Queste quattro riflessioni sulla S. Messa vogliono essere un aiuto spirituale per riscoprire come è Cristo che ti puo’ davvero cambiare la vita! Ecco l’obiettivo di questa riflessione: riscoprire il valore infinito della Messa e dell’ Eucarestia. Che cosa c’è di più sublime della presenza, del sacrificio, della Comunione di Cristo con noi, per noi, in noi?
Da duemila anni il Signore Risorto dona il suo Corpo e il suo Sangue a milioni di cristiani per la salvezza del mondo. Chi ci ama più di Cristo?
Chi ci libera più di Cristo? Chi ci santifica più di Cristo?
Ogni giorno come il sole illumina il mondo, il Signore ripresentando il suo sacrificio della Croce nel mistero dell’Eucaristia, dona al cuore la Festa infinita dell’Amore, lo Spirito Santo!
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12, 49): ogni giorno attraverso alla S. Messa il Signore riaccende i cuori, riempiendoli di amore divino!
Il Signore ci dia la grazia di “riscoprire” il dono della sua Cena: tutti siamo invitati come gli apostoli a riceverla per avere sempre più nella vita, la gioia e la forza della sua presenza!
Adoriamo, lodiamo, ringraziamo, riceviamo il Signore chiedendogli sempre più di esperimentare la sua promessa: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame chi crede in me non avrà più sete» (Gv 6, 35).
Grazie per la vostra preghiera!
L’Eucarestia è il massimo dell’amore
L’Eucarestia è il dono più sublime di Cristo
L’Eucarestia è il tesoro della Chiesa
L’Eucarestia è la sorgente di tutte le grazie
L’Eucarestia è l’azione di valore infinito
L’Eucarestia è la più grande di tutte le meraviglie operata da Cristo, il mirabile documento del suo amore (S. Tommaso)
L’Eucarestia è la fonte e l’apice di tutta la vita cristiana (Concilio Vaticano II)
L’Eucarestia è la fonte e il culmine dell’evangelizzazione (Concilio Vaticano II)
L’Eucarestia è la più grande responsabilità della Chiesa nella storia (R. Cantalamessa)
Queste riflessioni sono un invito a sostare in adorazione davanti a Gesù e a ritrovare la gioia immensa di partecipare alla S. Messa, il massimo dei tesori che esiste sulla terra.
Occorre vincere l’eresia e l’indifferenza: molti cristiani non credono più alla Presenza eucaristica e sovente c’è l’indifferenza, l’apatia, il gelo eucaristico, non si cerca più il Signore presente nell’Eucarestia.
Come viene chiamato questo Sacramento?
«Il nostro Salvatore nell’ultima Cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce e per affidare alla sua diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e Resurrezione: Sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il regno della gloria futura» (SC 47).
L’insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:
Il mistero dell’Eucarestia è stato in qualche modo preparato nel Vecchio Testamento: per comprendere l’Eucarestia, occorre approfondire i passi biblici, in cui vengono narrati fatti, tradizioni, riti che prefigurano il mistero eucaristico. Elenchiamo riti, simboli e temi che preparano l’Eucarestia.
il sacrificio e l’oblazione, il convito sacrificale
il sacrificio ed il convito della Pasqua ebraica
il sangue dell’Alleanza; il sangue per l’espiazione
il sacrificio del servo di Jahvè
il convito escatologico, il convito della Sapienza, la manna del cielo
il sacrificio dell’era messianica
Al centro della celebrazione dell’Eucarestia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e l’invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di Lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che Egli ha fatto alla vigilia della sua Passione: «… prese il pane […] prese il calice del vino… ». Diventando misteriosamente il Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche la bontà della creazione.
Così all’offertorio rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino “frutto del lavoro dell’uomo”, ma prima ancora “frutto della terra” e “della vite”, doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sacerdote che offrì pane e vino (Gn 14, 18) la Chiesa vede una prefigurazione della propria offerta (CCC n. 1333).
«Nell’antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevevano anche un nuovo significato nel contesto dell’Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza dall’Egitto: il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre ad Israele che Egli vive del pane della Parola di Dio. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il calice della “benedizione” al termine della cena pasquale degli ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito l’Eucarestia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice. I miracoli della moltiplicazione del pane, allorché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefiguravano l’abbondanza di questo unico pane, cioè l’Eucarestia. Il segno dell’acqua trasformata in vino a Cana, annunzia già l’Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta compimento del banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i fedeli berranno il vino nuovo divenuto Sangue di Cristo».
Il primo annuncio dell’Eucarestia ha provocato una divisione tra i discepoli, così come l’annunzio della Passione li ha scandalizzati. “Questo linguaggio è duro chi può intenderlo?” (Gv 6, 60). L’Eucarestia e la Croce sono pietre di inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione. “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6, 67): questa domanda del Signore continua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è Lui solo ad avere “parole di vita eterna” (Jo 6, 68) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucarestia è accogliere Lui stesso» (CCC n. 13331336).
Il Signore avendo amato i suoi, li amò fino alla fine. Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenava, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento dell’amore. Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua Pasqua, istituì l’Eucarestia come memoriale della sua morte e Resurrezione, e comandò ai suoi discepoli di celebrarla fino al suo ritorno, costituendoli, in quel momento sacerdoti della nuova Alleanza» (CCC n. 1337).
«I tre vangeli sinottici e S. Paolo ci hanno trasmesso il racconto dell’istituzione dell’Eucarestia (Mt 26, 1729; Mc 14, 1225; Lc 22, 1422; 1 Cor 11, 2326); da parte sua Giovanni riferisce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano l’istituzione dell’Eucarestia: Cristo si definisce come il Pane di vita, disceso dal Cielo (Jo 6)» (CCC n. 1338).
Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue.
Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi la Pasqua perché possiamo mangiare». Essi andarono… e prepararono la Pasqua. Quando fu l’ora, prese posto a tavola, gli apostoli con Lui e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia Passione, poiché vi dico non la mangerò più finché essa non si compia nel regno di Dio». Poi prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi» (Lc 22, 720) (CCC n. 1339).
«Celebrando l’ultima Cena con i suoi apostoli durante un banchetto pasquale, Gesù ha dato alla Pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua morte e la sua Resurrezione, è anticipata nella Cena celebrata nell’Eucarestia, che porta a compimento la Pasqua ebraica e anticipa la Pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno» (CCC n. 1340).
«”Cristo Gesù che è morto, anzi, che è risuscitato sta alla destra di Dio e intercede per noi” (Rm 8, 34) è presente in molti modi alla sua Chiesa: nella sua Parola, nella preghiera della Chiesa là “dove sono due o tre riuniti” nel suo nome (Mt 18, 20) nei poveri, nei malati, nei prigionieri, nei sacramenti di cui Egli è l’autore, nel sacrificio della Messa e della persona del ministro, ma soprattutto è presente sotto le specie eucaristiche (Sc 7)» (CCC n. 1373).
Come si rende presente Cristo nell’Eucarestia?
«Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l’Eucarestia al di sopra di tutti i Sacramenti e ne fa quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i Sacramenti. Nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità e quindi, il Cristo tutto intero. Tale presenza si dice “reale” non per esclusione, quasi che le altre non siano reali, ma per antonomasia, perché sostanziale e in forza di essa Cristo, uomoDio, tutto intero si fa presente» (CCC n. 1374).
E per la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue che Cristo diviene presente in questo Sacramento. I Padri della Chiesa hanno sempre espresso con fermezza la fede della Chiesa nell’efficacia della Parola di Cristo e dell’azione dello Spirito Santo per operare questa conversione.
Questa Parola trasforma le cose offerte.
Questo pane è pane prima delle parole della consacrazione ma dopo le parole sacramentali della consacrazione, il pane diventa Carne di Cristo.
Da quali parole è operata la consacrazione e di chi sono queste parole? Del Signore Gesù.
Tutte le cose che si dicono prima di quel momento sono dette dal sacerdote che loda Dio, prega per il suo popolo, per i re e per gli altri, ma quando arriva il momento della consacrazione, il sacerdote non usa più parole sue ma di Cristo.
è dunque la parola che opera il Sacramento. Vedi quanto è efficace il parlare di Cristo?
«Prima della consacrazione non c’era il Corpo di Cristo, ma dopo la consacrazione io ti dico, c’è ormai il Corpo di Cristo. Egli ha detto ed è stato fatto, ha comandato ed è stato creato» (S. Ambrogio).
«Non si tratta dell’elemento formato da natura, ma della sostanza, prodotta dalla formula della consacrazione, ed è maggiore l’efficacia della consacrazione di quella della natura perché l’effetto della consacrazione, la stessa natura viene trasformata […]. La Parola di Cristo, che poté creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore impresa dare una nuova natura alle cose che trasformarle» (S. Ambrogio).
«Ti adoro devotamente, Dio nascosto che sotto queste figure veramente ti celi» (S. Tommaso).
«Non posso intendere le parole “Questo è il mio Corpo” diversamente da come suonano. Tocca quindi ad altri dimostrare che là dove la Parola dice “questo è il mio Corpo” il Corpo di Cristo non c’è. Non voglio svalutare le spiegazioni basate sulla ragione. Di fronte a parole tanto chiare, non ammetto domande; respingo il raziocinio e la sana ragione umana. Dimostrazioni materiali: argomentazioni geometriche: tutto respingo completamente. Dio sta al di sopra di qualsiasi matematica e bisogna adorare con stupore la Parola di Dio» (Lutero al colloquio di Marburg 1529).
Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: «Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente ed appropriato è chiamato dalla Santa Chiesa cattolica transustanziazione» (CCC n. 1376).
«La presenza di Cristo ha inizio al momento della consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche. Cristo è tutto integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo» (CCC n. 1377).
Lo Spirito Santo rende presente il Signore dentro la Parola di Gesù. Lo Spirito che a Pasqua irruppe nel sepolcro e toccando il Corpo inanimato di Cristo, lo fece rivivere, nell’Eucarestia ripete questo prodigio; Egli viene sul pane e sul vino che sono elementi morti e dà loro vita, ne fa il Corpo e il Sangue viventi del Redentore. è veramente come dice Gesù: lo «Spirito che dà vita» (Jo 6, 63).
L’efficacia viene dallo Spirito, ma tale efficacia si esercita dentro la Parola di Gesù e attraverso essa.
«Il Risorto opera realmente con la forza dello Spirito, sul pane sul vino; comunica realmente per mezzo di essi trasformati, la sua vita definitiva. Non è Cristo nella sua situazione mortale che si fa presente nell’Eucarestia, ma è la persona di Cristo quella che si comunica trasformando la sua vita. Il suo Corpo è corpo vivo, il corpo di una persona. L’Eucarestia è come un secondo avvento corporeo di Cristo» (Schokel).
«Manda su di noi e su questi santi doni presentati il tuo Santissimo Spirito, Signore e datore di vita, che siede con te Dio e Padre e con il tuo unico Figlio. Egli regna consostanziale ed eterno: ha parlato nella Legge, nei Profeti e nel Nuovo Testamento è disceso sul nostro Signore nel fiume Giordano; è disceso sui santi apostoli il giorno di Pentecoste.
«Manda questo tuo Spirito su di noi Signore e su questi santi doni presentati affinché per la sua venuta, santa, buona e gloriosa, santifichi questo pane e ne faccia il santo Corpo di Cristo (Amen). Santifichi questo calice e ne faccia il Sangue prezioso di Cristo (Amen)» (Anafora antiochena).
«Ora ti preghiamo: lo Spirito Santo santifichi questi doni perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo, nostro Signore, nella celebrazione di questo grande mistero, che ci ha lasciato in segno di eterna alleanza» (Preghiera eucaristica IV).
«La consacrazione che ne fa un sì grande Sacramento, non avviene che attraverso l’intervento invisibile dello Spirito Santo» (S. Agostino).
«L’ostia che viene offerta da molti diventa un solo Corpo del Cristo mediante l’infusione dello Spirito Santo» (Sacramentario gregoriano 600 d.C.).
«Quello che lo Spirito Santo tocca, viene trasformato e santificato» (S. Cirillo di Gerusalemme).
Per me l’Eucarestia è veramente il centro della fede?
Come partecipo alla S. Messa festiva e possibilmente nei giorni feriali?
So dare del tempo all’Adorazione eucaristica o non adoro mai la Presenza santissima del Signore?
Penso alla Presenza di Cristo nella mia giornata?
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