Se il Papa va a trovare anziani e malati in stato vegetativo

L’aveva detto e lo sta facendo. Per Papa Francesco il Giubileo è (anche) compiere una volta al mese un’opera di misericordia corporale. E poiché il vangelo dice che quando fai il bene la mano destra non deve sapere quello che fa la sinistra (Mt 6,3) il Papa ieri è andato di nascosto – in politically correct si dice “a sorpresa” – a trovare gli anziani di una Casa di riposo e i malati in stato vegetativo di casa Iride, che si trova lì accanto. C’era con lui Fisichella, un altro prete e il minimo di scorta. Insomma, un paio di Focus che, se la famiglia è numerosa, manco ci fai la spesa il sabato mattina. Subito dopo la visita, Padre Zappatore, il parroco del territorio dove si trovano le due strutture, ha detto: “Che cosa ci resta di questa visita di oggi? Che il Papa fa, non dice.” Il Papa non dice, fa. O meglio fa delle parole la colonna sonora delle sue azioni. Il Papa fa e per fare c’è bisogno di un indirizzo, di un giorno in agenda con l’impegno ben scritto con orario e tutto, e poi bisogna andare a prendere il tè.

Se avessimo letto solo la bolla d’indizione dell’anno santo, se l’avessimo solo studiata, delle opere corporali ci sarebbe rimasta l’opera e avremmo perso il corpo. Magari ci saremmo appassionati di quelle spirituali. Ma il Papa insiste sull’importanza di quelle corporali. E le opere corporali hanno bisogno di un corpo. E i corpi hanno un indirizzo e ci si incontra all’orario previsto.

Le periferie esistenziali sono quella parte della vita in cui quello che sei è più sulle tue spalle, nelle tue braccia, nelle gambe stanche, che nel resto. Le foto del Papa in queste visite sono piene di girelli per deambulare, di stampelle per reggersi in piedi, di mantelline per il freddo. E Francesco è lì a baciare, a sorridere, a stare insieme sulle seggiolette del salone comune.

Le strutture per anziani sono santuari di santità – il Papa lo ha detto nel 2013 – ma sono tutte tristi. Anche le più belle sono tristi. E stare in quella tristezza fisica è l’opera di misericordia più difficile- quella che alla fine ti dà felicità pura. Perché il Giubileo è una festa e siamo tutti invitati e la misericordia è il vestito buono. Risvegliare le coscienze dice la bolla, che parole grosse.

Come si sveglia una coscienza assopita? Con un tè forte.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost


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