R. – La gente, prima di tutto, è segnata dall’entusiasmo che porta Papa Francesco. Questo è l’augurio anche per la nostra città, ma soprattutto per questi territori: una vera e propria iniezione di speranza. Quando si parla di periferie s’intende soltanto periferie geografiche, periferie urbanistiche, invece Papa Francesco va ripetendo come intendere le periferie: quelle dimensioni, quelle realtà, luoghi, che ci fanno vedere in una maniera diversa il centro, cioè la vita.
D. – Secondo lei i frutti che porterà questa visita quali saranno?
R. – Il fatto che tutti si ritrovino ad accogliere Papa Francesco; il recuperare un impegno di unità contro la disgregazione, uno dei più grandi mali che segnano la vita sociale. Possiamo dire che Papa Francesco, come degno successore di Pietro, sia segno di unità.
D. – Scampia è stata disegnata anche troppe volte e ne è stata fatta una caricatura …
R. – Scampia non è la città di Gomorra. Papa Francesco incontrerà la vera Scampia, che non è quella delle etichette.
D. – Qual è la vera Scampia?
R. – Ci teniamo a dirlo, perché nel 2006, il cardinale Sepe, quando venne come arcivescovo di Napoli, volle iniziare il suo ministero episcopale proprio toccando il suolo di Scampia, continuando quella consegna che Giovanni Paolo II nel ’90 aveva dato. Tutti quelli sono luoghi comuni, che i media in qualche maniera rilevano, perché sono quelli che fanno notizia, e certamente in Scampia, come in tutte le grandi periferie delle grandi città, delle grandi metropoli nel mondo, sono sempre in qualche maniera segni di contraddizione. Papa Francesco incontrerà Scampia nella vita ordinaria, in ciò che non va sotto i riflettori: incontrerà la gente, i ragazzi, i bambini, gli anziani. Purtroppo, non abbiamo avuto spazio e luogo per i disabili, perché il tempo è poco e gli spazi sono abbastanza limitati.
Fonte. Radio Vaticana
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