Si è rotto il Patto del Nazareno. Nessuno ha sentito il rumore. Chi raccoglie i cocci?

L’elezione del presidente Mattarella e il mancato accordo Renzi – Berlusconi ha portato in Italia alla rottura del Patto del Nazareno. L’intesa tra il presidente del Consiglio e l’ex Cavaliere stretta nel 2014, nella sede del Pd in largo del Nazareno,  prevedeva un percorso condiviso in particolare per la riforma della legge elettorale. Se Renzi garantisce di avere ancora i numeri, Forza Italia annuncia che d’ora in poi voterà solo ciò che riterrà convincente. Quale riflesso da questa frattura?

l Pd prende atto degli effetti che ha avuto sul cosiddetto patto del Nazareno l’elezione del Capo dello Stato e tira dritto. Debora Serracchiani, intervistata a La Telefonata, non esclude ‘l’aiuto di altre forze’ dopo il voto a Mattarella: ‘consapevoli della responsabilità che hanno da qui a 2018’. E commenta che non è il patto del Nazareno ad essersi rotto, bensì la stessa compagine di Forza Italia. ‘L’oggetto del patto – ha detto – sono le riforme a cui noi siamo interessati e auspichiamo che loro stiano sulle riforme, così come in passato. Se non è cosi, a noi semplifica la vita l’assenza di Berlusconi e di Brunetta.

Sui numeri il governo sta tranquillo, ‘In passato quelli dei forzisti sono stati necessari, agggiunge la vicesegretario del Pd,  ma adesso non più. Alla Camera il testo dell’Italicum passerà così come è uscito dal Senato e anche per quanto riguarda la riforma del Senato e del titolo V noi riteniamo di avere i numeri sufficienti. Noi andiamo avanti’

Per gli azzurri parla Fitto e ammette: “Non possiamo far finta di non vedere ciò che è accaduto. Abbiamo sbagliato tutto in questa fase,non abbiamo indovinato un solo passaggio politico. Peraltro c’è stato chi ha cercato di far notare gli errori che si compivano. Penso alla legge elettorale: approvarla con quel metodo, con quei tempi e con quel contenuto penso sia stato un suicidio politico rispetto anche ai passaggi successivi”. Lo ha detto Raffaele Fitto (Fi) intervenendo ad Agorà, su Rai3. “Abbiamo sbagliato a cedere – ha aggiunto Fitto -. Se Renzi ha posto dei diktat e ha modificato in modo unilaterale la legge elettorale e la riforma costituzionale, noi abbiamo sbagliato a non spostare la discussione nel merito’. Fitto vuole essere più che chiaro, a Berlusconi chiede l’azzeramento dei vertici del partito ma ‘il leader nopn si tocca, lui è un’icona’

 

“Il patto del Nazareno così come lo avevamo interpretato fino ad oggi, noi lo riteniamo rotto” annuncia a fine riunione il consigliere politico del Cavaliere, Giovanni Toti, spiegando che FI non si stente “più impegnata” a seguire il governo sul cammino delle riforme. “L’accordo era: ‘sulle istituzioni si sceglie insieme’, e dunque anche sul capo dello Stato. Ma questo presupposto fondamentale è caduto”. Da domani, come aveva annunciato il Cavaliere, Fi voterà solo ciò che gli aggrada. Di certo, assicura però Toti, sulle riforme non faremo “i kamikaze”. Ferma la risposta del Pd che ostenta sicurezza: “Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio” avverte Debora Serracchiani, vice segretario del Pd. “Contenti loro, contenti tutti. Ognuno per la sua strada, è meglio per tutti. Per noi, sicuramente” le fanno eco il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e il ministro Boschi che tira dritto: “Noi andiamo avanti. La prossima settimana si voterà da martedì a sabato. Alfano, anche lui alle prese con un Ncd dilaniato, si rammarica per la rottura del patto ma, sottolinea, “noi ci siamo: con i nostri voti e i nostri numeri c’è la maggioranza”. Gli effetti della tensione tra Pd e Fi non tardano però a tradursi subito in uno scontro parlamentare. Ci sono, appunto, da decidere i tempi per il voto a Montecitorio sulle riforme costituzionali e la capigruppo decide che l’Aula voterà da martedì a sabato. “Tempi e modi irragionevoli, inaccettabili e ai limiti della democrazia. Così si violenta il Parlamento” tuona Renato Brunetta, capogruppo Fi che fa notare: la discussione sulle riforme blocca provvedimenti molto attesi dal Paese, dal Milleproroghe al decreto Ilva, dalle banche popolari alla responsabilità civile dei magistrati. E tutto ciò “a causa dell’egemonismo di Renzi”. Un altolà che mette in guardia sul prosieguo delle riforme per le quali il Pd deve fare i conti anche con la sua minoranza. “Se non c’è il patto del Nazareno non mi vesto a lutto. Spero che adesso il Parlamento possa discutere nel merito le riforme, iniziando soprattutto dai capilista bloccati” dichiara il deputato della minoranza Pd Gianni Cuperlo. Ed anche Stefano Fassina avverte: non solo la legge elettorale va corretta sui capilista bloccati, ma va rivisto anche “il decreto attuativo della delega sul lavoro sui licenziamenti collettivi e sul principio di proporzionalità per i licenziamenti disciplinari” e va corretto il decreto fiscale. A tutti risponde Maria Elena Boschi: “Dentro Forza Italia ci sono correnti diverse: c’è chi ascolta Fitto, chi Letta, chi Toti o Brunetta. Noi non seguiamo le correnti Pd, figuriamoci se possiamo aspettare le correnti FI. Noi pensiamo agli italiani, non a Berlusconi”.

di Redazione Papaboys (Fonti: Ansa.it / Radio Vaticana / Rai News24 / Partito Democratico)

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