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Sfida possibile? Il Sinodo dei giovani vuole rendere più umana la rete web

La Chiesa accompagni i giovani nell’abitare la rete digitale: sebbene non sia esente da aspetti critici, essa – secondo i Padri Sinodali – non è una minaccia, ma una nuova strada di evangelizzazione da percorrere con libertà, prudenza e responsabilità.

Cosa può uscire dal Sinodo?

“Siamo chiamati a diventare “l’Apostolo Paolo digitale del Terzo Millennio”, dicono i Padri Sinodali lanciando la proposta di un “Ufficio speciale per la pastorale e la missione digitale” con lo scopo di evangelizzare, ma anche di segnalare quei siti internet che diffondono posizioni non fedeli all’insegnamento ufficiale e al magistero.

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Lo sguardo è già proiettato a Panama 2019.

Potrà essere utile la creazione di app, giochi e strumenti interattivi che aiutino a conoscere il Vangelo e la Chiesa. I vescovi esprimono anche preoccupazione per quei giovani che trascorrono troppo tempo su tablet e smartphone, divenendone dipendenti e condannandosi alla solitudine di un mondo irreale dove le amicizie sono solo virtuali. La Chiesa desidera favorire l’incontro concreto tra persone attraverso pellegrinaggi e grandi eventi come le Gmg create da san Giovanni Paolo II.

Più formazione alla cittadinanza attiva e alla politica

Ampio spazio è stato dedicato in aula al tema della formazione: Chiesa e società hanno bisogno dei giovani, ma senza improvvisazioni. Portare avanti un progetto educativo, secondo i Padri Sinodali, vuol dire evitare che il lassismo etico, l’individualismo e il relativismo fiacchino l’entusiasmo delle nuove generazioni. Occorre una pedagogia alla cittadinanza attiva e alla politica: necessario proporre la dottrina sociale della Chiesa, uno stile di vita sobrio, un’ecologia umana integrale e contrastare la dilagante corruzione. Importante a tal fine in un mondo sempre più multiculturale è la collaborazione tra le religioni.

Famiglia, ambiente educativo più importante

Non esiste un ambiente educativo più importante della famiglia, palestra di ascolto e dialogo reciproco tra generazioni, di apprendimento delle prime regole della convivenza sociale. L’Aula auspica che venga tutelata l’autorità dei genitori, e sia promossa una pedagogia familiare che incoraggi le virtù più delle emozioni e la disposizione alla dedizione e al sacrificio. La famiglia, denuncia il Sinodo, oggi è minacciata da colonizzazioni ideologiche che condizionano aiuti economici verso i paesi meno sviluppati all’introduzione di politiche contrarie alla vita e al matrimonio tra uomo e donna. La Chiesa – aggiungono i vescovi – è chiamata a farsi famiglia di tanti giovani orfani o che vivono in contesti familiari sfavoriti.

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I giovani cercano risposte chiare senza deviazioni dal linguaggio di Cristo

I partecipanti ai lavori dell’assemblea constatano che molti giovani si allontanano dalla Chiesa perché deboli nelle convinzioni di fede. Da qui l’esigenza una catechesi che consideri le domande di senso e la sete di amore come obbiettivi a cui dare risposta. I giovani infatti – è stato detto – vogliono indicazioni chiare, non confuse, senza deviazioni dal linguaggio di Cristo o conformate sulle tendenze moderne dei media. La formazione al matrimonio rappresenta spesso un’occasione di riavvicinamento alla comunità ecclesiale, ma occorre intervenire prima. La risposta – suggerisce il Sinodo – è una pastorale vocazionale più efficace e finalizzata ad un coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali e nell’evangelizzazione dei loro pari. L’amicizia infatti è luogo privilegiato per la trasmissione della fede nella quotidianità. Va tenuto presente nella catechesi che la teoria va sempre armonizzata con la vita concreta: un’evangelizzazione che non raggiunge il cuore infatti è come una vernice che rimane solo in superficie. Anche nei seminari quindi la formazione va declinata in una dimensione più umana.
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Chiesa è punto di riferimento per i giovani migranti

Spazio anche al tema dell’immigrazione: “l’incontro tra le culture – affermano i partecipanti in Aula – incoraggia a cercare il meglio dell’altro e a correggere qualche nostro difetto. I sacerdoti sono punti di riferimento essenziali per tanti giovani profughi. Se la Chiesa è attenta alle necessità dei bisognosi e apre il cuore a Dio e a tutti i giovani, indipendentemente dalla loro storia di vita, rimarrà sempre giovane. La parola chiave resta “testimonianza”, perché un testimone di Cristo ha potere attrattivo più di mille parole. I giovani chiedono infatti autenticità e quando la trovano nell’esempio di vita di martiri e santi, nel sorriso limpido dei consacrati, nella dedizione di un sacerdote, nella gioia e nella fatica di essere famiglia, allora si interrogano, si mettono in cammino e si decidono a prendere in mano la loro vita.

Paolo Ondarza – Città del Vaticano per Vaticannews.va

 

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