Il Papa sa che le guerre non sono una tragedia per tutti. Nelle guerre c’è chi muore, e sono tantissimi. Ma nelle guerre c’è anche chi fa festa. Perché con la guerra ci vive allegramente, ci si arricchisce. Tra questi, a capo di questi, ci sono i trafficanti e i produttori d’armi. Il motore per i loro soldi sono le guerre e il carburante per quei motori è l’odio. Senza guerre e senza odio non lavorano, non vivono. Se possono, fanno crescere la “domanda di guerra” perché la loro offerta d’armi, la loro offerta di guerra, è sempre pronta. Offerta pronta, offerta cara. La carne, però, ce la mette la gente, i popoli.
Noi Italiani siamo tra i più quotati produttori d’armi al mondo. Se non ho capito male siamo bravi in pistole e fucili. E quindi devo stare attento a come ne parlo perché è un traino per l’economia nostrana. Ma sono armi, caspita. Non prosciutti, non grana, non Costiera Amalfitana. Diciamocelo: sono armi. Le guerre si fanno con le armi e l’odio con un fucile in mano si chiama guerra. Ricordo una signora che si lamentava della situazione serale in un quartiere. I giovani bevevano troppo e le conseguenze – cioè i loro vomiti – erano sui marciapiedi. Faceva tanti lamenti e tanti discorsi “sui giovani d’oggi”. Poi, parlando, venne fuori che la vineria era la sua. Lei rispose che vendeva con regolare licenza e solo a maggiorenni. Più o meno è come con le armi: a posto con le leggi dello stato, ma la coscienza? Si chiama alcolismo e c’è anche se servi alcol a maggiorenni. Si chiama guerra e nasce armando le persone. E la guerra non c’è solo là, nelle zone di guerra. La guerra ha i campi di battaglia e la guerra ha anche i signori della guerra. Ci sono i campi di battaglia, c’è chi invade e chi è invaso, chi conquista e chi scappa, e poi c’è un altro tavolo su cui si gioca alla guerra. È un tavolo pulito. Una scrivania, per la precisione. Non ci sono combattenti ma manager. Non c’è spargimento di sangue ma ordini di acquisto e bonifici. Non si finisce in un campo profughi ma in un campo da golf, non si riempiono gli ospedali ma i conti in banca. Basta dirselo. Almeno l’ipocrisia di non chiamare “guerra” quella degli uffici, leviamocela di dosso. Sono guerre tutte e due.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da FaroDiRoma
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