Nell’ultimo anno, in Egitto si è molto parlato di Islam Yakan, un giovane cresciuto in una famiglia benestante e partito a combattere il jihad in Siria tra le fila dello Stato Islamico. Nel settembre scorso un giornale egiziano avevano ricostruito la sua storia raccogliendo le testimonianze di genitori, vicini di casa e amici. Ma è stato lo stesso ragazzo ha rivelare i dettagli del suo arruolamento in un racconto pubblicato sul sito justpaste.it. Islam racconta il suo percorso da svogliato studente di diritto all’Università ‘Ayn Shams del Cairo a combattente jihadista, passando per il lavoro di trainer in una palestra e la predicazione islamica nelle strade della capitale egiziana: «tutta la mia vita era fatta di allenamento, predicazione, moschea e memorizzazione del Corano». L’idea del jihad si insinua progressivamente, fino a diventare un’ossessione: «Abbiamo visto la condizione dei musulmani e dell’Islam di diversi posti del mondo, dalla Siria, alla Birmania alla Palestina, e l’umiliazione, l’asservimento e la debolezza in cui si trovavano e abbiamo pensato istintivamente al jihad e al combattimento, anche se non sapevamo in che cosa consistesse e ne avevamo sentito parlare solo nei racconti e nei libri e forse in televisione o su internet con Osama Bin Laden. […] Abbiamo iniziato a parlare del jihad, che vedevamo come un sogno, una leggenda».
Un giorno un suo amico parte per la Siria e da quel momento si accende anche in lui il desiderio di lasciare tutto per andare a combattere, anche se a quell’epoca non sapeva «nulla del jihad, né del suo fondamento, né di quanto prevedeva in proposito il credo islamico». Chiede spiegazioni a uno shaykh, ma le risposte di quest’ultimo non lo soddisfano. Islam torna a casa, accende la televisione sul canale dedicato al Corano e sente il versetto «Dì: “Se i vostri padri e i vostri figli e i vostri fratelli e le vostre mogli e la vostra tribù e i beni che avete acquistato e un commercio che temete possa andare in rovina, e le case che amate, vi sono più care di Dio e del Suo Messaggero e della lotta sulla Sua Via, allora aspettate finché Dio vi porterà il Suo Ordine distruttore: Dio non ama la gente perversa» (Cor. 9,24). Per Islam sono parole folgoranti e in quel momento la decisione è presa. Dopo essersi procurato con qualche difficoltà i documenti necessari, parte per la Turchia, da dove viene poi fatto entrare in Siria. Islam Yakan è morto il 1° dicembre scorso a Kobane facendosi esplodere con un auto-bomba. Prima di morire ha diffuso via Twitter il suo “testamento” caricato su justpaste.it, poi ripreso da molti giornali egiziani.
Il testo, che riproduciamo qui sotto, è un collage di citazioni coraniche e di tradizioni profetiche accostate per spiegare la nobiltà della morte sulla “via di Dio” e invitare altri musulmani a seguire il suo esempio.
Dalla sua biografia e dalle sue parole emerge quanto il giovane cercasse un senso definitivo per la propria vita e l’abbia trovato nella scelta dell’azione violenta più abominevole, come conferma l’impressionante sequenza degli atti a cui incoraggia per punire i miscredenti e ottenere il gradimento divino.
Testamento spirituale di Islam Yakan diffuso via Twitter, rivolto ai suoi compagni di battaglia.
Sia lode a Dio solo e siano la preghiera e la pace su colui al quale non è succeduto alcun profeta.
«Questo il messaggio e il testamento del servo di Dio Islam Yakan, chiamato Abu Salma. […]
Innanzitutto chiedo la vostra indulgenza per ogni male che posso aver commesso con le mie parole o le mie azioni, consapevolmente o inconsapevolmente. Dichiaro davanti a Dio di perdonare tutti coloro che mi hanno fatto torto, per quanto gravi siano state le loro offese, note o a me ignote. Dice l’Altissimo: «E nessun uomo, già prima di te, rendemmo immortale. Morrai tu, mentre loro saranno immortali? (Cor. 21,34). E ancora: «Dì: “La morte da cui ora rifuggite vi verrà incontro e sarete allora restituiti a Colui che conosce l’Invisibile e il Visibile, il quale vi informerà, allora, di quel che operavate sulla terra”» (Cor. 62, 8). «Dovunque siate vi coglierà la morte, anche se foste su altissime torri» (Cor. 4, 78). La morte accomuna il musulmano, l’ateo e il miscredente; arriva all’improvviso, senza preavviso e non fa differenza tra piccolo e grande, tra malato e sano, secondo il termine che Dio ha prescritto per noi.. […]
Ha detto l’Altissimo: «E Noi non abbiamo creato i cieli e la terra e quel che v’è frammezzo, per gioco. – No, ma li abbiam creati con Verità d’intento, ma i più di loro non sanno» (Cor. 44,38-39). Sappiate dunque che non siamo stati creati per vivere come pecore e mangiare, bere e riprodurci. Siamo stati creati per un fine e una meta che è la professione del monoteismo nel cuore, nelle parole e nelle azioni. Questo è il messaggio che Dio ha inviato attraverso tutti i messaggeri. […]
Obbedirai agli ordini di Dio, combatterai sul Suo sentiero per rendere suprema la Sua parola e far regnare la sua legge, e vivrai alla Sua ombra potente e generosa. Oppure sarai ucciso avanzando e non retrocedendo, fedele all’Altissimo, e allora sarai un martire e questo è il meglio per voi, se voi lo sapeste. L’Altissimo ha detto: «In verità Iddio ha comprato ai credenti le loro persone e i loro beni pagandoli coi giardini del Paradiso: essi combattono sulla via di Dio, uccidono o sono uccisi. Dio l’ha promesso, con promessa solenne e obbligante, nella Torah e nell’Evangelo e nel Corano. Or chi v’ha più di Dio fedele ai patti? Rallegratevi dunque del contratto di vendita che avete concluso. Questo è il successo supremo. (Cor. 9,111).
Annuncia a colui che ha scelto il cammino dell’integrità e la strada del jihad che ora Dio gli prescrive di commpiere la hijra verso lo Stato Islamico. Esso ha un Califfo, principe dei credenti Ibrâhîm Ibn ‘Awwâd al-Badrî, a cui deve giurare fedeltà. Ha detto l’inviato di Dio – la pace di Dio sia su di lui – nel suo hadith autentico: «Chi muore senza aver giurato fedeltà [al Califfo] morirà nell’ignoranza». […]
O Fratelli del monoteismo che siete in varie parti del mondo e in particolare voi del Sinai, Dio è testimone dell’amore che in Lui provo per voi. Chiedo all’Altissimo che per mezzo di questo amore ci riunisca all’ombra del Suo trono, nel Paradiso più alto. Vegliate, siate pazienti, siate saldi nella lotta e temete Dio perché possiate prosperare. Combattete i nemici di Dio tra i miscredenti adoratori della croce, gli ebrei e i tiranni apostati che governano gli arabi, i loro eserciti e i loro sostenitori. Sgozzateli con le vostre spade, spaccate loro la testa con i vostri proiettili, fate saltare in aria i loro corpi con le vostre cinture esplosive e non dimenticate le autobombe, poiché esse sono le più terribili e devastanti e sono tra le azioni privilegiate per ottenere il compiacimento del Misericordioso. Sappiate che Dio vi sosterrà se vi adopererete per la sua religione e i suoi servi che sono oppressi, poiché ha detto l’Altissimo: «O voi che credete! Se voi soccorrerete Dio, Egli soccorrerà voi e farà saldi i piedi vostri. – E quelli che rifiutano la Fede, vadano in malora! Iddio vanificherà le opere loro! – Questo perché essi sdegnarono quel che Dio ha rivelato, e vane farà Dio le loro azioni». (Cor. 47,7-9). Sappiate che «il Paradiso è all’ombra delle spade» e non desiderate altro scopo se non il martirio.
Madre, padre e fratelli miei! Chiedo a Dio di perdonare me e loro e di averne pietà poiché mi hanno allevato da bambino; raccomando loro di prendere le distanze dai tiranni infedeli che governano senza la Legge di Dio il Paese. L’Altissimo ha detto: «Coloro che non giudicano con la Rivelazione di Dio, son quelli i negatori» (Cor. 5,44). Essi invece governano con la costituzione, la democrazia e la laicità e sono amici dei miscredenti, ebrei e cristiani e di altri idolatri. Dice l’Altissimo: «e chi di voi si alleerà loro diverrà dei loro» (Cor. 5,51). Raccomando loro di emigrare nello Stato Islamico per vivere il resto dei loro giorni sotto la Legge di Dio Onnipotente: comprenderanno allora le cose della loro religione che i tiranni hanno tenute loro nascoste nel loro Paese. Raccomando loro di trovare conforto nella Sunna del Profeta – Dio lo benedica e gli dia pace – quando sapranno del mio martirio, se Dio lo vorrà. Non dovranno stracciarsi le vesti, né schiaffeggiarsi; non dovranno piangere per me, né recitare le preghiere dei pagani e non dovranno portare il lutto oltre i tre giorni, né ricevere le condoglianze, perché tutto ciò non fa parte della religione di Dio e io ne sono innocente. Che si ricordino delle parole dell’Altissimo: «E non dite di coloro che sono stati uccisi sulla via di Dio: “son morti”. No! Che anzi essi sono viventi, senza che voi li sentiate. Noi vi metteremo alla prova col terrore, con la fame, con la privazione dei beni e della vita e dei frutti della terra. Ma dà, o Muhammad, una buona novella ai pazienti! I quali, quando li colga disgrazia, esclamano: “in verità noi siamo di Dio ed a lui ritorniamo!” Avranno benedizioni dal loro Signore e misericordia: son essi i ben diretti nella Via!» (Cor. 2,154-157).
Infine, mi rivolgo al mio caro shaykh, il comandante dei credenti Ibrâhîm ibn ‘Awwad: ti abbiamo giurato fedeltà e ci siamo impegnati ad ascoltarti e a obbedirti senza risparmiarci, nell’agio e nelle avversità, nella prosperità e nelle difficoltà, e a instaurare la religione di Dio, a combattere il jihad contro i tuoi nemici e a non contestare coloro che tra i tuoi detengono l’autorità, a meno che essi non commettano empietà evidenti e di cui Dio ci mostri le prove. Continua in ciò che stai facendo, non adulare i miscredenti e gli apostati e non vantarti del successo che Dio ti ha concesso, e non dovrai temere i Suoi inganni. Temi Dio nella tua anima, nei tuoi sudditi e nelle tue truppe e ricordati che la vittoria che Dio concede ai suoi servi dipende da quanto i suoi servi si adoperano per Lui e per la sua religione. Se facciamo altrimenti non possiamo sperare che Dio ci aiuti. Ricorda quanto ha detto l’Altissimo: «E quando dimenticarono quel ch’era stato loro rammentato, aprimmo loro le porte d’ogni cosa, e mentre lieti si rallegravano quel ch’avevano ricevuto, li afferrammo d’un tratto, ed ecco caddero nella disperazione. Fu tagliato anche l’ultimo resto del popolo degli iniqui, e ne sia ringraziato Iddio, il Signor del Creato!» (Cor 6, 44-45).
«Vi ricorderete presto di quel che ora vi dico: io affido la mia causa a Dio, che attento guarda i Suoi servi!» (Cor. 40,44).
Tratto da Al-Masry al-Yowm, traduzione di Oasis
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