Francesco visita la Casa della Carità di Nalukolongo fondata dal cardinale Emmanuel Nsubuga, primo arcivescovo di Kampala e qui sepolto: «È triste quando le nostre società permettono che gli anziani siano scartati o dimenticati» e che i giovani vengano «sfruttati dall’attuale schiavitù del traffico di esseri umani!»
«Oggi vorrei rivolgere un appello a tutte le parrocchie e le comunità presenti in Uganda – e nel resto dell’Africa – a non dimenticare i poveri, a non dimenticare i p-o-v-e-r-i». Francesco scandisce lentamente la parola. Il suo è un messaggio che va oltre i confini della Casa della Carità di Nalukolongo, oltre i confini di Kampala, oltre quelli dell’Uganda. È un messaggio destinato a tutta l’Africa. Un invito ai cristiani a fare di più per i poveri e per gli scartati. Sulla scia dell’esempio del cardinale Emmanuel Kiwanuka Nsubuga, primo arcivescovo di Kampala, morto nel 1991 e sepolto in questa struttura che aveva fondato. Era noto per le sue prese di posizioni pubbliche contro le violazioni dei diritti umani durante gli anni del regime di Idi Amin Dada.
«Ho tanto desiderato visitare questa Casa della Carità – ha detto il Papa – Questo luogo è sempre stato legato all’impegno della Chiesa nei confronti dei poveri, dei disabili e dei malati. Qui, nei primi tempi, dei bambini sono stati riscattati dalla schiavitù e delle donne hanno ricevuto un’educazione religiosa. E qui è presente Gesù – ha aggiunto a braccio – perché Gesù ha detto che sempre sarà presente fra i malati, i carcerati, gli scartati».
«Il Vangelo ci impone di uscire verso le periferie della società – ha detto Francesco – e di trovare Cristo nel sofferente e in chi è nel bisogno. Il Signore ci dice, con parole inequivocabili, che ci giudicherà su questo! È triste quando le nostre società permettono che gli anziani siano scartati o dimenticati! È riprovevole quando i giovani vengono sfruttati dall’attuale schiavitù del traffico di esseri umani!».
«Se guardiamo attentamente al mondo che ci circonda, pare che in molti luoghi si stiano diffondendo l’egoismo e l’indifferenza. Quanti nostri fratelli e sorelle sono vittime dell’odierna cultura dell’“usa e getta”, che ingenera disprezzo soprattutto nei confronti dei bambini non nati, dei giovani e degli anziani!».
«In quanto cristiani – ha concluso Papa Bergoglio – non possiamo semplicemente stare a guardare. Qualcosa deve cambiare! Le nostre famiglie devono diventare segni ancora più evidenti dell’amore paziente e misericordioso di Dio, non solo per i nostri figli e i nostri anziani, ma per tutti coloro che si trovano nel bisogno. Le nostre parrocchie non devono chiudere le porte e le orecchie al grido dei poveri. Si tratta della via maestra del discepolato cristiano».
Redazione Papaboys (Fonte vaticaninsider.lastampa.it/Andrea Tornielli)