RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MERCOLEDI’ – “Lontano da me il frastuono dei tuoi canti; scorra la tua giustizia come un torrente perenne” (Am 5-23). Amos anticipa le parole forti di Gesù contro ogni forma di fariseismo ipocrita (battersi il petto in Chiesa e poi uccidere i fratelli), e contro ogni formalismo culturale, che voglia nascondere o peggio scusare il vuoto interiore, il sopruso e l’ingiustizia.Nel nome di Dio tanti uomini commettono i crimini orrendi. Usano la buona fede dei piccoli per realizzare piani di distruzione e di morte.
Gli occhi del Signore sono stanchi nel vedere lo scempio causato dalla superbia e dall’egoismo. Chi appartiene a Dio, non può amoreggiare con il male. I credenti non possono essere agnelli travestiti da lupi: “odiate il male e amate il bene”. L’Altissimo, non gradisce i doni macchiati con il sangue degli innocenti. L’amore verso Dio è autentico quando impariamo ad amarlo nei fratelli, senza sfruttarli o usarli secondo gli interessi personali.
Il regno delle tenebre è sempre in agguato. Quando si abbassa la guardia, colpisce. Il Vangelo di oggi narra l’incontro tra i posseduti e Gesù all’altra riva del mare di Tiberiade: “…due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli vennero incontro…, Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto a tormentarci?”. La lotta tra il bene e il male è dura, aspra. Quando sembra arrivare la vittoria, un’altra strategia è pronta per conquistare il terreno perduto, provocando ferite e danni enormi! Scendendo a compromessi con il male, ci facciamo colpire dal virus mortale del quieto vivere. La vocina della coscienza sporca, dice: “lo faccio, tanto non mi vede nessuno”. E’ la tentazione più grave, quella che porta alla morte.
Solo la fede in Cristo può cancellare il male annidato nelle vene più profonde del nostro essere. Quali sono le possessioni diaboliche di cui il Signore ci deve liberare? Innanzitutto dal potere, dal denaro, dalla sopraffazione, dallo sfruttamento dei deboli, dai desideri meschini della carne, dalle false verità, dalla sindrome del primo posto, dal lusso e dalla mondanità spirituale che tutto copre e giustifica.
La certezza dei credenti nei confronti del diavolo, è la scommessa vinta da Gesù sulla croce. Perché in definitiva il limite posto al male –ricordava San Giovanni Paolo II-, è la misericordia di Dio. Se realmente crediamo, saremo salvati dalla più grande tentazione orchestrata dal demonio: quella di far credere che lui non esiste. Dunque, è necessario sconfiggere “colui che divide” con le armi della preghiera e del discernimento. Tutto ciò è la dimostrazione più grande che Dio ci ama e non abbandona i suoi figli nelle mani della morte. a cura di don Salvatore Lazzara
complimenti e auguri di buon lavoro,alto livello e stile fluente.
diffondere dei verbun et verbum domini,in deo caritas et lux mundi atque terrae salis.ad maiora