di dare un segno per riconoscere la futura sposa di Isacco, anzi è lui stesso a stabilirlo “Ebbene la giovinetta alla quale dirò ‘Abbassa per favore la tua anfora e lasciami bere’ e quella dirà ‘Bevi e anche ai tuoi cammelli darò da bere’, sarà quella che tu hai destinata al tuo servo Isacco, e da questo conoscerò che tu hai usato benevolenza al mio padrone!”.
Così sin dal primo approccio deve essere chiaro, che sarà Dio a guidarlo nella scelta, perché la donna che sarà moglie del futuro patriarca Isacco, fa’ parte anch’essa del disegno e della promessa divina. E mentre era in attesa, ecco avvicinarsi al pozzo ad attingere l’acqua, la giovinetta di nome Rebecca, che era figlia di Betuel, a sua volta figlio di Milca e di Nacor, fratello di Abramo; avvenente di aspetto, vergine, gradevole nei modi; Rebecca risalì con l’anfora riempita, allora Eliezer le andò incontro chiedendole per favore un po’ d’acqua da bere; la ragazza subito gli porse l’anfora dicendo: “Bevi, signor mio!. Anche per i tuoi cammelli attingerò, finché abbiano bevuto abbastanza”. E così fece, versando nell’abbeveratoio per gli animali, l’acqua rimasta nell’anfora e ritornando al pozzo per riempirla di nuovo, finché non si fosse colmato a sufficienza per dissetare i cammelli. Il servo di Abramo rimase sul bordo ad ammirare l’operato della ragazza, convinto che quella era la sposa cercata; le offrì dei doni in oro e Rebecca si presentò dicendo della sua parentela e lo invitò a riposarsi per la notte nella sua casa. Ritornata dai suoi, Rebecca mostrò alla madre e al fratello maggiore Labano, i doni ricevuti; la figura del fratello Labano entra nel racconto biblico con l’atteggiamento del padrone di casa, nonostante fosse ancora vivo il padre Betel; egli mette in atto la prassi del “fratiarcato”, cioè il predominio del fratello maggiore nei confronti delle sorelle ancora nubili, pertanto Labano si recò al pozzo, dov’era il servo di Abramo in attesa e lo invitò con cortesia ad essere ospite con tutta la carovana nella sua casa. Con atto di umiltà e servizio nei confronti dell’ospite, Labano fece la lavanda dei piedi e diede il via alla cena dell’accoglienza. Ma Eliezer volle prima dire il motivo della sua presenza, cominciando con il raccontare le vicende del suo padrone Abramo, che aveva avuto da Sara sterile, l’atteso erede Isacco; si vede che pur essendo Labano e Rebecca pronipoti di Abramo, non erano informati sui dettagli della vita del loro zio; allora le distanze erano abissali e i contatti difficili. Poi il servo proseguì nel raccontare l’incarico ricevuto di trovare una sposa per Isacco, fra la parentela di Abramo e il suo giuramento di adempiere a ciò; inoltre l’incontro al pozzo con Rebecca e la convinzione che il Signore avesse disposto tutto ciò. A questo punto il servo domandò ai familiari se la giovane verrà concessa ad Isacco; la risposta affermativa venne non solo da Labano il fratello, ma anche dal padre Betuel, inserito a questo punto nel racconto biblico: “È dal Signore che la cosa procede, non possiamo parlarti né in male né in bene. Ecco Rebecca davanti a te; prendila e và e sia la moglie del figlio del tuo padrone, così come ha parlato il Signore”. Il giorno dopo, Eliezer volle ripartire per tornare da Abramo e avuto il consenso anche di Rebecca, lasciò la casa che l’aveva ospitato, seguito da lei accompagnata solo dalla balia. I suoi familiari nel salutarla proferirono l’antica rituale benedizione: “O tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe conquisti la porta dei suoi nemici!”. Il racconto della Bibbia si sposta poi nel deserto meridionale del Negheb, con Isacco che stava rientrando dalla zona del pozzo di Lacai-Roi, il quale alzando gli occhi vide all’orizzonte avvicinarsi la carovana do Eliezer; anche Rebecca lo vide, scivolò dal cammello e domandò al suo accompagnatore chi fosse quell’uomo che veniva loro incontro e il servo rispose: “È il mio padrone”, allora Rebecca si coprì il viso con il velo che nascondeva il viso delle donne. Dopo aver ascoltato dal servo tutto l’accaduto, Isacco accompagnò la cugina Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara, perché ormai era lei la ‘principessa’ del clan; poi la prese come moglie e l’amò. Termina così il lungo capitolo 24 della Genesi, tutto dedicato alla figura di Rebecca; poi si continua a parlare di lei in modo più diradato nei capitoli seguenti. Quando sposò Rebecca, Isacco aveva 40 anni e come già successo per sua madre Sara, moglie di Abramo, anche la sua sposa dopo molti anni non gli dava figli, pertanto supplicò il Signore per lei e Dio l’esaudì e Rebecca divenne incinta a 60 anni. Questo essere sterile delle mogli dei patriarchi e più un fatto simbolico che reale, il cui valore sta ad indicare che i futuri figli, saranno un dono straordinario del Signore; così fu per Abramo e Sara riguardo il figlio Isacco; per Isacco e Rebecca per i gemelli Esaù e Giacobbe; per Giacobbe e Rachele per il figlio Giuseppe, ecc. Rebecca ebbe una gravidanza abbastanza pesante, perché i due gemelli si urtavano l’un l’altro dentro di lei; alla sua domanda perché ciò avveniva, il Signore rispose. “Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli dalle tue viscere si separeranno. Un popolo prevarrà sull’altro popolo e il maggiore servirà il minore”. Al parto nacquero due gemelli, il primo uscì rossiccio di peli e fu chiamato Esaù, il secondo uscì nell’atto di trattenere il fratello per il calcagno e fu chiamato Giacobbe. Una volta cresciuti, questi due gemelli prenderanno professioni diverse come diversi erano i loro caratteri; Esaù era un forte cacciatore e per questo preferito da Isacco, Giacobbe invece amava la tranquillità della tenda e preferito da Rebecca. A questo punto ci fermiamo con il racconto biblico, che prosegue con la storia propria di Esaù e Giacobbe e degli episodi che caratterizzarono i loro rapporti, come il cedere del diritto di primogenitura da parte di Esaù, per un piatto di lenticchie; l’inganno per ottenere la ‘benedizione’ di Isacco ormai cieco, su Giacobbe al posto del fratello, ecc. Rebecca ormai anziana, compare in secondo piano a fianco del figlio Giacobbe, nell’atto di spingerlo a ricevere la benedizione del padre-patriarca al posto di Esaù; poi ancora la si incontra mentre saluta e benedice Giacobbe mandato a Paddan-Aram, nella casa di suo fratello Labano, per sfuggire all’ira e vendetta del fratello Esaù. Isacco morì verso i 180 anni, di Rebecca non viene detto che età avesse quando morì, certamente meno del marito, che come tutti i patriarchi, furono benedetti da Dio con una lunga vita, proprio per il loro compito di guida del popolo di Dio.
E anche Rebecca come le altre mogli di patriarchi, fu portatrice della benedizione divina, pertanto fu seppellita nella tomba di Makpela a Hebron, in terra di Canaan, accanto ad Abramo, Sara e Isacco suo marito.
Per tradizione Rebecca, considerata fra le figure sante e benedette della Bibbia, viene ricordata il 23 settembre, giorno della celebrazione anche di un’omonima martire spagnola del I secolo.
Si può aggiungere che nella liturgia Romana, essa viene ricordata anche il 24 dicembre, insieme a tutti i santi antenati di Cristo del Vecchio Testamento.
A cura della Redazione Papaboys