Il prossimo 10 febbraio, Mercoledì delle ceneri, il Papa darà uno speciale mandato a 1.071 sacerdoti per diventare «Missionari della misericordia». In questo numero di Credere vi raccontiamo la storia di uno di loro, don Giacomo Pavanello, un giovane prete che vuole essere davvero testimone di «una Chiesa dalle porte aperte».
Qual è il compito dei «Missionari della misericordia»? Lo spiega bene la bolla Misericordiae vultus: dovranno essere segno vivo di come il Padre accoglie chi è in cerca del suo perdono; artefici presso tutti di un incontro carico di umanità, sorgente di liberazione, ricco di responsabilità per riprendere la vita nuova del Battesimo; predicatori convincenti della misericordia; annunciatori della gioia del perdono; confessori accoglienti, amorevoli, compassionevoli e attenti specialmente alle difficili situazioni delle persone. In particolare riceveranno dal Papa l’autorità di perdonare i peccati riservati alla Sede Apostolica.
Come viene segnalato sul sito ufficiale del Giubileo (www.im.va), le candidature a Missionario della misericordia sono chiuse, essendo stato abbondantemente superato il numero atteso. Tuttavia il Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione incoraggia tutti i preti che avrebbero voluto offrirsi per questo compito a operare «come testimoni della misericordia nella loro propria missione quotidiana, nelle parrocchie, istituti e altre comunità in cui prestano con amore il proprio servizio». In realtà, in senso lato, tutti noi cristiani possiamo e anzi dobbiamo essere «missionari della misericordia». Lo ha ricordato lo stesso papa Francesco nell’Udienza generale di mercoledì 27 gennaio. Dal giorno del nostro Battesimo, infatti, «viene dato a ciascuno di noi un nuovo nome in aggiunta a quello che ci danno mamma e papà, e questo nome è “Cristoforo”, tutti siamo “cristofori”, cioè portatori di Cristo. È il nome del nostro atteggiamento, di portatori della gioia di Cristo, della misericordia di Cristo».
Dobbiamo renderci conto che «la misericordia che riceviamo dal Padre non ci è data come una consolazione privata ma ci rende strumenti perché anche altri possano ricevere lo stesso dono». «Vivere di misericordia», ha concluso Francesco, «ci rende missionari della misericordia. Dunque prendiamo sul serio il nostro esser cristiani e impegniamoci a vivere da credenti perché solo così il Vangelo può toccare il cuore delle persone». Cari amici, accogliamo questo invito del Papa per vivere davvero con frutto il Giubileo straordinario della misericordia.
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/don Antonio Rizzolo)