Quando si offende il Cristianesimo è arte, dialogo, mentre quando si colpisce l’Islam è blasfemia. La smania dell’offesa, provoca danni enormi, nelle scuole e nella formazione delle nuove generazioni. Quando un popolo smarrisce i segni, perde la sua idenitità. Il dialogo tollerante è diventato rifiuto verso qualsiasi cosa che fa riferimento ai valori cristiani della società. La tolleranza, è scambiata con la sottomissione. E se io sequestrassi il corano a tutti i musulmani che vivono in Italia perchè offende la mia religione e la mia persona? Fabio Filippi, consigliere regionale, ha presentato al Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna un’interpellanza sull’episodio accaduto a Reggio Emilia, dove i vangeli sono stati sequestrati agli alunni dalla dirigenza scolastica di una scuola media per non ‘offendere’ gli islamici.
Ci stiamo rendendo ridicoli in nome di un buonismo finto e ipocrita. Ma siate sinceri! Veramente la dirigente scolastica si è preoccupata che una sparuta minoranza islamica non venisse “offesa”
dal Vangelo? Da quando gli italiani considerano Dio offensivo? Quale maggioranza ha decretato questo?
Mi sento frustrata al pensiero che Giorgio Napolitano abbia chiesto (a suo tempo) scusa per un cortometraggio che
“offendeva” l’islam e non riesce a trovare due parole per parlare in difesa del cristianesimo. E se domani stampassi una maglietta con su scritto Maometto è gay cosa accadrebbe? Forse mi metterebbero in galera e butterebbero via la chiave… E’ triste vedere cattolici adulti che si indignano perchè un Vangelo, un Crocifisso, un Presepio, la parola Natale o il segno della Croce possono offendere un paio di bambini islamici! Diciamocela tutta, sono i compagni insegnanti e i compagni dirigenti atei a cui disturba la presenza di Cristo negli ambienti pubblici. Cercano, in questo modo di accattivarsi i musulmani in cambio del voto.Italiani svegliamoci, perchè grazie a questi episodi, l’islam radicale, con la complicità di una certa parte politica, ci sta strappando le origini, la cultura e l’identità senza neppure che ce ne accorgiamo…
di Ornella Felici