Un martire di 400 anni fa che parla ancora oggi. Nato a Sassari nel 1564, in una famiglia contadina di profonda fede, padre Zirano entra nell’Ordine francescano dei Frati Minori Conventuali e a 22 anni è sacerdote. Ha una grande devozione per la Madonna. Nel 1590 un suo cugino e confratello, padre Francesco Serra, viene catturato dai corsari musulmani sbarcati in Sardegna e condotto schiavo ad Algeri. E’ la svolta della sua vita. Lascia la tranquillità del convento e, autorizzato da Papa Clemente VIII, percorre tutta la Sardegna raccogliendo le offerte per il pagamento del riscatto: parte dunque per l’Algeria nel tentativo di liberare il cugino e altri cristiani. Arrestato, viene condannato a morte senza alcun processo. Rifiuta decisamente la proposta dell’abiura, esortando anzi i suoi compagni di prigionia a rimanere saldi nella fede in Cristo. Ai suoi persecutori risponde: “Sono cristiano e religioso del mio padre San Francesco e come tale desidero morire. E supplico Dio che vi illumini affinché lo conosciate”. Chiede di essere confessato prima di morire, ma gli è negato. L’esecuzione avviene il 25 gennaio del 1603: padre Zirano – aveva 39 anni – è scorticato vivo a cominciare dalla testa per mano di un cristiano rinnegato di origine greca. Ascoltiamo il cardinale Angelo Amato:
“Padre Francesco si sottopose al supplizio, come un mite agnello, invocando il nome di Gesù, della Madonna e recitando i Salmi. Secondo la narrazione di testi oculari, il nostro martire morì sfinito dalla tortura, gridando al Signore di accogliere il suo spirito. La sua pelle, imbottita di paglia, fu esposta alla pubblica profanazione presso una porta della città”.
Padre Serra, riesce in seguito a ritrovare la libertà e a dare degna sepoltura alle spoglie del cugino. Il martirio di padre Zirano è ancora attuale, afferma il cardinale Amato:
“Ancora oggi è questo l’atteggiamento dei cristiani di fronte alla persecuzione e al martirio che quotidianamente si abbatte, anche in questo nostro ventunesimo secolo, sulla Chiesa e sui cristiani. Il Beato Francesco ci aiuti a pregare e a perdonare, ma non a dimenticare. Non si devono più ripetere tali eventi disumani”. Il servizio è di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana
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