DOPO IL CONSIGLIO PERMANENTE – Sarà Papa Francesco ad aprire i lavori dell’assemblea Cei. L’annuncio è stato dato dal segretario generale, monsignor Nunzio Galantino. Presentate anche le “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”. Ribadite le preoccupazioni sulla propaganda della “ideologia del genere” nelle scuole statali “senza avere interpellato le famiglie”. Approvate le Note pastorali sulla scuola cattolica e sull’”Ordo Virginum”
“Santità, perché non viene Lei ad aprire i lavori dell’assemblea generale della Cei di maggio?”. È questa la domanda che il cardinaleAngelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha rivolto ieri a Papa Francesco durante l’udienza privata avuta insieme al nuovo segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, nel Palazzo apostolico. “Ci tenevo proprio, ci avevo pensato anch’io e verrò molto volentieri”, ha risposto il Papa. Da questo scambio di battute viene la prima notizia che monsignor Nunzio Galantino ha dato ai giornalisti questa mattina, durante la conferenza stampa di presentazione del comunicato finale del Consiglio episcopale permanente (Roma, 24/26 marzo): per la prima volta sarà direttamente il Pontefice, nella sua veste di Primate d’Italia, a svolgere la prolusione ai lavori di un’assemblea generale della Cei. Durante i lavori, il Consiglio permanente ha espresso “riconoscenza” al Papa per la nomina di mons. Galantino a segretario generale “ad quinquennium” ed ha approvato due Note pastorali: la prima dedicata alla scuola cattolica, la seconda all’“Ordo Virginum”. A conclusione della tre giorni, è stato reso noto il testo delle “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”. In conferenza stampa mons. Galantino si è inoltre espresso su una questione delicata e controversa come la diffusione della discussa “ideologia del genere”, propalata nelle scuole “senza avere interpellato le famiglie”.
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Scuola cattolica che salva dalla “dispersione”. Le prima delle due Note pastorali approvate dal Consiglio Cei riguarda la scuola cattolica, la sua finalità educativa e il suo essere “risorsa per l’intera collettività”. Mons. Galantino, a questo riguardo, ha ricordato che le scuole paritarie (non solo cattoliche) “fanno risparmiare allo Stato oltre 6 miliardi l’anno anche se ricevono come contributi poco più di 500 milioni di euro”, col risultato che molte hanno dovuto chiudere e gran parte sono in grosse difficoltà economiche. Queste scuole, del resto, “sono un argine contro la dispersione scolastica che riguarda quasi tutta la scuola statale, mentre le paritarie hanno dispersione pressoché ‘zero’ e anzi accolgono molti dei ragazzi che abbandonano le altre scuole”, ha aggiunto. “Inoltre le paritarie professionali, specie nelle regioni del Nord, assicurano a pressoché tutti i ragazzi diplomati di trovare un posto di lavoro grazie all’alleanza con le aziende”. La seconda nota pastorale riguarda l’“Ordo Virginum” che è una particolare forma di vita consacrata al servizio delle Chiese locali. Quanto agli appuntamenti del convegno ecclesiale decennale di Firenze del 2015, mons. Galantino ha ricordato il criterio suggerito dal Papa: “valutare sin dalla sua fase ideativa che impatto potrà avere sulla gente”, ricordando l’importanza di “parlare in modo tale che le persone ci capiscano, che la gente si renda conto che Il Vangelo non è una esercitazione ideologica, ma una proposta per rendere più bella la vita di ogni giorno”.
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Il “dovere morale” del vescovo. Anche la politica e il governo Renzi sono stati oggetto di domande. Interpellato su cosa pensasse dell’azione del nuovo governo, il segretario della Cei ha risposto: “Penso sappiate che siamo non ai primi ma ai primissimi passi dell’attività di governo, e non abbiamo definizioni e decisioni chiare. Si tratterebbe di dare un giudizio sulle intenzioni, sulla verve e sulla progettualità”. Quindi ha aggiunto: “Gradirei impegnarmi a dare valutazioni sui fatti, ma al momento non mi sembra che ci siano fatti. Si parla degli 80 euro in busta paga, ma ci sono considerazioni diverse. C’è chi ha detto che è una buona scelta, chi invece si è chiesto se non era meglio fare interventi diversi di tipo strutturale. Penso che abbiamo bisogno di avere elementi in più per dare un giudizio motivato. Una cosa è importante: che ci si muove, che si fanno proposte, che c’è un recuperato dinamismo”. A proposito del “dovere morale del vescovo di contribuire al bene comune” in caso di presunti abusi da parte di chierici, mons. Galantino ha sottolineato che “il vescovo non è il difensore d’ufficio a tutti i costi del sacerdote o di colui che avrebbe perpetrato il delitto. Se il vescovo è un ‘padre’, lo è non solo di chi ha perpetrato il delitto ma anche e soprattutto di chi lo ha subito. È chiaro che deve agire di conseguenza prendendo azioni molto concrete. Intendo gesti molto forti come quello del Papa che ha inserito una vittima di quegli abusi nella speciale commissione istituita in Vaticano”. Su temi altrettanto delicati quali le “unioni di fatto” e il “fine vita”, mons. Galantino ha auspicato che “tali decisioni siano frutto del confronto di tutti e non di piccole lobby”. di Luigi Crimella *
*Agenzia Sir www.agenziasir.it
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