La scomunica era arrivata dal Papa il 21 giugno durante la visita pastorale a Cassano in Calabria. “I mafiosi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”, aveva detto Francesco. E i primi frutti di quelle parole sono arrivata dal carcere di Larino, nei pressi di Campobasso, dove ieri il vescovo, mons. Gianfranco De Luca, ha celebrato Messa, su invito del cappellano, latore di interrogativi e dubbi di molti detenuti che si erano chiesti che senso avesse per loro partecipare al rito eucaristico. Riportiamo di seguito l’intervista rilasciata da Mons. De Luca a Fabio Colagrande della Radio Vaticana:
R. – Sono andato in carcere – in accordo con il cappellano – perché mi aveva parlato di un disagio che alcuni detenuti a regime speciale del carcere di Larino avevano manifestato dopo il discorso del Papa nel giorno del Corpus Domini. Loro si erano domandati: “Ma adesso noi non possiamo più venire a Messa? Possiamo fare la Comunione se siamo scomunicati?”. Erano rimasti un po’ scossi da quanto il Papa aveva detto. Allora, proprio questo disagio mi aveva coinvolto, interrogato e mi sono reso disponibile con il cappellano a prendere parte alla celebrazione per riprendere ed affrontare questo argomento. Mi sono preparato stampando per tutti il discorso del Papa, perché magari loro avevano avuto un approccio a questo discorso attraverso i titoli dei giornali o le notizie dei telegiornali, ma la lettura serena del discorso è importante. Questo è stato un po’ il motivo che mi ha spinto.
D. – Alcuni mezzi di stampa hanno parlato di uno sciopero della Messa da parte di alcuni detenuti di Larino, addirittura di una rivolta …
R. – Assolutamente! Io sono stato accolto con gioia e fraternamente quando sono andato da loro. Sì, prima della Messa sono state rivolte direttamente al cappellano delle domande, in quanto nel carcere ci sono due celebrazioni, una per i comuni ed un’altra per la sezione speciale, perché questi non possono comunicare tra loro. Prima della Messa hanno rivolto questa domanda: “Cos’è questa scomunica? Perché? Che significa per noi?”. Ecco, c’è stato un dialogo, anche partecipato, ma né un ammutinamento né tanto meno un non volere andare a Messa. Era la loro coscienza che era stata mossa da quanto il Papa aveva detto e che i media avevano riportato.
D. – Come ha detto mons. Bregantini ai nostri microfoni, le parole del Papa hanno toccato anche gli aderenti alla criminalità organizzata, ai mafiosi …
R. – Certo! E’ quella la notizia! Ma purtroppo i movimenti del cuore o dell’animo forse non fanno notizia … allora devono trovarne un’altra! Però questa è la notizia! Quanto il Papa dice penetra il cuore di tutti e mette tutti in cammino. È bello quello che lui dice ai detenuti, e che è rivolto anche a noi: “Tutti siamo in reinserimento, no?”. Proprio perché tutti siamo provocati continuamente dalla storia e dal Vangelo che ci interpella.
D. – Ecco, queste sono parole che il Papa ha pronunciato proprio nella vostra regione, ad Isernia, durante il viaggio in Molise …
R. – Sì, ai detenuti di Isernia. La sera avevo letto il discorso che aveva appena pronunciato e mi è piaciuto molto. Sabato e domenica il messaggio che – come ho scritto nel sito – i detenuti mi hanno consegnato da portare fuori, era proprio un messaggio di speranza che diceva: “Noi siamo qui dentro nella ristrettezza e qualche volta ci sentiamo abbattuti. È lì che il diavolo ci prende (hanno usato proprio questo temine). Però, fuori vogliamo dire non arrendetevi. Se da soli non ce la facciamo, andiamo da Gesù”. È stato un detenuto a dirmi queste cose. Per cui vedevo che c’era una consonanza con quello che il Papa aveva trasmesso, anche se questo detenuto non aveva ancora letto il discorso di Francesco.
Sulla vicenda della scomunica alla mafia è tornato con una nota alla stampa mons. Giancarlo Bregantini. “La questione – ha chiarito il presule – (e non la rivolta! come qualche frettoloso organo di stampa comunicava!) da parte dei detenuti del carcere di alta sicurezza di Larino, diocesi di Termoli, è stata resa ancora più vera e profonda con la saggezza del vescovo Gianfranco De Luca, che ha appositamente visitato il carcere, dialogando serenamente con i fratelli ristretti e celebrando l’Eucarestia con loro. Il tema – ha sottolineato mons. Bregantini – è estremamente prezioso ed importante. Infatti si tratta di capire come conciliare l’appello alla misericordia (che Papa Francesco sempre lancia, anche in terra molisana!) e la drammatica realtà della scomunica, che di fatto esclude i mafiosi dalla celebrazione della Comunione durante l’Eucarestia. La domanda posta dai detenuti di Larino interpella però tutti noi – ha aggiunto – sia i teologi, che i moralisti, oltre che le persone di cultura e di fede. Per questo – conclude mons. Bregantini – quale vescovo e presidente della Commissione episcopale della pastorale Sociale, Lavoro, Giustizia e Pace – rivolgo un pressante appello, perché si possa riflettere insieme su come conciliare la forza della misericordia e il dramma della scomunica”. A cura di Redazione Papaboys