Secondo il Liber Pontificalis fu eletto papa nel 257 alla morte di Stefano I. San Cipriano che lo definisce “sacerdote buono e pacifico”, racconta in una lettera al vescovo africano Successo la persecuzione del 258 in seguito al secondo Editto di Valeriano. Questo prevedeva la decapitazione per vescovi, presbiteri e diaconi, e la confisca dei beni della Chiesa, compresi i cimiteri. Da Papa Damaso si sa che Sisto venne sorpreso nel cimitero, probabilmente quello di San Callisto, mentre insegnava la parola divina e fu decapitato con sei dei sette diaconi di Roma (Felicissimo. Agapito, Gennaro, Magno, Vincenzo e Stefano). Il settimo, il protodiacono Lorenzo, fu ucciso tre giorni dopo sulla via Tiburtina. Sisto II è sepolto nel cimitero di S. Callisto presso la cripta Santa Cecilia.
Eletto in tempo di persecuzione e ucciso per la fede sotto l’imperatore Valeriano, dopo appena undici mesi di pontificato: non poteva certo fare molte cose questo secondo pontefice di nome Sisto, già arcidiacono di Roma e probabilmente originario di Atene. Eppure, prima del martirio, un’impresa gli è riuscita: una di quelle che portano alla beatitudine proclamata nel Discorso della Montagna. Sisto II è stato un costruttore di pace. Pace tra i cristiani: difficilissima impresa già al suo tempo.
Tra le varie Chiese c’erano divergenze legate ai frequenti conflitti dottrinali, e vertevano su un punto non da poco: se un cristiano eretico vuole rientrare nella Chiesa da cui era staccato, si dovrà battezzarlo di nuovo o è sufficiente il battesimo che ha ricevuto la prima volta? La Chiesa di Roma e alcune altre in Asia e in Africa riaccoglievano ogni convertito senza ribattezzarlo, semplicemente imponendogli le mani sul capo e ungendogli la fronte col crisma. Invece altre Chiese africane – la maggior parte – dell’Asia Minore e della Siria ritenevano indispensabile un nuovo battesimo.
Ma ecco che da Roma giunge loro un severo rimprovero: il papa Vittore (predecessore di Sisto) impone a tutti di seguire l’uso romano, pena la scomunica. E questo rigore provoca l’inevitabile e gravissimo malcontento, che ricade addosso a Sisto II appena eletto; come se già non bastasse la persecuzione. Ma lui affronta la crisi nel modo giusto, lasciando cadere le minacce di scomunica. Qui non sono in gioco la fede comune e l’unione col successore di Pietro: perciò ogni Chiesa o gruppo di Chiese risolva la questione in base a sue specifiche situazioni e vicende. Pace fra i cristiani, dunque, per opera di Sisto (e del vescovo Dionigi di Alessandria d’Egitto, efficace consigliere di moderazione). Ma intanto c’è la persecuzione, in due fasi. Nell’agosto 257 un primo decreto di Valeriano proibisce il culto cristiano pubblico (non quello privato) e ordina ai membri del clero di venerare con sacrifici pubblici gli dèi dell’impero, pena il domicilio coatto e i lavori forzati. L’impero, aggredito lungo il Danubio, sul Mar Nero e in Mesopotamia, ha bisogno all’interno di una rigida disciplina anche religiosa, e deve procurarsi mezzi attraverso le confische. Così, nel 258 un secondo editto stabilisce la pena di morte per il clero che non venera gli dèi, e la destituzione con sequestro dei beni per i funzionari imperiali cristiani.
E’ in base a questo secondo decreto che papa Sisto II viene arrestato, mentre predica presso il cimitero di san Callisto. I soldati hanno ordini precisi. Non si occupano dei fedeli: vanno dritti verso Sisto, che li attende fiancheggiato da due diaconi per parte. Così, sempre con loro, cammina fra i soldati fino al luogo fissato per il supplizio. E con essi viene subito ucciso.
Di Domenico Agasso
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