Ethica et Oeconomia

L’eterna sconfitta del diavolo e dei suoi seguaci. Non c’è scampo per lui. Qualche vittoria, ma è un perdente

Tentazione, infestazione, ossessione, possessione. Il demonio non dorme mai. Ma Dio ha dato i mezzi per fare fronte alla sue opere. Che possono essere vinte

«Come la folgore viene da oriente e brilla fino ad occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’Uomo…
Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze celesti saranno sconvolte. Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’Uomo… e vedranno il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria» (Mt 24,27-30).

Il destino di Satana, dei suoi seguaci, del suo regno è già segnato.

L’ultimo giorno della storia di questo mondo, il giorno in cui Cristo ritornerà come Signore e Giudice, sarà il momento in cui il grano sarà separato dalla zizzania, le pecore dai capri, e gli angeli e gli uomini, divisi in due schiere, andranno alla loro dimora eterna: Dio accoglierà i suoi amici nella stupenda Gerusalemme del Cielo, in un abbraccio di beatitudine piena e definitiva, mentre l’immensa desolazione dell’inferno accoglierà i demòni e i dannati, gli “operatori di iniquità”.

In quel momento apparirà in tutta evidenza ciò che già abbiamo spiegato: che Satana non è un vero antagonista di Dio, poiché solo Dio è Dio, mentre Satana non è che una creatura, anzi la più superba e quindi la più stupida e la più miserabile delle creature.
In quel giorno Dio mostrerà il suo volto, che è, per tutti, un volto di misericordia, e splenderà come Verità, Bontà, Bellezza.

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Ma effetto opposto sortirà questa potente Luce che si irradia dal volto di Dio: per gli angeli e gli uomini santi sarà una Luce che inebria e trasfigura, rendendoli splendenti del suo stesso splendore; per i demòni e i dannati, gli amanti delle tenebre, questa Luce acceca e brucia, una tortura senza tregua e senza riparo.

In quel giorno avrà termine, definitivamente, il potere di Satana e dei demòni.
Potere relativo, ma reale, che Dio concede loro, e che accompagna e accompagnerà la vita del mondo sino a quel momento supremo: è il disegno misterioso di Dio che “il buon grano e la zizzania crescano insieme fino al giorno della mietitura”; che i buoni siano purificati sotto gli assalti del male e che il male mostri il suo vero volto insidiando i buoni; che i buoni partecipino del trionfo di Dio sul male e sul Maligno vivendo in prima persona questa spirituale battaglia; che la sconfitta definitiva e totale del male e dei malvagi sia l’esito della storia della salvezza, così che in essa venga esaltata la libertà, la fede e l’allenamento nella virtù dei giusti.
Ma in quel giorno tutto questo finirà.




I giusti, gli amici di Dio, coloro che avranno perseverato sino alla fine, riceveranno il premio per le fatiche sostenute nell’amore alla verità e nella pratica del bene, e per la lotta intrepida contro il male; e si sentiranno chiamare: «Venite, benedetti del Padre mio, prendete possesso del regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25, 34); la loro nuova casa, stupenda e definitiva, è la città di Dio, la Gerusalemme del Cielo, «la dimora di Dio con gli uomini, nella quale finalmente essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno… poiché Colui che siede sul trono dice: Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (cf Ap 21,3-5). In quel giorno si compirà per essi la promessa: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, quelle ha preparato Dio per coloro che lo amano» (1 Cor 2,9).

Gli empi, i malvagi, angeli e uomini vissuti da nemici di Dio e della propria stessa natura e felicità, assaporeranno tristemente il frutto avvelenato di un perverso amore per la menzogna e per il male; e si sentiranno apostrofare: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno» (Mt 25,41); la loro casa sarà l’abisso orrendo della dannazione, «lo stagno ardente di fuoco e di zolfo, la seconda morte» (Ap 21,8), dove «saranno tormentati giorno e notte nei secoli dei secoli» (Ap 20,10).



di Don Claudio Crescimanno

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