Non si placa l’ondata di sdegno a seguito del servizio della trasmissione televisiva Le Iene, il quale metterebbe in luce l’uso irresponsabile di denaro pubblico per finanziare attività finanche di sesso a pagamento fra uomini.
Le telecamere del programma Mediaset hanno raccontato questo scenario entrando in alcuni circoli, saune e centri massaggi riservati al mondo omosessuale che fanno capo all’Anddos, associazione che alcune settimane fa si è aggiudicata un bando di 55 mila euro dell’Unar, l’Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio.
I genitori italiani sono ora sul piede di guerra. Il servizio televisivo non ha fatto altro che amplificare una polemica che monta da almeno quattro anni nella galassia dell’associazionismo familiare riguardo alla cosiddetta “colonizzazione gender” nelle scuole.
Lo rivela a In Terris Giusy D’Amico
, presidente dell’Associazione “Non Si Tocca La Famiglia” nonché madre e insegnante. “È importante ricordare che l’Unar, su cui soltanto ora si sono accesi i riflettori, nel triennio 2013-2015 beneficiò di un finanziamento pari a 10 milioni di euro per elaborare una Strategia Nazionale nelle scuole contro le discriminazioni firmata solo da 29 associazioni Lgbt, che non tennero in nessun conto il parere di genitori e insegnanti”.
Unar che nello stesso periodo – sempre grazie a lauti finanziamenti pubblici – pubblicò e diffuse libretti dedicati ad alunni di scuola primaria che insegnano che l’identità sessuale non sarebbe un dato biologico, bensì esclusivamente culturale e pertanto mutabile in base alla scelta individuale.
Nel 2015, a seguito di numerose e ripetute proteste da parte dei genitori, i libretti vennero ritirati. L’Associazione Non Si Tocca La Famiglia insieme ad altre sigle lanciò una petizione per chiedere che venisse riscritta la Strategia Nazionale per la lotta contro le discriminazioni coinvolgendo genitori, famiglie, docenti, psicologi, pedagogisti e psichiatri.
Rimasta finora lettera morta, la raccolta firme – indirizzata a Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministro dell’Istruzione e Consigliera del Dipartimento per le pari opportunità – viene oggi rilanciata sull’onda dello scandalo a luci rosse che coinvolge l’Unar.
Scandalo a seguito del quale il Dipartimento per le pari opportunità ha revocato l’assegnazione del bando all’Andoss. Una vera e propria “opportunità”, dichiara Filippo Savarese
, portavoce di “Generazione Famiglia”, una delle organizzazioni promotrici del Family Day e dell’iniziativa.“Venuto alla luce questo scandalo – dichiara Savarese a In Terris – si è finalmente aperta una breccia per scardinare il monopolio posseduto dalle associazioni Lgbt riguardo all’educazione sessuale nelle scuole”. Secondo il portavoce di “Generazione Famiglia”, “è giunto il momento di riconsegnare a genitori, insegnanti ed esperti il ruolo pedagogico che compete loro”.
Savarese racconta che il servizio de Le Iene che riguarda l’Andoss è soltanto la punta di un iceberg. “Queste associazioni promuovono spesso occasioni di promiscuità sessuale nelle stesse sedi in cui organizzano corsi contro il bullismo e le discriminazioni per studenti minorenni”, afferma.
Ma non solo, Savarese denuncia che l’Andoss mira a diffondere nelle scuole italiane il “diritto all’informazione sessuale” secondo quanto disposto dagli Standard sull’Educazione Sessuale in Europa diffusi nel 2010 col patrocinio dell’Oms. “Un documento – spiega – che raccomanda, tra le altre cose, di rivolgere informazioni sulla ‘masturbazione infantile precoce’ ai bambini nella fascia d’età 0-6 anni”.
È un dato da sottolineare, aggiunge Savarese, “per spingere le istituzioni a rivedere i criteri con cui assegna questi bandi ad associazioni che dovrebbero educare i nostri figli e i nostri nipoti sui temi delicatissimi della sessualità e dell’affettività”.
Insomma, dopo lo scandalo scoperchiato da Le Iene, per l’associazionismo familiare la misura è davvero colma. Genitori e insegnanti attendono ora una risposta concreta alle loro istanze da parte del Governo. In caso contrario, sono pronti a mobilitarsi. “Nel caso in cui nei palazzi dovessero rimanere ancora sordi alle nostre istanze, scenderemmo in strada a fare presidi sotto le sedi istituzionali”, avverte Giusy D’Amico.
La presidente dell’Associazione “Non Si Tocca La Famiglia” sottolinea che l’attenzione resta altissima anche su altri fronti. “Sono attualmente in discussione nella commissione Cultura della Camera – spiega – nove disegni di legge sull’educazione di genere obbligatoria a scuola, su cui abbiamo già presentato e depositato un documento di critica e di proposta il 15 settembre scorso”. Il monito è chiaro: “Non lasceremo che il gender al quale stiamo sbarrando la porta d’ingresso della scuola pubblica, possa rientrare dalla finestra”.
Fonte: www.interris.it
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