Il Santuario di Lourdes, da due giorni, torna ad essere aperto ai pellegrini dalla mattina alla sera; Padre Ventriglia, che guida i pellegrini di lingua italiana, spiega le modalità di accesso e racconta il periodo di chiusura, due mesi di custodia orante per chi si è affidato ai religiosi ‘sentinella’ della Grotta.
Intervista di Antonella Palermo – Vatican News
Il 30 maggio alle 17.30, i più grandi santuari nei cinque continenti saranno collegati in mondovisione con la Grotta di Lourdes in Vaticano, dove Papa Francesco pregherà il Rosario per affidare al Signore l’umanità intera. Una iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sul tema: “Assidui e concordi nella preghiera, insieme con Maria”.
Tra i luoghi coinvolti, il santuario di Lourdes, dove i cappellani non hanno mai smesso, per farsi voce dei tanti pellegrini impossibilitati a recarsi in Francia, in questo luogo denso di spiritualità e devozione.
R: – L’atmosfera è sempre bella, in questi giorni ancora di più . Dopo il confinamento anche qui in Francia abbiamo cominciato a uscire, ciò ha consentito di riaprire i cancelli. Così abbiamo nuovamente i pellegrini che entrano e piano piano si ‘riappropriano’ della Grotta, che in questi due mesi noi abbiamo cercato di custodire come meglio abbiamo potuto.
R: – La modalità degli accessi è data dalle norme che la Francia ha stabilito per le quali non si può circolare oltre i 100 chilometri della propria zona. Questo limita un poco il flusso, ma le persone possono arrivare. L’importante è tenere il distanziamento sociale e indossare le mascherine.
R: – All’inizio ci era stato chiesto di fissare un numero limitato. Poi però il Prefetto ha considerato che in fondo è un luogo di culto, il santuario è un grande giardino, la Grotta è un santuario a cielo aperto, quindi si è ritenuto di non fissare un numero massimo. L’importante è che possiamo garantire la distanza. Il picco delle presenze arriva sulle 350-400 al giorno, soprattutto al momento del Rosario al pomeriggio. In una prima fase eravamo aperti dalle 14 alle 18, da ieri il santuario apre alle 8 del mattino fino alle 18. Adesso è consentito anche un raggruppamento di persone che possono partecipare alla celebrazione eucaristica. Stamattina alla celebrazione delle 10 c’erano almeno un centinaio di persone.
R: – Sì. Abbiamo avuto un incontro con le persone competenti che ci hanno istruito su come dobbiamo comportarci. I volontari hanno fatto a gara. In questa prima fase ci sono le religiose, i ragazzi del Servizio Civile italiano e gli hospitalier. Ci sono moltissimi che mi chiamano dall’Italia che vorrebbero venire a dare una mano, ma non dipende da noi, ovviamente. Finché non riaprono le frontiere non è possibile. Siamo ben preparati per garantire la presenza in sicurezza. Comunque vedo che la gente è molto brava e disciplinata.
R: – Adesso no. Ora è consentito prendere l’acqua. Per questo periodo in cui bisogna stare attenti alla disinfezione, ci sono quattro, cinque rubinetti da cui l’acqua scorre di continuo e a cui si può attingere: in questo modo si evita che ciascuno tocchi il rubinetto, il che potrebbe creare dei rischi.
R: – Per noi è una grande gioia, un incoraggiamento il fatto che il Santo Padre dica il Rosario alla Grotta di Lourdes, in Vaticano. E’ come se lui fosse qui con noi. Metteremo un megaschermo. Noi cappellani saremo tutti alla Grotta per pregare in sintonia con il Papa. Questo appuntamento diventa come il suggello della fine di una lunga pausa dai pellegrinaggi, in cui c’eravamo solo noi a pregare dalla mattina alle 7, alla sera alle 20.30. Ci sentivamo come Mosè con le mani alzate che prega per tutta l’umanità. Ci sentivamo il polmone della preghiera nel mondo. Non potevamo fare altro che pregare per quanti avrebbero voluto essere qui e anche per quelli che avrebbero desiderato avere una preghiera. Siamo arrivati a 1500 pagine giornaliere di intenzioni di preghiera. Avevamo il cuore colmo di commozione. Ci sentivamo l’iceberg di tutto questo popolo di Dio che voleva essere qui e, non potendo venire, chiedeva di pregare noi per loro. Questo luogo ha una sua vocazione che deriva dalla presenza di Maria nel 1858, incontrandosi per 18 volte con la piccola Bernadette. Il sorriso di Maria, che permetteva a Bernadette di vivere la sua vita con i piedi per terra, dico io, e che le ha reso le giornate più belle, vorrei che si trasmettesse a tutti coloro che guardano a questo luogo.
R: – Non aver avuto la possibilità di salutare persone care, dire ‘ti voglio bene’ per l’ultima volta, è un dolore che certamente rimane ed è difficile sanare. Ma questa malattia non è un castigo di Dio. Chissà invece che il Signore non ci abbia voluto fare scuola, come sa fare sempre, e se siamo stati attenti chissà quante cose belle abbiamo capito. Molto bene disse il predicatore padre Raniero Cantalamessa, in quella famosa catechesi del Venerdì Santo: questa pandemia, se siamo stati attenti, ci ha insegnato a vivere la vita e a viverla da cristiani.
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