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Scontro in mare. Lifeline soccorre centinaia di migranti. Salvini: «Vada in Olanda»

La nave tedesca, battente bandiera olandese, è intervenuta al largo delle coste libiche senza essere allertata dalla Guardia costiera italiana, come prassi. Toninelli: subito un’indagine sulla Ong.

Ci sono le premesse perché sia un nuovo caso Aquarius, quello della Lifeline, la nave della ong tedesca (già entrata in polemica col ministro dell’Interno Matteo Salvini sabato scorso su Twitter, dandogli del «fascista») che stamane è intervenuta al largo delle coste libiche per soccorrere numerosi migranti a bordo di gommoni in panne. L’imbarcazione, che ha chiesto l’aiuto di alcuni mercantili e della Guardia costiera libica, ha infine caricato a bordo tra i 250 e i 400 migranti.

Immediata la reazione del governo, prima con lo stesso Salvini, che ha ribadito la chiusura dei porti per le navi delle Ong che battono bandiera straniera: «Vadano in Olanda».

Più articolato, ma altrettanto duro, l’intervento del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli: «È notizia di queste ore che la nave Ong Lifeline sta agendo in acque libiche fuori da ogni regola, fuori dal diritto internazionale. Hanno imbarcato circa 250 naufraghi senza avere i mezzi tecnici per poter garantire l’incolumità degli stessi naufraghi e dell’equipaggio. Non stanno collaborando con la guardia costiera libica che, dalle prime informazioni acquisite, stava intervenendo per salvare i migranti e riportarli su suolo libico. Operazione di sua stretta competenza, trattandosi di eventi accaduti in mare libico». Di qui l’annuncio di un’indagine, commissionata alla Guardia costiera italiana, per verificare l’effettiva corrispondenza tra il vessillo battuto dalla nave (Olanda) e l’appartenenza a quella stessa nazionalità.

L’Unhcr: «Negli ultimi 2 giorni 120 persone morte in mare»
Negli ultimi due giorni intanto sono 120 le persone morte annegate al largo delle coste libiche. Lo ha reso noto l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr). «Siamo molto rattristati dalla notizia di 120 persone annegate in mare al largo della costa della Libia negli ultimi 2 giorni. Chiediamo percorsi giuridici per fornire alternative a queste pericolose traversate per le persone bisognose di protezione internazionale in Libia», ha scritto l’Unhcr Libya sul proprio account Twitter.

E stamane un gruppo di 301 migranti africani, tra cui «46 bambini», è stato soccorso dalla Guardia costiera libica a bordo di due grandi gommoni in panne a ovest di Tripoli. Lo segnala un comunicato della Marina libica pubblicato su Facebook. Tra i migranti, di 12 diverse nazionalità africane, vi sono anche tre donne. L’operazione, compiuta dalla motovedetta Ras Jedir a nord di Gasr Garabulli, è iniziata alle 2 di notte ed è durata «diverse ore».

Da Dresda al Mediterraneo, la storia di Lifeline
All’inizio, ottobre 2015, fu la rotta balcanica e gli aiuti portati con il convoglio Dresda-Balcani da un gruppo di giovani, il nocciolo duro a Dresda, che non volevano più stare a guardare. Il mese dopo tre furgoni partirono per Preševo, Serbia, insieme a una squadra internazionale per assistere migliaia di rifugiati in attesa di registrazione. A dicembre l’attività si spostò in Grecia, Idomeni, e di seguito a Chios. Poi, con la chiusura della rotta balcanica e la ripresa delle traversate nel Mediterraneo, la decisione di passare ad agire in mare: ad aprile 2016 iniziò la ricerca di un’imbarcazione ad Amburgo, Sassnitz, Rotterdam.

«Abbiamo perlustrato l’intero mercato navale europeo, otto visite senza successo», fino a che «un’altra Ong ci ha offerto in vendita la sua nave di soccorso», una nave «quasi completamente attrezzata» anche se qua e là da riparare. Da settembre 2016 questa nave diventò l’imbarcazione di Lifeline, organizzazione fondata tre mesi prima, a maggio 2016, che iniziò a operare nel 2017. È così che sul proprio sito si descrive e racconta la sua storia la ong finita nel mirino del governo.




La nave in questione, già Sea Watch 2, ex Clupea, 32 metri di lunghezza, 8 di larghezza, bandiera olandese, fu completata nel 1968 nel cantiere navale Hall, Russell & Company ad Aberdeen. In origine era un peschereccio, nel 2015 la acquistò la Ong Sea Watch e la trasferì ad Amburgo, ribattezzata Sea Watch 2 il 18 marzo 2016, fu poi trasferita a Malta per essere operativa del Mediterraneo. Nel 2016 l’acquisto per 200.000 euro, stando alle informazioni reperibili online, da parte di Mission Lifeline, che la ribattezzò con suo nome.

Mission Lifeline è una ong tedesca. «Salva le persone nel Mediterraneo con noi!» è l’invito che compare vicino ai dati bancari di un istituto di Dresda presso cui fare donazioni a favore dell’organizzazione, con l’indicazione che il versamento è deducibile dalle tasse. Sul sito un contatore registra il livello dei versamenti: ora il target è 48mila euro e le donazioni hanno raggiunto circa 42mila euro.

Fonte avvenire.it

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