Il cardinale Scola apre quella del Duomo di Milano alle 17.30, prima di presiedere la celebrazione eucaristica vespertina (diretta tv, radio, web e Twitter). Lo stesso gesto viene compiuto dai Vicari episcopali nelle altre chiese giubilari. Pubblichiamo una riflessione dell’Arcivescovo sull’inizio dell’Anno Santo.
Oggi pomeriggio, alle 17.30, l’Arcivescovo, cardinale Angelo Scola, aprirà la Porta Santa del Duomo di Milano, inaugurando così ufficialmente il Giubileo nella Chiesa ambrosiana. Lo stesso gesto verrà compiuto in giornata dai Vicari episcopali nelle altre chiese giubilari della Diocesi (tranne che per il Sacro Monte di Varese, dove la porta è stata aperta ieri: vedi il programma allegato). La Porta Santa del Duomo è nel primo portale a sinistra (lato nord) della facciata. L’opera tratta il tema della libertà religiosa e fu commissionata nel 1937 dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, allora Arcivescovo di Milano, ad Arrigo Minerbi, scultore israelita che dovette interrompere il progetto a causa delle persecuzione razziali. Il portale fu portato a compimento nel 1948.
La celebrazione comincerà in Duomo all’altare di San Giovanni Bono, dove l’Arcivescovo inviterà l’assemblea a benedire e lodare Dio. L’Arcidiacono, ricevuta la benedizione, proclamerà il Vangelo e l’Arciprete della Cattedrale leggerà l’inizio della Bolla di indizione del Giubileo. Dopo questo momento l’Arcivescovo sarà accompagnato in processione lungo la navata fino all’esterno, sul sagrato, da vescovi ausiliari, presbiteri, diaconi e da una rappresentanza dei fedeli delle sette Zone pastorali: una suora, una consacrata e un consacrato, famiglie, fedeli ospiti in case di accoglienza per disabili, detenuti in regime di semilibertà, migranti. Davanti alla porta l’Arcivescovo introdurrà l’apertura con le parole: «Aprite le porte della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore». I penitenzieri del Duomo apriranno le ante del portale. Alle parole «È questa la porta del Signore: per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono» l’Arcivescovo, recando in mano il libro dei Vangeli, varcherà per primo la soglia, seguito dalla processione. Il coro acclamerà in canto: «Io sono la porta, dice il Signore, chi passa per me sarà salvo». Dopo una sosta al fonte battesimale, la processione risalirà la navata centrale mentre l’Arcivescovo aspergerà i fedeli con l’acqua benedetta. Quindi l’Eucaristia proseguirà con la liturgia della quinta domenica di Avvento. La celebrazione sarà coronata dal canto dell’antifona Salve, Regina, Mater misericordiae (e dalla benedizione papale).
L’apertura della Porta Santa e la celebrazione saranno trasmesse in diretta su www.chiesadimilano.it, Chiesa Tv (canale 195 del digitale terrestre), Radio Marconi (Fm94.8), Radio Mater e Twitter @chiesadimilano. Prima della diretta della Messa, dalle 17.15 Radio Marconi propone un viaggio alla scoperta dei Maestri della Cappella del Duomo, compositori di musica sacra pensata per il rito ambrosiano e adattata alla speciale acustica della Cattedrale. In ogni puntata il maestro Emanuele Vianelli, organista titolare del Duomo, offre un ritratto di questi Maestri e introduce all’ascolto di loro brani, spiegandone la struttura per meglio coglierne tutti i significati. Questo pomeriggio il maestro Vianelli guiderà all’ascolto di due composizioni natalizie, una in chiave popolare, l’altra più colta. Si tratta di opere composte da Luciano Migliavacca, fra i più longevi Maestri di Cappella. Il primo pezzo è il mottetto Su muoviamo pastorelli, trascritto e adattato durante l’ascolto alla radio, messo a confronto con una lettura più alta, quella di un’antifona ambrosiana, Gaudebunt campi, composto sempre da Migliavacca.
Pubblichiamo una riflessione dell’Arcivescovo sull’apertura della Porta Santa.
Cristo è la “porta” della Misericordia. Che cosa significa il dono del Giubileo per le nostre comunità cristiane e per le nostre persone? L’esistenza di ogni uomo si svolge nel tempo e nello spazio: tutti noi abbiamo cari e custodiamo con cura date e luoghi che segnano la nostra biografia, perché ci richiamano il senso del nostro essere al mondo. Il Dio della vita ci viene incontro nel qui ed ora del Signore Gesù e della Sua Chiesa.
Seguendo le orme del suo Maestro, la Chiesa ci offre un tempo determinato – l’anno giubilare (dall’8 dicembre di quest’anno alla festività di Cristo Re del 2016) – e dei luoghi precisi – il nostro Duomo insieme ad altre chiese e santuari della diocesi ambrosiana -, perché tutti possano fare esperienza di essere perdonati e restituiti alla vita. La misericordia, infatti, riscatta il tempo dal suo inesorabile rovinare verso la morte e lo trasforma nella pazienza amante del Padre che ci aspetta nella sua casa, piena di porte aperte, come figli nel Figlio. Il Giubileo, per questa ragione, è sorgente e annuncio di speranza per tutti, soprattutto per coloro che si sentissero esclusi dalla salvezza.
Un passaggio del Vangelo di questa V settimana di Avvento ci permette di approfondire un dato essenziale dell’annuncio di misericordia che l’Anno Santo porta con sé. «Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,28-30). La risposta forte e chiara che il Battista da ai suoi discepoli, turbati dal “successo” di Gesù, ci aiuta a comprendere che al centro di questo Anno di grazia c’è la Grazia in persona, Gesù Cristo, misericordia del Padre.
Solo il Figlio, infatti, può rivelare il mistero di misericordia del Padre. La Chiesa è tutta protesa a Gesù, come lo fu il Battista all’inizio. Ogni parola, ogni indicazione, ogni iniziativa da parte della comunità cristiana non ha altro scopo che questo: servire l’incontro sponsale tra ogni uomo e il Volto della misericordia.
Lungo l’Anno Santo anche noi, come San Paolo, potremo ripetere a tutti i fratelli che il Padre metterà sul nostro cammino: «Siamo i vostri servitori a causa di Gesù» (2Cor 4,5).
Con i gesti di preghiera e di misericordia indicati dalla Chiesa nostra Madre – il pellegrinaggio verso la porta santa, la celebrazione della riconciliazione sacramentale con una più assidua pratica della confessione, le opere di misericordia corporali e spirituali, il dono dell’indulgenza, – il Signore ci chiama ad abbandonare ogni tentativo di salvarci con le nostre mani – inesorabilmente condannato al fallimento e a quella sorda disperazione che si chiama cinismo e avvelena le nostre giornate – per affidarci completamente a Lui. Egli, ci dice il profeta, «aspetta con fiducia per farvi grazia, per questo sorge per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui» (Is 30,18). Il Signore vuol rendere feconda la terra della nostra esistenza, vuole che il nostro convivere nella società plurale diventi occasione di bene per ogni membro della nostra comunità, vuole che la logica dell’esclusione e dello scarto lascino posto alla logica del dono e alla cultura dell’incontro.
L’Anno della Misericordia è un’occasione privilegiata per far esperienza della vicinanza di Dio. Colui che ci ha amato per primo, non si stanca di amarci e di attenderci. E l’attesa del Santo Natale accresce il nostro desiderio e la nostra supplica: Vieni Signore Gesù!
Redazione Papaboys (Fonte www.incrocinews.it/Card. Angelo Scola)