Categorie: Verbum Domini

Si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia

1vRIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MARTEDI’  –  Quando il Signore parla, il profeta non può stare in silenzio. Ascoltare la voce di Dio, è beatitudine suprema. Nell’antico testamento quando Dio parlava a Mosè il popolo sentiva provenire dalla montagna fortissimi tuoni. Erano il segnale del colloquio intimo tra i due. (Es 19, 16-18). Elia, quando Dio si manifestò si coprì la faccia (1Re 19,13); il piccolo Samuele consigliato, dice a Dio: “parla o Signore che il tuo servo di ascolta”

(1Sam  3,10). Commuove la storia del piccolo Marcellino pane e vino, il quale sentendo la voce di Gesù crocifisso, chiedergli: “lo sai chi sono io?”, risponde con disarmante semplicità: “si lo so, sei Dio…”. Sentire la sua voce rassicura, dona speranza.

Come quando un bambino in pericolo, sente in lontananza la voce della mamma. Arriva la tranquillità e tutto ritorna alla normalità. Nel frastuono del mondo, attirati da mille voci ammalianti e piene di false speranze, il richiamo di Dio sembra debole, quasi impercettibile. Sintonizzarsi sulla sua frequenza -come fanno i radioamatori-, richiede ascolto, ricerca e accettazione. Siamo disposti a fare spazio alla voce del Signore, per diradare le tempeste che ci affliggono contro la fede?

 Con la presenza di Gesù, i discepoli hanno paura dei venti e del mare burrascoso. Sono impauriti dal grido della tempesta. Pensano alle cose secondarie, dimenticando di avere accanto il Maestro. Tanti credenti si lasciano trascinare dal superfluo, senza badare all’essenziale.

Il Signore, svegliato dalla paura degli amici, si alza martellato dall’invocazione: “salvaci, Signore, siamo perduti!” (Mt 8,25). Quante volte abbiamo detto le stesse parole! Con quale risposta? Affidandoci a Lui, oppure allontanandoci dalle sue promesse? Il miracolo ha una lezione evidente: quando c‘è la fede, la paura scompare.

La presenza di Gesù è capace di sedare ogni burrasca. Dunque, il Cristianesimo, non è rispondere all’invito degli amici a sedersi in pasticceria sorseggiando thé e mangiando pasticcini. Neppure è accoglienza di una proposta rilassante per passare insieme qualche ora in riva al mare.

E’ ricerca inquieta di Dio, come affermava san’Agostino: “il mio cuore non avrà pace finché non riposerà in te Signore”. La fede, è il collante che aiuta a non staccarsi mai da Dio, anche quando sembra che tutto sia finito. a cura di don Salvatore Lazzara

 

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