Le Iene su Italia 1 questa domenica sera hanno parlato dell’impresa di Daniele Nardi disperso dal 24 febbraio sul Nanga Parbat, una montagna di 8 mila metri conosciuta come montagna della morte.
Nardi, insieme al suo compagno Tom Ballard stanno tentando di scalare una via al nord della montagna, mai fatta da nessuno prima in salita in invernale. Prima di partire Le Iene lo avevano intervistato e hanno mandato in onda le parole dell’alpinista.
Quando gli chiedono il motivo della sua impresa, Daniele precisa: «La via che ho scelto è la più bella, ma anche la più pericolosa, è una super diretta che non è mai stata fatta da nessuno in salita. In discesa è stata fatta dai fratelli Messner quando morì uno di loro». Poi gli viene chiesto come si procederà durante la spedizione: «Il campo base si trova dentro una valle, quindi vedremo il sole 2 volte al giorno e avremo temperature rigide, la notte scenderanno anche a -22.
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Durante l’intervista si parla anche della possibilità di smarrirsi e Nardi è consapevole: «Nella maggior parte dei casi sopra ai 7 mila metri è difficile che ti vengano a prendere, ci sono troppi rischi che metterebbero in pericolo anche la vita dei soccorritori, e il Nanga Parbat e una montagna piena di morti». Poi gli viene chiesto cosa vorrebbe si ricordasse di lui nel caso non dovesse tornare, Daniele con serenità afferma: «Se non dovessi tornare mi piacerebbe essere ricordato come un ragazzo che ha fatto una cosa incredibile, a mio figlio vorrei dire di non fermarsi mai nella vita, che il mondo ha bisogno di persone che facciano capire che c’è bisogno di pace su questa terra e di non arrendersi».
C’è una prima fase in cui saliamo e scendiamo più volte per acclimatarci, secondo il gergo alpinistico, ovvero faremo abituare il nostro corpo alla quota. A 7 mila metri si parla di zona della morte, cioè un’altitudine che non permette di sopravvivere all’essere umano oltre un certo numero di giorni, molto basso. Quando saremo acclimatati proveremo l’ascesa».
Nardi ammette di essere un folle a provare l’impresa, racconta di averla tentata altre 5 volte in passato, ma di essere sempre stato costretto a rigirarsi, poi Daniele elenza i numerosi rischi della sua spedizione tra cui il freddo, le valanghe, il vento e le nebbie.
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