Un gesto ricco di significato, profondità e voglia di tornare – come San Francesco che lo inventò – intorno al Presepe nell’avvicinarsi delle festività del Natale. Domenica prossima Papa Francesco sarà in visita a Greccio, ed il Santo Padre invierà a tutto il popolo credente una lettera sul significato del presepio
Al termine dell’udienza generale di questo mercoledì Francesco ha annunciato la visita, per domenica 1 dicembre, al Santuario francescano del Presepe a Greccio:
Mi recherò a Greccio per pregare nel posto del primo Presepio che ha fatto San Francesco d’Assisi e per inviare a tutto il popolo credente una lettera per capire il significato del presepio.
Il sito del Vaticano Vaticannews.va ha intervistato padre Luciano De Giusti, vicario del Santuario francescano del Presepe
Come verrà accolto? Ci saranno molti laici che vorranno incontrare il Santo Padre?
R. – Sì. Stiamo cercando di organizzare tutta la macchina insieme con il vescovo. Certamente ci saranno i laici che saranno nella chiesa del Santuario. Ci saranno i sacerdoti nella parte alta della chiesa. Poi nel piccolo piazzale del Santuario ci saranno altri fedeli e altri lungo la strada. Noi lo accoglieremo nella Grotta del presepe dove Francesco nel 1223 celebrò questo Natale particolare proprio qui a Greccio.
Ricordiamo appunto che Greccio è il luogo dove San Francesco d’Assisi allestì il primo presepe. Tutta la valle santa del reatino è un luogo della spiritualità francescana. Si vive ancora questo spirito di San Francesco?
R. – Sì, si vive e si respira ancora il messaggio di Francese d’Assisi. Qui a Greccio in questo periodo del Natale accogliamo molti pellegrini. Qui davvero c’è questo messaggio di un Dio che si fa piccolo, che scende e che vuole essere accolto nella nostra vita. Quindi è un messaggio ancora per ciascuno di noi di Dio umile che si fa bambino e che davvero non fa paura a nessuno.
Il messaggio del Dio bambino insito nel presepe è vivo nella tradizione delle case e di tutte le chiese italiane e del mondo. Tuttavia ci sono appunto realtà che vorrebbero che questa tradizione venga messa in un angolo o relegata ad un fatto privato. Il presepe, invece, parla a tutto il mondo …
R. – Credo che sia anche il segno della nostra fede, della nostra cultura Occidentale, della fede nel Signore che si fa carne. A volte è molto spregiato negli ambiti pubblici, però penso che possa essere un segno per far conoscere anche a chi non condivide la fede cristiana, dove è il cuore del mistero della nostra salvezza per noi cristiani. Quindi credo che a volte alcune battaglie siano più ideologiche che altro.
Nei secoli il presepe è diventato anche arte, bellezza; è diventato condivisone di una comunità che lo prepara. La fede per essere alimentata ha bisogno anche di simboli, di questi simboli vivi?
R. – Sì, questa è davvero la bellezza. L’arte è qualcosa che rimarca la nostra fede. La fede è anche bellezza, è anche cultura. Quindi tutto quello che troviamo nel nostro patrimonio culturale nasce dalla nostra fede, dal Dio che si fa carne e quindi ciascuno interpreta questo evento nei secoli, ma anche oggi.
Ogni tradizione poi ha fatto suo il presepe e lo ha reinterpretato in tutti i luoghi dove è stato messo in scena …
R. – Sì, certo. Questa è la ricchezza di ogni realtà locale che reinterpreta, rinnova e anche condivide la sensibilità del periodo in cui questo si riattualizza.
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