Lo Spirito Santo è “artefice della comunione”, fa crescere la Chiesa aiutandola ad andare al di là dei limiti umani e di “qualsiasi scandalo”.
.Lo ricorda Papa Francesco all’udienza generale, stamani, in Piazza San Pietro, riflettendo sulla Pentecoste e proseguendo il suo ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli
Debora Donnini – Città del Vaticano
Sperimentare una nuova Pentecoste per testimoniare la potenza dell’amore che richiama alla vita tutto ciò che incontra. Nella catechesi all’udienza generale in Piazza San Pietro, il Papa esorta a chiedere questo al Signore, ricordando che lo Spirito Santo è “l’artista della riconciliazione”, ha il potere di “fraternizzare” ogni contesto, di creare armonia nella diversità. La sua riflessione ruota, infatti, attorno all’episodio della Pentecoste quando nel Cenacolo gli Apostoli, riuniti in preghiera, vivono “un evento che supera le loro aspettative” perché vengono “sorpresi dall’’irruzione di Dio”. Prima di tutto il Papa ricorda la centralità della preghiera, “polmone della vita cristiana” senza la quale, esclama, “noi non possiamo essere cristiani!”.
Quindi Francesco si sofferma sul modo in cui lo Spirito Santo si manifesta: compie un’irruzione che “non tollera il chiuso” e, attraverso la forza di un vento impetuoso, spalanca le porte. Al vento si aggiunge anche il fuoco che richiama il Sinai col dono delle Dieci Parole. Così, attraversata dal fuoco dello Spirito, la debole parola di Pietro, che era stato capace perfino di rinnegare il Signore, diventa capace di muovere alla conversione. Dall’ “incendio” che divampa a Pentecoste nasce dunque la Chiesa. Un fuoco d’amore, “che manifesta la forza della Parola del Risorto intrisa di Spirito Santo”. Così “l’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio che fa nuove tutte le cose e si incide in cuori di carne”, sottolinea Papa Francesco. La parola degli apostoli diventa, quindi, una parola nuova, che si può comprendere perché è come se “fosse tradotta simultaneamente in tutte le lingue”.
Si tratta del linguaggio della verità e dell’amore, che è la lingua universale: anche gli analfabeti possono capirla. Il linguaggio della verità e dell’amore lo capiscono tutti. È una lingua che tutti possono capire. Se tu vai con la verità – la verità al tuo cuore, la verità, la sincerità – e vai con amore, tutti ti capiranno, anche se non puoi parlare, con una carezza, che sia veritiera e amorevole.
Lo Spirito Santo si manifesta, quindi, come “il direttore d’orchestra” e mediante “una sinfonia di suoni” che compone armonicamente le diversità.
Lo Spirito Santo è l’artefice della comunione, è l’artista della riconciliazione che sa rimuovere le barriere tra giudei e greci, tra schiavi e liberi, per farne un solo corpo. Egli edifica la comunità dei credenti armonizzando l’unità del corpo e la molteplicità delle membra. Fa crescere la Chiesa aiutandola ad andare al di là dei limiti umani, dei peccati e di qualsiasi scandalo.
L’esperienza vissuta dagli apostoli è quindi quella della “sobria ebbrezza dello Spirito” come diceva sant’Ambrogio. E, richiamandosi a Benedetto XVI, Papa Francesco sottolinea che la Pentecoste è Gesù che “viene a noi” e ci attira dentro di sé. Ed è lo Spirito ad operare “l’attrazione divina”:
Dio ci seduce con il suo Amore e così ci coinvolge, per muovere la storia e avviare processi attraverso i quali filtra la vita nuova. Solo lo Spirito di Dio infatti ha il potere di umanizzare e fraternizzare ogni contesto, a partire da coloro che lo accolgono. Chiediamo al Signore di farci sperimentare una nuova Pentecoste, che dilati i nostri cuori e sintonizzi i nostri sentimenti con quelli di Cristo, così che annunciamo senza vergogna la sua parola trasformante e testimoniamo la potenza dell’amore che richiama alla vita tutto ciò che incontra.
Un saluto particolare il Papa lo rivolge, al termine dell’udienza, ai Giovani Messaggeri di Pace di Hiroshima e Nagasaki, venuti dal Giappone, e ai vincitori del tradizionale Concorso Biblico in Terra Santa. Il Papa si sofferma poi, nei saluti ai pellegrini di lingua francese e polacca, sulla Festa del Corpo e Sangue di Cristo, con la celebrazione della Messa, l’adorazione eucaristica e le processioni, che si sta per celebrare: invito a dare un posto centrale all’Eucaristia nella vita e “un’opportunità particolare per ravvivare la nostra fede nella reale presenza del Signore nell’Eucaristia”. Ai pellegrini di lingua italiana, infine, ricorda che dopodomani sarà la memoria liturgica di san Luigi Gonzaga, “esempio di austerità e purezza evangelica”.
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