In risposta alle strumentalizzazioni dei giorni scorsi, Padre Antonio Spadaro SJ, sul “Corriere della Sera” di oggi pubblica un’ampia riflessione sulle vere aperture di Papa Francesco. Anche noi di Papaboys, prima di qualsiasi altro organo di informazione cattolica, il 04 Gennaio abbiamo precisato- tramite un ampio servizio chiarificatore-, l’autentica interpretazione delle parole di Papa Francesco circa le sfide educative della Chiesa in un mondo che cambia e si trasforma rapidamente. Non sono mancate le critiche al Pontefice, in merito ai suoi pronunciamenti: “bisogna stare attenti a fare certe affermazioni , le semplificazioni rischiano di farci scivolare nel semplicistico”. Troviamo tantissimi giudici pronti ad aprire processi mediatici su “cosa” Papa Francesco “deve o non deve dire”. Padre Spadaro, dal suo profilo FB risponde agli interrogativi sull’opportunità dei pronunciamenti di Francesco: “La virtù cristiana della prudenza se non è accompagna dalla parresÍa diventa timore.”Predica verbum, insta opportune, importune; argue, obsecra, increpa, in omni patientia et doctrina” (Tm 4,2). Papa Francesco non solo non semplifica ma si fa carico della complessità, predicando con semplicità (questa sì) il Vangelo a ogni creatura. Le semplificazioni poi fanno parte del gioco, come il loglio che cresce accanto al grano. I suoi predecessori, anche quando hanno usato estrema prudenza, sono stati vittime di semplificazioni pazzesche. Evidentemente il problema non sta lì, dunque”. I media e determinati ambienti cattolici e non, cercano di tirare continuamente il magistero pontificio dalla loro parte, estrapolando frasi dal contesto originario per affermare le proprie posizioni. L’informazione è corretta, quando il pensiero è presentato senza commenti, preconcetti. Come mai nessun organo di stampa –ad esempio-, ha ripreso le parole pronunciate dal Papa durante l’omelia dell’Epifania? Ricordarle non fa male: “Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo”.
Come mai passaggi così intensi non sono stati attentamente e fedelmente riportati dalle agenzie di informazione? Forse perché ha parlato di sirene, di tante mondanità, della necessità di avere per i bambini un papà e una mamma? O peggio perchè non appartiene al linguaggio del “politicamente corretto?”. La vera “rivoluzione” del Papa è l’annuncio del Vangelo come novità al torpore egoistico del mondo.Ringraziamo il direttore della “Civiltà Cattolica”, per la competenza con cui, tramite il “noto quotidiano italiano” ha messo fine –speriamo bene-, alle strumentalizzazioni dell’insegnamento pontificio… (sic!). Sono convinto che non sarà l’ultima volta! Quando si sposta l’attenzione su questioni poco rilevanti che poi diventano motivo di dibattito acceso, si trascura l’essenziale. Il messaggio di Papa Francesco è semplice. Vuole raggiungere i cuori di tutti. E’ suo desiderio parlare con ciascuno per dire la “bontà e la misericordia di Dio”. Questo suo tipico atteggiamento lo abbiamo toccato con mano tante volte. Ieri sera in visita nelle “periferie” della sua diocesi, ha incontrato il “popolo” con molta semplicità, trattenendosi a parlare con tutti. Dalle immagini emerge lo stupore delle persone in contatto con il successore di Pietro. Lo scambio di sorrisi, la battuta spiritosa, l’attenzione per una situazione delicata… Alcuni pensano che questo tipo di “pastorale” non sia conforme all’immagine del Papa. Vorrei ricordare a tutti, che Francesco è il Vicario di Cristo. Cioè la continuazione storica della presenza di Cristo nel mondo. Gesù cosa faceva? Per chi ha memoria corta, vorrei ricordare che il maestro predicava il Vangelo di villaggio in villaggio, guariva i malati, sanava gli spiriti affranti, realizzando la profezia di Isaia proclamata da lui stesso nella Sinagoga di Nazaret: “Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia,
piantagione del Signore per manifestare la sua gloria” (Isaia 61, 1-4).La Chiesa ha il compito di annunciare la parola del Risorto con franchezza. Lo spirito del mondo cerca in tutti i modi di contaminare la fede svuotandola del suo significato profetico. L’applauso dei media è falso. Cercano –non tutti fortunatamente-, di presentare un’immagine distorta di Francesco, facendolo apparire rivoluzionario marxista, in antitesi con tutta la storia della Chiesa. Se fate attenzione, le parole usate in alcuni servizi, fanno intendere realtà che non sono assolutamente vere. Il cardinale Ratzinger nel 1979 commentava: “Ci siamo molto allontanati dalla semplicità dei pastori. Ma forse può consolarci il fatto che anche i Magi dell’Oriente – esponenti d’una civiltà e d’una mentalità raffinate, nei quali noi pure possiamo in certo modo riconoscerci – trovarono alla fine la via del presepe. Ma dove propriamente conduce questa via? La gente comune e i potenti non udirono la voce dell’angelo. Dormivano. I pastori erano invece uomini desti e aperti. Quest’attesa del cuore, questa sensibilità (non ancora ottusa) per la voce di Dio: ecco ciò che unisce i Magi dell’Oriente – uomini esigenti – ai pastori; e permise loro di trovare la via. Di qui l’interrogativo: E noi, siamo davvero desti? Siamo liberi, pronti a muoverci? Non siamo invece tremendamente malati di snobismo, d’uno scetticismo presuntuoso? Può udire la voce dell’angelo colui che, a priori, dà per certo che l’angelo non può affatto esistere? Anche se la udisse, non potrebbe che fraintenderla. E cosa dire di colui che si è abituato a giudicare sempre dall’alto in basso? Capisco sempre più perché mai sant’Agostino abbia indicato nell’humilitas (nell’umiltà) il nucleo del mistero cristiano. Il nostro cuore non è aperto, né davvero libero. E ciò nonostante rimane una consolazione: c’è stata una via percorribile anche da spiriti raffinati ed esigenti. Anche costoro possono diventare come i pastori, a patto che abbiano una cosa in comune con loro: la vigilanza e la libertà del cuore”. La via della Chiesa non è la strada del mondo. Essa non si può piegare alla “maggioranza”, perché è sostenuta dallo Spirito. Le grandi decisioni non sono frutto di un accordo di tanti. E’ discernimento che si compie alla luce della Parola di Dio, la quale tante volte -come ci ricorda la lettera agli Ebrei-, diventa spada a doppio taglio. Il compito dei pastori è quello di non cadere nel populismo per essere apprezzati. E’ necessario con l’esempio accendere il “fuoco della divisione”, di cui parla Gesù nel Vangelo. Cioè separare il bene dal male, la zizzania dal grano. E’ una lotta terribile, ma allo stesso tempo necessaria, affinchè la Luce di Dio possa illuminare l’umanità immersa nelle tenebre del peccato. Grazie don Antonio! Lavorare per “la maggiore gloria di Dio”, sia l’unico debito da pagare nei confronti degli uomini e della Verità che è Cristo stesso speranza del mondo nuovo. DonSa
* L’articolo del 04 Gennaio sulla strumentalizzazione delle parole di Papa Francesco:
http://www.papaboys.org/papa-francesco-le-unioni-gay-e-le-sfide-della-chiesa
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