Settimana santa/Come conciliare la festa con la Passione?

Oggi inizia la settimana santa (che nel rito ambrosiano si chiama settimana “autentica”). Sarà la settimana santa dell’anno santo. Da lunedì a domenica, i giorni verranno chiamati diversamente. Lunedì santo, martedì santo, mercoledì santo, giovedì santo, venerdì santo, sabato santo, Pasqua. Ho voluto riscrivere il calendario liturgico di questi giorni perché ci sono momenti in cui i nomi usuali non bastano più; quando cambiano, è come quando mamma ci chiamava in modo speciale oppure cambiava il tono di voce: subito ci fermavamo e andavamo da lei. La Chiesa, che è madre, ci chiama come una mamma e lo fa cambiando il modo di chiamare la vita di sempre. Mettiamoci sull’attenti e corriamo da lei a vedere cosa succede.
Questa settimana santa, autentica, speciale, arriva in un anno speciale: il giubileo della misericordia. A quattro mesi dal suo inizio, sappiamo tutti che “Giubileo” è parola che indica festa e riposo. Che deriva da “jobel”, il termine che indica il corno che si suonava il cinquantesimo anno, quello in cui gli antichi ebrei azzeravano reciprocamente i loro crediti cioè si restituivano il terreno che avevano perso per debiti: ogni famiglia tornava in possesso di quel pezzetto che aveva ricevuto in eredità quando era entrato nella terra promessa. Avveniva dopo sette settimane di anni (cioè cinquant’anni) perché era un ritmo costruito su quello di Dio, che il settimo giorno “riposò”. Noi pensiamo che riposarsi sia principalmente riprendersi dalla fatica ma non è così: quale fatica può aver mai fatto Dio? Il riposo di Dio non è recuperare energie ma fermarsi a guardare quello che si è fatto, per goderne: come un pittore che finito il quadro si mettete a guardarlo.
È una deformazione tutta moderna aver fatto della festa un’attività sfrenata per “recuperare energie”. La festa è essenzialmente riposo. Riposo dalle attività ordinarie, per godere di ciò che si ha e di ciò che si è. Per contemplare ciò che è frutto del nostro lavoro, della bellezza della natura, di ciò che ci circonda e di chi amiamo. Se questo è il senso del settimo giorno, a maggior ragione lo sarà del cinquantesimo anno, cioè del giubileo: significa che “misericordia” è il riposo di Dio. Cioè, significa che riposo è anno santo, che anno santo è anno di misericordia, e quindi che “misericordia” è il riposo di Dio. Che Dio riposa avendo misericordia dell’uomo e di come gli uomini fatti a sua immagine e somiglianza usano misericordia gli uni per gli altri. E la settimana santa dovrebbe essere il cuore di tutto ciò: il midollo della settimana santa dovrebbe essere una “autentica” misericordia.
Il giubileo è una festa perché è riposo: sono sinonimi. Infatti è “giubilo” da Giubileo, non Giubileo da “giubilo”. L’anno santo è contemplazione e gioia per la misericordia che è uscita dalle nostre mani, dai nostri cuori, dalle nostre vite. Prepariamoci allora ad entrare nella settimana santa – autentica – accompagnati da questo respiro calmo, giubilare.
Come possiamo fare? Come conciliare la festa con la Passione? La gioia con il dolore? Come guardare a quello che accadrà, riposando? Che bellezza c’è nel sangue, negli sputi e nello scherno che rivivremo? Oggi non lo possiamo dire. Lunedì santo sapremo come vivere il lunedì santo e così il martedì, e così via giorno per giorno.
Gesù ha fatto così. In un giorno come oggi – domenica delle Palme – Cristo è entrato a Gerusalemme e ha goduto di quel trionfo e poi, giorno dopo giorno, mentre le palme gettate a terra appassivano, lui si preparava a mangiare la sua Pasqua e poi a vivere la sua Pasqua. Noi come lui. Vediamo lunedì. E poi aspettiamo martedì. E poi mercoledì quando sarà mercoledì. E così via.
Poiché il Giubileo ha radici nella Genesi, il modo giusto di pensare a questa settimana santa è farlo come i sette giorni della Genesi. Cercherò la luce che rischiarò il buio del primo giorno, quando il buio della passione di Cristo si farà troppo buio.
Cercherò refrigerio nelle acque del secondo giorno, quando ascolterò del sangue e della terra che infangano Gesù nelle sue cadute. Cercherò ombra tra gli alberi del terzo giorno quando il sole sarà tanto da accecare. Cercherò di superare le notti guardando il cielo di cui Gesù ci ha tanto parlato, quando Lui sarà nel cenacolo con i suoi. Quando gli uomini saranno feroci come bestie contro di Lui penserò ai giorni in cui gli animali furono creati per popolare cieli e terra e vivere sottomessi all’uomo e alla donna che erano l’apice di tutta la creazione. E poi vivrò la Pasqua come quel settimo giorno di riposo di Dio, chiederò a Lui lo sguardo per contemplare la Vita e a Lui il cuore per vivere la passione e cercare la bellezza che Lui ci aveva messo.
Maria santissima sarà con me.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da IlSussidiario.net


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