Colpisce leggere questi pensieri che vengono dal cuore di un giovane sacerdote oggi Papa, perché già 40 anni fa padre Jorge teneva fisso la sguardo su Gesù, sulla misericordia del Dio che si fa Bambino, sugli umili che sono i primi ad accogliere la Buona Notizia. Mentre camminiamo nella Notte Santa, sottolinea il futuro Pontefice, ci accorgiamo che quella luce gentile che si irradia da Betlemme “ci trasforma non soltanto avvolgendoci da fuori, ma cambiandoci il cuore, i desideri, l’amore”. Emerge in tutta la sua evidenza quanto quella luce gentile e nascosta sia differente, anzi contrastante con la luce sfavillante delle vetrine dei negozi che ti ammalia e a volte ti acceca. “Davanti al presepe – annota padre Bergoglio – si sgretolano tante delle nostre cose che forse brillavano molto, oppure che credevamo importanti, solide! Ma a volte quel luccichio, quell’importanza e quella solidità non ha alcun altro fondamento se non il pantano delle nostre ambizioni, che crollano davanti a Colui che non ha esitato ad annullarsi fino alla morte e morte di Croce”.
Stare davanti al Presepe ci insegna anche un’altra grande verità: Dio ha voluto venire al mondo in una famiglia, avere un padre e una madre. Non è atterrato sulla Terra come l’extraterrestre di un film di fantascienza. No, Gesù è nato dal grembo di una donna. E’ cresciuto sotto la cura vigile e salda di Giuseppe. E sotto lo sguardo accogliente e premuroso di Maria. “Si direbbe – annota padre Bergoglio – che a Giuseppe sia stato detto qualcosa del genere: ricevi la missione di Dio, lasciati guidare da Dio, abbraccia la difficoltà per salvare il Salvatore”. Gesù aveva la Madre e anche noi – ha sottolineato Papa Francesco nel giorno dell’Immacolata Concezione – “non siamo orfani”, nella lotta contro il maligno, “perché Gesù, prima di morire sulla Croce, ci ha dato Maria come Madre”.
In questo tempo che ci conduce alla Nascita di Gesù, è dunque l’esortazione del Papa, lasciamoci guidare dalla luce gentile di Gesù, di Maria, “ad andare controcorrente, a spogliarci, ad abbassarci, a donarci, ad ascoltare, a fare silenzio”, per “lasciare spazio alla bellezza di Dio, fonte di vera gioia”. “Questo è divino – ci ricorda Francesco con Sant’Ignazio di Loyola – non lasciarsi costringere da ciò che è grande e tuttavia lasciarsi contenere da ciò che è piccolo”. Piccolo, ma immenso, come l’abbraccio di un Bambino.
Di Alessandro Gisotti (Pubblicato sul Bollettino del Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano del dicembre 2014)
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