Italiae et Ecclesia

Che si fa per il ponte dell’Immacolata? Ecco qualche consiglio nella fede

Che si fa per il ponte dell’Immacolata? Domanda forse oziosa che rimbalza già nelle teste o nei messaggi in chat. Per chi può viaggiare magari il problema è la meta. Per molti altri no. Eppure è bello per tutti, anche per chi non può spostarsi, godere di qualche giorno di festa e riposo.

Il 2017, sfregiato ancora da record negativi, è vero, è però uno di quegli anni che si dispongono bene circa i giorni della settimana e creano quelle belle occasioni per cui intorno ad una festa, – sì, resistono le nostre feste cattoliche!- si radunano altre giornate prossime alla Domenica ed ecco che ci si offre una piccola oasi, una breve vacanza. Un ponte!

Sì quest’anno abbiamo “il ponte” per l’Immacolata. (Ricordiamo che festeggiamo il concepimento di Maria e non la sua nascita!)

E va bene, accettiamo pure questa abbreviazione. Ma allora sulla parola ponte carichiamo anche noi il nostro significato.

Leggi anche: Come consacrarsi al Cuore Immacolato di Maria
Tra le litanie a Lei dedicate non mi è tornata alla mente, e nemmeno è saltata fuori tra i risultati di Google, il titolo di ponte. Ci sono quello di porta, di vaso, di torre, di tempio.

Esiste però un sontuoso inno bizantino, antico, che le ricama attorno tante poetiche immagini e c’è proprio una breve sequenza che recita così:

Ave, o scala celeste che scese l’Eterno.
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo.
Ave, tu porta del sacro mistero.
È l’antico inno Akáthistos.

Scala, ponte, porta.

Sì! Maria è ponte, è anche ponte. Per noi rimasti di qua dal burrone, dopo che il manto stradale è rovinato giù, in fondo, per via di una catastrofe originaria (sì, questo è il peccato originale). Lei è il nuovo indistruttibile passaggio, è aperto, solido, sicuro. Bellissimo!

Maria, proprio perché privata d’Ufficio del peccato – ma sempre in forza della prossima Redenzione che Cristo avrebbe compiuto – è infrangibile.

Ecco, allora, cosa possiamo fare per il ponte dell’Immacolata!

Guardare fuori dai finestrini, godere del bianco della neve, dove già sarà caduta, ammirare fiumi sopravvissuti alla siccità ed ora baluginanti di riflessi. Stupirci dei disegni che la brina ha realizzato in una notte, fregandosene del sole che ad un certo punto li cancella.




Potremo ad un tratto abbassare il volume della radio e metterci a pensare. A Lei, potremo metterci pensare proprio a Lei. A quanto era bella anche nascosta in utero. A che Bambina meravigliosa sarà stata. Ai suoi piedini agili e veloci (si allenava, anche da piccina. Maria cammina, si sposta, viaggia, nei momenti decisivi. Verso la cugina; verso Betlemme, in fuga da Erode, di ritorno dall’Egitto e poi in salita, per quell’odioso, necessario, amato colle che ci ha partoriti figli Suoi, grazie al sangue del Suo Ragazzo, di quell’Uomo magnifico, di Dio incarnato e poi scarnificato. E risorto).

Possiamo pensare a quanto era giovane quando è nato Gesù. Al fatto che lo ha fatto subito vedere e salutare dagli altri, dai miseri e dai nobili. Dagli incolti e dai saggi.

I ponti, di solito, in tempo di guerra vengono bombardati e distrutti. Lei no, non lo sarà mai! Bello questo fatto e bello e stupefacente pensare anche come, in questa guerra che senza manco saperlo bene abbiamo noi uomini ingaggiato contro Dio col peccato, è Lui che ci ricostruisce i ponti abbattuti.

E potremmo ricordarci, in coda in autostrada, di dire un’Ave Maria! Quella preghiera che sta sempre sul crinale giusto della storia. La preghiera del tempo e della grazia, del tempo opportuno. Quello durante il quale il Regno c’è già e sta per venire. La preghiera nunc et in hora mortis nostrae. Diciamola pensando che sarà Lei che andremo ad abbracciare e ringraziare per averci fatto da scala, ponte, porta.

Il ponte dell’Immacolata, lunedì, sarà finito; ma non Lei né tantomeno il Suo lavoro tra terra e cielo.




Fonte it.aleteia.org/Paola Belletti

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