Si è spento ieri al Policlinico Gemelli, all’età di 93 anni, il cardinale Georges Marie Martin Cottier, domenicano, teologo emerito della Casa Pontificia. In un telegramma, Papa Francesco afferma di ricordare “con profonda gratitudine” la sua “fede forte, la sua bontà paterna e la sua intensa attività culturale ed ecclesiale”, svolta in particolare al fianco di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Le esequie del porporato svizzero – nato il 25 aprile 1922 a Carouge (Ginevra) – saranno celebrate domani alle 8.30 in San Pietro dal cardinale Angelo Sodano e, come di consueto, al termine della celebrazione Papa Francesco presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Con la morte del cardinale Cottier, il Collegio Cardinalizio scende a 215 cardinali, di cui 116 elettori e 99 non elettori.
Alessandro De Carolis della Radio Vaticana ricorda la figura del porporato in questo servizio: Il papà Louis e il nonno Emmanuel sono mastri orologiai, ovvero la quintessenza dell’artigianato elvetico. Fin da subito però il giovane Georges palesa doti diverse, più a suo agio tra i libri che fra ingranaggi e molle della bottega di famiglia. Ma anche la filosofia e la teologia hanno i loro “meccanismi”, equilibri affascinanti e critici come il movimento del bilanciere di un vecchio orologio.
Gli anni della formazione
Prima la laurea a Ginevra in Lettere classiche nel 1944, poi l’ingresso nell’Ordine dei Predicatori, i Domenicani, l’anno successivo indirizzano la strada di Georges Cottier, che diventa sacerdote il 2 luglio del ’51. L’anno dopo all’Angelicum di Roma si laurea in Teologia, quindi torna alla Facoltà di Lettere di Ginevra, prosegue gli studi e nel 1959 discute la tesi di Dottorato su “L’ateismo del giovane Marx e le sue origini hegeliane”. Passare sull’altro lato della cattedra è questione di poco e per il prof. Cottier inizia nel ’62 una brillante carriera accademica.
I rischi della teologia
Si fa l’ora del Vaticano II e il 40.enne docente svizzero è uno dei tanti esperti dell’assise, diventa consultore del Consiglio per il Dialogo con i non credenti e gira l’Europa per una serie di colloqui. Nel 1986 entra nella Commissione Teologica Internazionale, nel ‘90, Giovanni Paolo II lo nomina Teologo della Casa Pontificia. A lui spetta il compito di leggere i discorsi del Papa e di verificarne la correttezza dottrinale e come consultore della Dottrina della Fede, racconterà, scopre “il genio di Ratzinger”. Quando Nell’agosto del ’93 esce l’Enciclica Veritatis Splendor” e ai nostri microfoni l’allora mons. Cottier evidenzia uno dei rischi sempre incombenti della teologia:
”Esiste, da parte di alcuni teologi, la tendenza a scindere la morale dalla fede. Ed è estremamente importante affrontare questi temi, perché‚ la loro rilevanza nella vita pastorale e pratica dei cristiani è immediatamente evidente. Non si può vivere la fede senza farsi carico delle conseguenze morali, andare contro la Scrittura, contro la Rivelazione è aprire la porta ad abusi ed errori gravissimi per la salvezza delle anime”.
Teologo di tre Papi
Quando la Chiesa supera la linea del terzo millennio, il Giubileo porta altre sfide per il teologo del Papa. Come quella di presentare al mondo un inedito come la richiesta di perdono che Papa Wojtyla desidera realizzare e soprattutto far capire. Nel Concistoro del 21 ottobre 2003, Giovanni Paolo II impone la porpora e il cardinale teologo accompagna anche il ministero del Papa teologo, Benedetto XVI, fino agli esordi del Pontificato di Francesco. Sui tre Pontefici si espresse così lo scorso anno, per l’uscita del libro-intervista “Selfie”: “Sono psicologicamente molto differenti, ma la continuità è la fedeltà al Concilio: la fonte immediata della loro ispirazione e tutte le intuizioni sono del Concilio, e sono ancora da sviluppare. Per esempio, il tema attuale della povertà: mi ricordo che al Concilio c’è stato tutto un gruppo di lavoro sulla Chiesa dei poveri. Dunque, io ritrovo il Concilio in tutti”.
“La misericordia è dottrina”
E tutti i Papi si sono ritrovati nel servizio reso da un uomo fino all’ultimo attento al rapporto della Chiesa con il mondo. Alla vigilia del secondo Sinodo sulla famiglia ebbe parole profonde sulla misericordia, criticando un certo rigorismo, che giudica senza cuore: “La misericordia è dottrina – affermò – E’ il cuore della dottrina cristiana. Solamente una mentalità ristretta può difendere il legalismo e immaginare misericordia e dottrina come due cose distinte”.
di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana
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