Se il Padre ha abbandonato il Figlio in croce, perché dovrebbe aiutare noi?
Caro Padre Angelo,
mi domando spesso: se Gesù in croce ha invocato aiuto al Padre e non ricevendolo si è sentito abbandonato, perché Dio dovrebbe aiutare me che in certe occasioni lo prego per aiutarmi?
Se non ha aiutato suo figlio non aiuterà nessuno. Penso. Mi dica qualcosa in proposito perché è una domanda che mi assilla.
Grazie
Carissima, questa parola di Gesù in croce è piena di significati, come del resto si può vedere in tutte le parole del Signore.
1. Un primo significato lo si ricava dalle parole stesse che costituiscono l’inizio del salmo 22. In questo salmo Davide profetando descrive i tormenti della passione del Signore.
A metà salmo all’improvviso cambia registro ed esulta di gioia preannunziando la risurrezione del Signore.
Sicché Gesù in croce nella massima amarezza della sua sofferenza attesta che il Padre non lo abbandona ma che ben presto lo farà risuscitare dai morti per una vita senza fine.
Pertanto queste parole di Gesù, anziché scoraggiare, intendono infondere grande speranza. Dopo una breve pena, il Padre ci riscatterà.
Per cui non è legittimo dire: se è stato abbandonato Gesù, che è diritto ho io di essere ascoltato?
Giustamente la Bibbia di Gerusalemme annota alle parole “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”: “Grido di reale angoscia, ma non di disperazione. Questo lamento desunto dalla Scrittura è una preghiera a Dio ed è seguito, nel salmo, dall’assicurazione gioiosa del trionfo finale”.
2. Un secondo significato: queste parole stanno a testimoniare il dolore infinito e immenso che Cristo ha provato in croce. Se durante la sua vita terrena è sempre stato confortato dalla visione beatifica che lo teneva unito al Padre e gli dava consolazione pur tra le amarezze, adesso – come per un miracolo – è privato anche di questa consolazione.
Il grande domenicano Louis Chardon scrive: “In questo modo la parte superiore della sua anima, dove si trova come nella sua sorgente la pienezza della felicità eterna, non espande nella parte inferiore alcuna luce o consolazione che possa concedergli un minimo di sollievo”.
E conclude: “Anima fedele, dopo questo ti lascerai ancora andare, come tuo solito, alla disperazione, quando sei priva di ogni consolazione?” (Una meditazione al giorno sulla passione di Gesù, 1 dicembre).
Per questo San Tommaso può dire che il dolore di Cristo ha superato il dolore di tutti gli uomini messi insieme: “Cristo soffriva non solo per la perdita della vita corporale, ma anche per i peccati di tutti. E il suo dolore superò tutto il dolore di qualsiasi penitente (Qui dolor in Christo excessit omnem dolorem cuiuslibet contriti).
Sia perché derivava da una maggiore carità e sapienza, le quali direttamente accrescono il dolore, sia perché soffriva simultaneamente per i peccati di tutti, secondo le parole del profeta: Egli veramente ha preso su di sé i nostri dolori (Is 53,4)” (Somma teologica, III, 46, 6, ad 4).
Questo dolore infinito e immenso Gesù l’aveva preannunziato attraverso la profezia che si trova nelle lamentazioni di Geremia: “Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore, al dolore che ora mi tormenta” (Lam 1,12).
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3. Un terzo significato: Gesù in quel momento espia i peccati di tutti gli uomini con una soddisfazione rigorosa. Carica sopra le sue membra tutta la pena che i peccati di tutti gli uomini avrebbero meritato a coloro che li hanno commessi.
Gesù vuole sperimentare l’abbandono da parte del Padre per risparmiare noi dall’essere abbandonati dal Padre.
Soprattutto vuole risparmiarci dall’essere abbandonati nell’ultimo momento della nostra vita.
È sempre il padre Chardon a dirlo: “Il Salvatore ha voluto, se così si può dire, appropriarsi dei nostri peccati per espiarli nella sua persona divina con una soddisfazione rigorosa.
In modo simile e per lo stesso scopo, ha voluto essere simile al peccatore abbandonato da Dio ed esposto alla sua severa giustizia.
È questo che lo obbliga a voler sperimentare in se stesso, durante un trasporto di amore sovraeminente per noi, i crudeli terrori di questo abbandono finale e a proporsi a noi come esempio. Cosicché ce ne fa concepire l’orrore e ci impedisce di cadere in esso mediante una totale confidenza nella sua bontà.
Ah! Che parole: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato”. Sono troppo crudeli per Gesù Cristo, ma quanto sono dolci per l’uomo! Il Salvatore è abbandonato dal Padre perché io non sia mai separato né dalle sue mani né dal suo seno” (Ib., 2 dicembre).
4. Pertanto queste parole di Gesù non ti devono scoraggiare.
Al contrario, devono stimolarti ad una più profonda confidenza in lui perché ha espiato i tuoi peccati e ha meritato al tuo posto che tu riceva benevolmente e misericordiosamente dal Padre grazia su grazia.
Con questa fiducia, ti assicuro la mia preghiera, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo
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