Si trova al ventottesimo posto nella lista episcopale della Chiesa di Milano, che governò nel 558-60, tra Vitale e Onorato. Nella chiesa milanese fu venerato come santo; ne abbiamo testimonianza nella Cronaca di Goffredo di Bussero, del sec. XIII (edita da P. Grazioli, in Archivio storico lombardo [1906], p. 292). Goffredo elogia Ausano come apostolo infaticabile («praedicationis officio non pigro impleto») e come taumaturgo («clarus miraculis coronatus quievit»).
Qualche ombra che potesse aduggiare la figura di Ausano non è difficile dissiparla: si allude a una lettera che papa Pelagio I scrisse tra il settembre 558 e il marzo 560 al patrizio Giovanni, per lamentarsi di Paolino di Aquileia, che, essendosi fatto consacrare vescovo in Milano (e non, secondo la consuetudine, in Aquileia) da un vescovo «scismatico», non doveva considerarsi « consacrato », ma piuttosto « esecrato ».
In un’altra lettera al patrizio Valeriano, Pelagio I giunge perfino a raccomandare al destinatario di sequestrare i due prelati, Ausano e Paolino, e di consegnarli all’imperatore; Ma è bene osservare che, anzitutto, non è certo che il vescovo milanese consacrante sia da identificare con Ausano; inoltre, anche se si trattasse di lui, non esistono prove che egli abbia aderito allo scisma dei cosiddetti Tre Capitoli.
Probabilmente il papa usò, nei suoi riguardi, l’aggettivo « scismatico » dandogli il senso di un rimprovero piuttosto che di un’esplicita condanna, in conseguenza della consacrazione di Paolino avvenuta in modo irregolare; e se Ausano, come molti vescovi occidentali, si dimostrò davvero contrario alla condanna dei Tre Capitoli formulata dal V concilio Ecumenico, è bene ricordare che tale atteggiamento, in quei tempi agitati, non fu suggerito da animo incline all’eresia, ma piuttosto dalla preoccupazione di non tradire il concilio di Calcedonia e fu determinato anche dalla difficoltà, per gli occidentali, di valutare con piena esattezza il sottile e talora sofisticato linguaggio dei Greci.
Di qui si chiarisce una larghezza di vedute dei papi nei confronti dei vescovi occidentali e forse si spiega pure il fatto che Pelagio nella lettera al patrizio Giovanni chiama «scismatico» il vescovo milanese consacrante e nella lettera al patrizio Valeriano, lo chiama semplicemente «vescovo», mentre, nella stessa, non esita a definire Paolino «pseudo-vescovo». La morte di Ausano avvenne assai probabilmente nel 559; egli il 13 settembre fu deposto nella basilica di Santo Stefano Maggiore, detta ad Rotam o in Brolo, dalla quale fu poi trasportato in Sant’Ambrogio, dove nel 1609 se ne fece una ricognizione ad opera del cardinal Federico Borromeo. Nel Martirologio Romano è ricordato al 3 settembre.
Autore: Pietro Bertocchi