R. – I ragazzi italiani, che fanno parte dell’Associazione italiana guide e scouts d’Europa, che a sua volta fa parte della Federazione delle guide e scouts d’Europa, si ritroveranno in Francia e in Normandia con altre migliaia di ragazzi. Questa sarà un’occasione importante di fraternità, di condivisione e di scoutismo, soprattutto. Questa riunione internazionale è un vero e proprio campo scout. Si vivrà, quindi, sotto le tende, per dieci giorni, e i ragazzi si incontreranno tra loro, faranno giochi ed esperienze di fraternità, e ci sarà un pellegrinaggio a Lisieux, che è la terra natale di Santa Teresa del Bambino Gesù. La Normandia è stata scelta appositamente per lanciare un messaggio di pace, in modo che i ragazzi, a 70 anni dal termine della Seconda Guerra Mondiale, possano essere protagonisti dell’Europa futura. Sarà un’Europa, speriamo, costruita sulla pace e sulla fratellanza. L’Eurojamboree si svolge ogni dieci anni e questo è il quarto che viene organizzato dall’Unione internazionale.
D. – Ritiene la proposta educativa scout valida anche oggi?
R. – Sicuramente sì. Lo scoutismo è certamente uno dei motori pedagogici della crescita completa della persona, per come era stato pensato da Baden-Powell ormai più di cento anni fa, calibrato proprio sulla crescita e la progressione personale dei ragazzi sin dall’età più piccola, fin dai lupetti e le coccinelle, che entrano a 8 anni. E forse oggi, più che in passato, è necessaria un’educazione con i mezzi concreti dello scoutismo. Lo scoutismo è basato sulla concretezza di vita dei valori evangelici. Già vedendo nella natura l’opera di Dio, ci si apre alla ricerca della volontà di Dio nella propria vita, a costruire un cammino personale che sia fondato su quello che il Signore chiede e su quello che il Signore ha preparato per noi. Il motto dell’Eurojamboree, tra l’altro, sarà proprio tratto dal Vangelo di Giovanni ed è “Venite e vedete”, cioè venite a sperimentare le bellezze che Dio ha preparato per voi.
D. – Quanto è stata forte la dimensione spirituale e religiosa nel suo percorso come scout?
R. – Nel mio percorso personale è stata veramente fondamentale. Io sono entrata nello scoutismo non da piccolina, ma da adolescente, proprio perché mi sono innamorata di quello che gli scout facevano nel posto in cui abitavo. Essendo, quindi, entrata nell’adolescenza, che è un po’ il momento importante in cui la fede può essere messa in discussione, io mi sono proprio innamorata del fatto che lo scoutismo mi facesse scoprire una dimensione religiosa, nelle situazioni normali della mia vita: stando, quindi, con i miei amici, camminando con loro, vivendo nella natura. Ovviamente questo è maturato adesso nelle mie scelte: io sono medico, lavoro in ospedale, sono una madre di famiglia. Questi valori, dunque, che lo scoutismo mi ha fatto scoprire e che sono i valori evangelici alla fine, poi hanno avuto la possibilità di essere vissuti concretamente anche nella mia vita adulta.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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