Si tratta di uno stato di trance. Come spiega l’esperto. Ma questo non significa che siano in contatto con la Madonna. Trance estatica o più comunemente estasi. Si può affermare, sulla base di dati scientifici, che sia questo lo stato in cui si trovano i veggenti di Medjugorje durante le presunte visioni. Ma questo non significa che vedano con certezza la Madonna.
Lo psicologo e psicoterapeuta Luciano Masi ha analizzato le ricerche condotte sui veggenti di Medjugorje. Si tratta degli studi condotti nella prima fase delle apparizioni, e si riferiscono alle relazioni dell’abbé René Laurentìn, dei dottori Giacomo Mattalia, Luigi Frigerio, Marco Margnelli.
«In particolare – spiega Masi – resta di grande interesse il “Dossier scientifico su Medugorje” di Frigerio, Mattalia e don Luigi Bianchi (edizione Marelli, 1986). Ma, più in generale, tutte le equipe di studiosi, indipendentemente dalla loro formazione culturale, chi di orientamento religioso, chi agnostico, chi di orientamento oppositivo, sono state molto oneste nel riferire i dati scientifici».
L’ESTASI
Gli studiosi testimoniano compatti, sottolinea lo psicologo, che «si tratta di un fenomeno di estasi. Estasi deriva “ex stasi”, e letteralmente significa isolamento dal resto del mondo. Cioè chi è in estasi non ha più le vie sensoriali aperte. Qualsiasi stimolo di natura sensoriale, uditivo, olfattivo, ecc, non può essere registrato dal suo cervello».
“POTENZIALI EVOCATI”
«Sia Mattalia, che Margnelli, ma anche altri ricercatori, hanno utilizzato la tecnica dei “potenziali evocati”. E’ una tecnica che si utilizza, ad esempio, se il soggetto è in coma, o per capire se c’è la morte cerebrale. E’ una tecnica collaudata, insomma. E consiste nel dare stimoli sensoriali di vario genere a livello periferico, e poi vedere se a livello della corteccia cerebrale ci sono segnali, anche minimi, che li registrano».
NESSUN SEGNALE
Nessun segnale è stato registrato su nessuno dei sei veggenti di Medjugorje. «Gli studiosi hanno anche verificato se alcune vie sensoriali erano chiuse per motivi patologici, ma l’esito è stato negativo. Nessun dubbio che sia estasi pura».
L’ANOMALIA DEL RITMO CEREBRALE
«Altri dati interessanti riguardano il ritmo cerebrale. Personalmente lavoro da tempo su questo argomento con il dottor Antonio Galli presso il Centro di Formazione di Psicoterapia e Psicodiagnostica di Firenze. Non lo studiamo per scoprire patologie neurologiche, ma per comprendere lo stato psicologico profondo del soggetto».
I risultati sui veggenti, osserva Masi, sono i seguenti: «C’è la presenza di ritmo alfa puro durante l’estasi. Il ritmo alfa è il ritmo degli stati di quiete, di riposo del cervello. Ritmo che si misura in hertz ed è di in 8/13 cicli al secondo».
FORTI EMOZIONI
Contemporaneamente, precisa lo psicologo, «si registra un’esaltazione del sistema neurovegetativo, cioè un “ipertono simpatico”. Significa che i soggetti al momento dell’apparizione, solo in quel momento, hanno un’attivazione del sistema neurovegetativo, quindi si emozionano fortemente. Non come se incontrassero un amico, ma parliamo di qualcosa di eccezionale. La frequenza cardiaca arriva a 120-140 battiti al minuto».
In condizioni normali, «il ritmo alfa si desincronizza o scompare. Cioè significa che non sarebbero più sincrone le onde che partono dai due emisferi cerebrali. Durante l’alterazione neurovegetativa, che dovrebbe far modificare il ritmo alfa, invece nel cervello dei veggenti quel ritmo resta puro. Questo è un fatto straordinario per noi ricercatori»
VIE SENSORIALI E RITMO ALFA
Masi lo sottolinea «con enfasi», perché «nella mia pratica quotidiana, il ritmo alfa si desincronizza anche se, per fare un esempio, si apre una porta, si sente il rumore di un clacson, ecc.. Le vie sensoriali dei veggenti, in quel momento, sono chiuse, ma il ritmo cardiaco, respiratorio, subisce uno stato di eccitazione che dovrebbe far variare il ritmo alfa. Cosa che, ripeto, non accade».
COSA ESCLUDERE
Lo psicologo evidenzia, sempre sulla base degli studi condotti sul ritmo cerebrale dei veggenti, cosa si può escludere nel loro comportamento.
«Escludiamo che sia simulazione. Perché se ci fosse la simulazione si registrerebbe il ritmo beta, che è quello degli stati di veglia, dai 14/30 cicli al secondo».
«Si potrebbe dire che sono in trance ipnotica, ma in tale trance è presente il ritmo delta, cioè il ritmo del sonno profondo che varia da 0,5/4 cicli al secondo».
«Escludiamo il sogno perché è presente il ritmo teta e in questo caso non è presente tale ritmo».
«Escludiamo la patologia perché nelle allucinazioni i ritmi sono estremamente variabili».
«Escludiamo l’isteria perché anche in questo caso sono presenti ritmi variabili, inoltre nell’isterico è presente, tra i vari ritmi, anche un forte ritmo beta, finge inconsciamente».
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UNO STATO SPECIALE CHE MERITA ATTENZIONE
«Imbroglio, frode? Sarebbe in mala fede – sentenzia Masi – chi definisce in questi termini quello che accade ai veggenti. Si tratta di estasi pura. Ma questa non è una prova di un collegamento con un’entità mistica. Sicuramente quello è però uno stato speciale del cervello che merita attenzione».
VISIONE, NON ALLUCINAZIONE
«Io la classificherei come una visione, non un’allucinazione. Il ricercatore corretto non può dire: “questo è o non è un fenomeno soprannaturale”. Se per soprannaturale si intende di origine divina. Ma, invece, può dire che si tratta di fenomeni scientificamente inspiegabili e che quindi rientrano in tutti quei fenomeni del vasto mondo del mistero che ci circonda».
BERNARDETTE E MEDJUGORJE
Infine, Masi afferma che ci sono delle assonanze tra gli studi medici condotti su Bernardette, la veggente di Lourdes, ovviamente con i limiti dell’epoca in cui sono stati effettuati (parliamo di prima del Novecento) e i veggenti di Medjugorje. «Bernardette teneva una candela in mano, ma non si bruciava, nè ustionava. Anche lei non avvertiva le stimolazioni esterne. Per esempio aveva una insensibilità corneale totale, con la mancata chiusura degli occhi al tatto durante l’estasi. Lo stesso avviene con Vika e gli altri veggenti di Medjugorje».
CAMBIAMENTO RADICALE
Lo psicologo sostiene di aver avuto in terapia moltissime persone reduci da un pellegrinaggio a Medjugorje. «Parlo di 200-300 persone, di varia estrazione, sia religiosi, sia atei, e molti di loro sono tornati convertiti da Medjugorje. Il tratto comune è un passaggio da uno stato emotivo cronico ad un altro di segno positivo. Da una depressione ad un’assenza della stessa patologia dopo il viaggio».
«Evidentemente – chiosa Masi – l’atmosfera che si respira in quel luogo genera una forte suggestione: in nessun caso di trattamento con l’ipnosi di pazienti, nell’arco della mia carriera, ho notato un completo resettamento del cervello come è avvenuto in alcuni pazienti reduci da quel pellegrinaggio. Pertanto, dal mio punto di vista, quel tipo di religiosità che si pratica in quel luogo merita rispetto».
Fonte: www.aleteia.org
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