Sono rimaste sotto la polvere della dimenticanza per più di un secolo ed ora, riscoperte, con la recente conferma di un tempio qui dedicato ad Igea ed Asclepio, attendono il loro destino legato ai fondi per il continuo dei cantieri. Venute alla luce, casualmente nel 1898, durante alcuni saggi tecnici finalizzati alla realizzazione di uno stabilimento termale sull’allora modello europeo, delle antiche terme romane di Agnano si perse la memoria, già subito dopo la pubblicazione dei risultati degli scavi nel 1911.
Fu il medico ungherese Giuseppe Schneer, in un suo viaggio a Napoli, innamoratosi dell’immensa piana prosciugata e bonificata, ricca di sorgenti dalle enormi potenzialità benefiche, a dare avvio alle nuove terme. Ma se la storia delle acque e dei fanghi di Agnano è continuata, quella degli scavi si concluse lì. Soltanto lo scorso giugno, dopo 117 anni di fermo, si è aperta una nuova campagna archeologica, sotto la direzione dell’archeologo Marco Giglio dell’Università Orientale di Napoli, che in due mesi le ha innanzitutto liberate da una vegetazione incolta, nascoste com’erano sulle pendici del monte Spina, dove sfruttavano in maniera diretta il calore naturale che vi fuoriesce. Tutto grazie alla collaborazione tra l’ente Terme, l’Università e la Soprintendenza Archeologia della Campania, che ha portato anche ad alcuni interventi nelle strutture di epoca ellenistica, più a valle, e al prezioso ritrovamento di unguentari e di due frammenti a vernice nera, di cui uno con l’iscrizione graffita del nome di Igea, dea della salute e figlia di Asclepio, dio della medicina. Sorgeva, dunque, in questo luogo un santuario curativo, databile fine IV e metà III secolo a.C., dedicato alle due divinità, invocate nel giuramento di Ippocrate, non solo della guarigione dai mali, ma anche del benessere spirituale, in un percorso verso la fonte sacra che era innanzitutto pellegrinaggio dell’anima.
Redazione Papaboys (Fonte www.ilmattino.it)