Durante la Santa Messa allo stadio Kosevo di Sarajevo, gremito in ogni suo angolo, il cardinale Cardinale Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo, ha ringraziato così Papa Francesco:
Santo Padre!
Grazie per la Sua presenza in mezzo a noi oggi. Grazie per le Sue preghiere con noi e per noi. Grazie per la Sua parola di Pastore che ci ha rivolto. A nome di tutti noi qui riuniti – Cardinali, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, tutti i fedeli -, ma anche a nome dei rappresentanti del Governo e dei rappresentanti dei diversi livelli della società e di tutte le persone di buona volontà, qui presenti, cordialmente La saluto e, sinceramente, La ringrazio. Con la Sua preghiera si sono unite non solo le voci presenti in questo stadio, ma anche quelle di migliaia di persone che ci seguono attraverso i media. Sono convinto che si siano uniti in preghiera non solo i cattolici, ma anche tutti gli altri, ognuno a modo proprio; hanno pregato, mediante i loro buoni desideri, anche coloro che non si considerano credenti. Grazie ai media per essere stati, in questa giornata, al servizio del bene.
Questo paese, la Bosnia ed Erzegovina, durante il secolo scorso, ha vissuto terribili guerre e regimi. È ferito e spossato. La Chiesa cattolica in questa regione è stata dimezzata. Con tristezza costatiamo, ogni giorno, che siamo sempre di meno. La Sua parola di padre, la preghiera di pastore e la Sua forte e autorevole presenza ci donano la forza di vivere qui e lavorare con gli altri per costruire la pace e il dialogo in questo paese. Se Dio ci ha chiamati alla vita in questa terra e da tutto il mondo, ha scelto proprio questo paese per donarci il respiro della vita, possiamo, noi, forse non amare questa terra? Dobbiamo, forse, temere di vivere qui, se Dio è con noi e se noi siamo con Dio? Se Dio ci fa nascere differenti, forse dobbiamo aver paura di queste differenze?
A nome di tutti i membri della Conferenza Episcopale della Bosnia ed Erzegovina, ma anche a nome della Conferenza Episcopale Croata, a noi particolarmente cara e vicina, dei Vescovi dei paesi vicini ed a nome personale, voglio dire che questo giorno e questo evento è per noi un forte sostegno per i pastori e per tutti i fedeli di questo paese. Sono qui presenti molti pellegrini provenienti dai paesi limitrofi, venuti a vederLa, ascoltarLa, sostenerLa e a fortificarsi per vivere il loro cristianesimo con ancora più franchezza e coraggio e per costruire la pace e promuovere il dialogo.
Grazie di cuore a tutti voi, che, con la vostra venuta, avete dimostrato la vostra vicinanza, l’amore e la solidarietà con noi in Bosnia ed Erzegovina. Grazie anche a chi ha contribuito alla preparazione di questo incontro: ai membri dei Comitati organizzativi dello Stato ed Chiesa, al Nunzio Apostolico in Bosnia ed Erzegovina, alle numerose persone di buona volontà ed ai benefattori. Grazie al loro buon cuore, all’amore e al sostegno che ci hanno offerto, ci hanno aiutato a testimoniare la gioia dell’incontro con Lei, Santo Padre. Grazie a chi ha pregato, digiunato e compiuto buone opere per questa intenzione.
Santo Padre, colgo quest’occasione benedetta per ringraziarLa di avere ascoltato, noi vescovi della Bosnia ed Erzegovina, durante la nostra visita “ad limina Apostolorum” del 16 marzo 2015, in Vaticano; durante la quale vi abbiamo parlato della situazione in Bosnia ed Erzegovina e della nostra Chiesa locale, della recente guerra e del dopoguerra, delle numerose migrazioni, in particolare dei giovani, delle difficoltà che molte persone incontrano in questo paese. In particolare, desidero ringraziarLa per averci incoraggiati e raccomandato di non risparmiare le nostre forze nel sostenere i deboli; di aiutare – nel modo più appropriato – coloro che hanno un sincero e legittimo desiderio di rimanere nel proprio paese natale; di provvedere alla fame spirituale di coloro che credono nei valori eterni, provenienti dal Vangelo. Sinceramente cerchiamo di fare tutto questo, ma avevamo bisogno del sostegno e dell’incoraggiamento che oggi Lei ci ha portato con la Sua presenza e la Sua parola di pastore.
Qui si trovano le nostre radici secolari. Nel corso della storia abbiamo vissuto diverse ondate di persecuzione, di martirio e d’ingiustizia, così come tanti altri. Grazie alla fede coraggiosa dei nostri antenati ed al nutrimento della fede nelle famiglie, siamo sopravvissuti fino ad oggi. I Suoi predecessori alla Cattedra di Pietro hanno avuto a cuore la nostra sofferenza ed un orecchio attento alle nostre grida. Santo Padre, desidero ringraziarLa di cuore per la comprensione mostrata verso questo paese, per tutti i popoli e gli uomini che vivono in esso, soprattutto per i cattolici che sono per lo più croati. La Sua presenza ci incoraggia ma, allo stesso tempo, è un messaggio al mondo che esprime che noi vogliamo essere quello che siamo, che desideriamo restare su questo suolo nativo con gli altri e con chi è diverso, per costruire il futuro di questo paese sulla base della parità dei diritti e delle libertà.
Questa Chiesa ha generato numerosi martiri e testimoni coraggiosi della fede. A causa delle numerose difficoltà non è stato possibile intraprendere il processo di beatificazione, ma in questi ultimi anni abbiamo cercato di recuperare. Così, nel 2003 a Banja Luka, San Giovanni Paolo II ha proclamato beato un figlio di questo paese, nato a Banja Luka, il dr. Ivan Merz. Quattro anni fa, qui a Sarajevo, siamo stati partecipi della meravigliosa beatificazione di cinque suore, Figlie della Divina Carità, chiamate “martiri della Drina”.
Aspettiamo presto la beatificazione del Venerabile Petar Barbarić, seminarista nato in Erzegovina e istruito in Bosnia; del Servo di Dio Josip Stadler e di Fra Lovro Milanović. È ancora lungo l’elenco di coloro che dovrei menzionare, testimoni coraggiosi della fede e, per noi, esempio vivente e stimolo a vivere con coraggio nella fede degli antenati.
Santo Padre, ci porti nel Suo cuore di pastore. Come spesso Lei chiede di non dimenticare di pregare per la Lei, allo stesso modo, anch’io, fragile pastore di questa Chiesa locale, La prego, Santo Padre: includa anche noi nelle Sue preghiere affinché non rinunciamo ad affrontare ogni giorno, le numerose sfide della vita. Desideriamo essere gioiosi testimoni della speranza e appassionati annunciatori della buona novella, ma tutto questo non è possibile senza la grazia di Dio.
Ci benedica, affinché questa Benedizione Apostolica ci fortifichi e rafforzi la nostra missione in queste regioni e in questi tempi.
A cura di Redazione Papaboys, traduzione: Il Sismografo