Semplice e vero: grido contro l’indifferenza

Venendo a sapere la grave notizia dell’omicidio di Padre Lazzaro Longobardi risuona nel cuore quel passo del Vangelo, quando Gesù dice: “ Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”. (Matteo 10,39). Segue davvero Gesù chi rinnega se stesso, chi crede fermamente che ogni volta che dona la vita la riceve, chi crede che seguirlo significa non perdere nulla e guadagnare tutto. Il sangue di questo sacerdote che ha bagnato la terra calabrese è il sangue di un semplice e vero discepolo di Gesù Cristo. Ma proprio perché semplice

e vero oggi non fa notizia, in una società alla ricerca dell’artificiosità e dell’apparenza: l’indifferenza diventa più assordante del delitto! La sua stessa vita è stata un sacerdozio, un’offerta di se stesso proprio come ha ripetuto quotidianamente durante l’eucarestia: “Questo è il mio corpo … questo è il mio sangue … offerto in sacrificio per voi”. È una grande testimonianza vocazionale sia alla Chiesa calabrese che alla società intera.

Alla Chiesa ricorda che ormai la terra di Calabria è terra di missione: il dilagare e l’acuirsi di gravi problemi stanno danneggiando il tessuto sociale che porta poveri disperati ad uccidere o uccidersi per mancanza di dignità, di lavoro o di amore. Di fronte a questa realtà la Chiesa è chiamata ad attuare quella conversione pastorale alla quale ci esorta papa Francesco: se la Chiesa calabrese esce da se stessa andrà incontro alle periferie della disoccupazione, del degrado umano, dell’ignoranza e della malavita. Alla società padre Lazzaro

ricorda che la Chiesa esiste e la sua missione è la stessa di duemila anni. La sua missione è quella di Gesù Cristo malgrado i cambiamenti dei tempi e gli scandali inevitabili. La sua morte coraggiosa testimonia che si può avere fiducia nella Chiesa per realizzare il desiderato cambiamento, per uscire dalle paludi dell’egoismo e della cattiveria.

Monsignor Galantino ha dichiarato a proposito del sacerdote della sua diocesi: “Ha dato la vita per quei poveri per i quali s’è sempre speso senza riserve”. Padre Lazzaro non solo ha fatto qualcosa per i poveri, non solo ha detto qualcosa per i poveri ma ha dato la sua vita. Adesso questa morte per noi è un invito incalzante a fare della nostra vita una dono per gli altri, a fare di ogni nostra liturgia un mandato missionario e non una recita senza cuore, a fare della nostra Chiesa quell’ospedale da campo, in cui ogni uomo può sperimentare il primo Amore che mai ci abbandona. Quello che scrisse san Giovanni Crisostomo oggi lo ripete alla Chiesa calabrese padre Lazzaro: “Ogni volta che vedete un povero … ricordate che sotto i vostri occhi avete un altare”. di Roberto Oliva

 

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