Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest’anima tua ti furono dati da Dio senza alcun tuo merito, col crearti Egli a sua immagine. Egli poi ti fece suo figlio col Santo Battesimo; ti amò e ti ama con tenerezza di padre, e t’ ha creato per l’unico fine che tu lo ami e lo serva in questa vita, e possa così essere un giorno eternamente felice con Lui in Paradiso.
Sicché non sei al mondo solamente per godere, né per farti ricco, né per mangiare, bere e dormire come le bestie; il tuo fine è di gran lunga più nobile e più sublime; il tuo fine è amare e servire il tuo Dio, e salvarti l’anima. Se farai questo, quante consolazioni proverai in punto di morte! Ma se non attendi a servire Iddio, quanti rimorsi proverai in fin di vita! Le ricchezze, i piaceri tanto da te ricercati, non serviranno più che ad amareggiarti il cuore, venendo tu allora a conoscere il danno che queste cose han cagionato all’anima tua.
Figliuol mio, guàrdati bene dall’essere di quei tali, che pensano solo a soddisfare il corpo con opere, discorsi e divertimenti cattivi: in quella ultim’ora costoro si troveranno in gran pericolo di andare eternamente perduti. Un segretario del Re d’Inghilterra moriva dicendo: «Povero me! ho consumato tanta carta a scriver lettere per il mio principe, e non ne ho mai usato un foglio per notare i miei peccati e fare una buona confessione!».
2. Cresce poi ai tuoi occhi l’importanza di questo fine, se consideri che da esso dipende la tua salvezza o la tua perdizione. Se salvi l’anima, tutto va bene, e godrai per sempre; ma se la sbagli, perderai anima e corpo, Dio e Paradiso, e sarai per sempre dannato. Non imitare quei disgraziati che vanno illudendosi col dire: «Fo questo peccato, ma dopo me ne confesserò». Non ingannare in tal modo te stesso: Dio maledice colui che pecca colla speranza del perdono: Maledictus homo qui peccat in spe. Ricòrdati che tutti quelli che sono all’inferno, avevano speranza di emendarsi poi, e intanto si sono eternamente perduti. Chi sa se poi avrai il tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato, e l’anima tua non precipiti giù nell’inferno? Oltre a ciò che pazzia è mai questa, di farti una piaga colla speranza di avere poi un medico che te la guarisca? Metti dunque in disparte la fallace lusinga di poterti dare a Dio più tardi; in questo stesso momento detesta ed abbandona il peccato, che è il sommo di tutti i mali, e che, allontanandoti dal tuo fine, ti priva di tutti i beni.
3. Qui per altro voglio farti osservare un laccio terribile, con cui il demonio coglie e conduce alla perdizione tanti cristiani, ed è di permettere che imparino le cose di Religione, ma non che le mettano in pratica. Sanno costoro di essere creati da Dio per amarlo e servirlo, e intanto colle loro opere sembra non cerchino nient’ altro che la propria rovina. Quante persone infatti non si vedon nel mondo, le quali pensano a tutto fuorché a salvarsi! Se io dico ad un giovane che frequenti i Sacramenti, che faccia un po’ di orazione, risponde: «Ho altro da fare, ho da lavorare, ho da divertirmi». Oh infelice! e non hai un’anima da salvare?
Perciò tu, o giovane cristiano che leggi questa considerazione, procura di non lasciarti in questo modo ingannare dal demonio; prometti al Signore che quanto farai, dirai e penserai in avvenire, sarà tutto per l’anima tua; perché sarebbe la più grande fama occuparti tanto seriamente di quello che finisce così presto, e pensar sì poco all’eternità che non avrà più fine. S. Luigi poteva godere piaceri, ricchezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: «Che mi giova questo per la mia eternità? Quid haec ad aeter nitatem»?
Conchiudi anche tu così: «Ho un’anima; se la perdo ho perduto ogni cosa. ! Se guadagno anche tutto il mondo, ma con danno dell’ anima mia, a che mi giova? Quidenim prodest homini, si mundum univérsum lucrétur, animae vero suae detriméntum patiatur? Se divento un grand’uomo, un riccone; se mi acquisto la fama di sapiente col farmi padrone di tutte le arti e le scienze di questo mondo, ma poi perdo l’anima mia, a che mi giova»? A nulla ti giova tutta la sapienza di Salomone, se te ne vai perduto. Di’ dunque così: «Sono stato creato da Dio per salvarmi l’anima, e la voglio salvare a qualunque costo, e voglio che per l’avvenire l’amare Iddio e il salvar l’anima mia sia l’unico scopo, delle mie azioni. Si tratta di essere o sempre beato o sempre infelice: vada dunque ogni cosa, purch’io mi salvi! Mio Dio, perdonatemi i miei peccati e fate che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi: anzi aiutatemi colla vostra santa grazia, affinché io possa fedelmente amarvi e servirvi per l’avvenire. Maria, mia speranza, intercedete per me».
Don Bosco
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