Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. A Gerusalemme dal 24 gennaio al 1° febbraio

Nella città santa la tradizionale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani inizia con qualche giorno di ritardo. Avrà la sua celebrazione inaugurale sabato 24 per concludersi domenica 1° febbraio. Nove giorni di preghiere e celebrazioni comuni che ogni pomeriggio faranno tappa presso un luogo di culto delle diverse denominazioni cristiane. Eventi di carattere ecumenico che ovviamente a Gerusalemme rivestono una particolare rilevanza perché proprio dalla città santa Cristo, poco prima di salire la Croce, pregò il Padre perché tutti «siano una sola cosa».

Il tema dell’appuntamento è identico a quello della Settimana che normalmente nell’emisfero settentrionale viene celebrata dal 18 al 25 gennaio. Ma non, appunto, a Gerusalemme, dove viene data la priorità al Natale che la locale Chiesa apostolica armena festeggia il 19 gennaio.
Il testo biblico dell’incontro tra Gesù e la samaritana, scelto dal Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile come spunto per la comune riflessione, «ci invita a gustare l’acqua di un pozzo differente ma anche a offrire l’acqua del nostro pozzo», viene sottolineato nella lettera (diffusa dal sito in rete del patriarcato di Gerusalemme dei Latini) che accompagna il programma delle celebrazioni ecumeniche della Settimana. «Dire “Dammi da bere” — prosegue il testo — implica un atto di ordine etico con il quale riconosciamo che abbiamo bisogno l’uno dell’altro per vivere la missione della Chiesa. Siamo quindi costretti a cambiare il nostro atteggiamento, a impegnarci a cercare l’unità nella nostra diversità e ad aprirci a una varietà di forme di preghiera e di spiritualità cristiana».
Si comincerà alle 17.30 di sabato 24 con l’ufficio ortodosso dell’apodeipnon (la Compieta) presso la basilica della Risurrezione (Santo Sepolcro). Nei giorni successivi si farà tappa nella cattedrale anglicana di San Giorgio e in quella armena di San Giacomo, nel tempio luterano del Redentore, nella basilica del Getsemani, nel Cenacolo, nella chiesa siriana ortodossa di San Marco, in quella etiope ortodossa, per concludere alle 17 di domenica 1° febbraio nella chiesa greco-cattolica dell’Annunciazione.

Fonte. L’Osservatore Romano

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