Categorie: Ethica et Oeconomia

Siamo tutti omofobi?

Papà + Mamma + Figli = Famiglia.

Chesterton, nel 1905, scriveva: “La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”.  L’autore sembra descrivere quasi profeticamente i risultati della martellante campagna ideologica che ha infettato come virus mortale  la cara e vecchia Europa. Ogni giorno  vengono alla luce  episodi di inaudita gravità. Nessuno ne parla. Come mai? Informare su determinati argomenti, provoca l’isolamento o quantomeno l’attacco frontale dei media, secondo i quali chi dissente dalle nuove direttive deve essere isolato e denigrato. La democrazia è morta da tanto tempo. Ci troviamo a vivere momenti storici molto complessi. Il totalitarismo ideologico produce la distruzione della società sotto gli occhi di tutti. La politica sembra assopita nel sonno della ragione. La depravazione a poco a poco diventa naturale, e le cose naturali diventano da condannare.

L’aggressività di pensiero trova margini di intervento importanti. Nella scuole ormai non sappiamo più cosa viene insegnato. Marco Dal Prà, coordinatore dell’associazione nazionale “famiglie numerose”, ha scritto alla Presidente della Provincia di Venezia per porre l’attenzione su scelte educative alquanto opinabili che si stanno per attuare nelle scuole della provincia.  Ecco la lettera: “Spett. Presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto. Con la seguente vorrei esprimerLe la mia fortissima preoccupazione nonchè sorpresa all’avvio, da parte della commissione Pari Opportunità della Provincia di Venezia, del corso rivolto agli insegnanti delle scuole del nostro territorio denominato “a proposito di genere” . 

Nel programma si legge che trattasi di un percorso formativo “finalizzato alla promozione di un’educazione oltre gli “stereotipi di genere” che prevede anche “sperimentazioni nelle classi”. In primo luogo non riesco a comprendere perchè questo argomento sia divenuto urgente, quando la scuola sta vivendo problemi ben più impellenti come l’integrazioni, la droga, il bullismo e la violenza. In secondo luogo sarebbe opportuno che la Provincia si faccia carico di chiarire cosa intende per stereotipi di genere, visto che dietro questa teoria vi sono aspetti molto dubbi e tutti da dimostrare. Terzo, ma non ultimo in ordine di importanza, trovo che usare i bambini delle scuole della Provincia di Venezia per un esperimento privo dei necessari fondamenti sia irrispettoso verso i genitori, e verso i bambini stessi, visto che di questo esperimento nessuno conosce gli eventuali esiti.

 A tutto ciò si aggiunge anche la preoccupazione che in Provincia di Venezia la famiglia sia stata declassata a “stereotipo”, cioè, come indicato nel vocabolario Treccani, “un’opinione precostituita, generalizzata e semplicistica”, come se il luogo deputato a costruire il futuro della società sia da demolire e da sostituire con qualcos’altro di indefinito le cui funzioni sono nelle mani di ignoti.  Detto questo, lo scrivente, nell’interesse di difendere i diritti dei genitori ad essere informati, chiede alla Provincia di Venezia, nel rispetto degli obblighi sulla trasparenza degli enti pubblici di cui alla Legge 7 agosto 1990, n. 241 ed al Decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 , di rendere pubblico l’elenco dei plessi scolastici che hanno aderito ai corsi ed i relativi insegnanti, e di dare ai genitori la possibilità di declinare dal sopra citato esperimento. Ritengo infine che da parte della Provincia di Venezia, sia necessario chiarire oltre ogni ragionevole dubbio, cosa intenda per famiglia e per stereotipo di genere. In attesa di un Suo gentile riscontro, porgo Cordiali Saluti. Marco Dal Prà”.

Usare i bambini delle scuole della Provincia di Venezia per un «esperimento» privo dei necessari fondamenti sia irrispettoso verso i genitori, e verso i bambini stessi, visto che di questo «esperimento» nessuno conosce gli eventuali esiti. A tutto ciò si aggiunge anche la preoccupazione che in Provincia di Venezia la famiglia sia stata declassata a «stereotipo», cioè, come indicato nel vocabolario Treccani, «un’opinione precostituita, generalizzata e semplicistica», come se il luogo deputato a costruire il futuro della società sia da demolire e da sostituire con qualcos’altro di indefinito le cui funzioni sono nelle mani di ignoti. La gravità del rilievo è davvero preoccupante. L’insegnamento scolastico non deve essere per nulla indirizzato ad ideologie di parte. Anche il nazismo e i regimi del secolo scorso hanno usato le scuole come veicolo per affermare l’ideologia del sistema. E’ spaventoso. Se la similitudine è vera, ormai siamo alla deriva. Non si può imporre agli altri la propria ideologia in nome del “bene”

e dei “diritti civili”.

Alcuni politici per far approvare la legge sull’omofobia, fanno leva sul sentimento di compassione. Certamente quando si parla di violenza ed aggressioni tutti siamo turbati.  Usare e strumentalizzare le tragedie per scopi ideologici è la peggiore forma di egocentrismo aggressivo di cui nessuno ha bisogno.  “Il procurato allarme”, è punibile penalmente. Sottolineare emergenze sociali inesistenti,  è la peggiore forma di violenza psicologica che si esercita sul popolo. In Italia abbiamo una vocazione tutta particolare per estremizzare certi fenomeni fino a trasformare una tragedia in farsa. Così è, appunto, a proposito della presunta “emergenza omofobia”. E ora i dati lo dimostrano inequivocabilmente. Dopo molte insistenze, e a iter quasi concluso, il governo si è finalmente deciso a fornire le cifre che riguardano i casi di discriminazione per orientamento sessuale. Nella seduta della Commissione Giustizia del Senato dello scorso 3 dicembre, il senatore Carlo Giovanardi (Nuovo Centro Destra) aveva avuto un duro confronto con il sottosegretario Ferri, chiedendo con forza che – data l’urgenza con cui si sta procedendo per approvare la legge anti-omofobia – almeno fossero mostrati i dati che dimostrerebbero l’esistenza dell’asserita emergenza. Ebbene, dopo molto tergiversare, il governo nel giorno in cui scadeva il termine per la presentazione degli emendamenti alla legge anti-omofobia (120 ne sono stati presentati dal Nuovo Centro Destra) ha finalmente inviato i dati in suo possesso per quel che riguarda la discriminazione in Italia. E il risultato era ampiamente prevedibile: “In Italia – come ha subito commentato il senatore Giovanardi – non esiste affatto un’emergenza di violenza e discriminazione nei confronti di omosessuali e transessuali, mentre questo disegno di legge ideologico e liberticida mira a togliere la possibilità di espressione e di azione a chi non condivide le tesi delle associazioni gay militanti, per esempio sul matrimonio o sull’adozione”. I dati in questione sono quelli offerti dal rapporto dell’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (Oscad, incardinato nell’ambito del dipartimento della sicurezza – direzione centrale della Polizia criminale, organismo interforze composto dai rappresentanti della Polizia di Stato e dei Carabinieri).

Dal settembre 2010 l’Oscad monitora tutte le segnalazioni a presunti reati a sfondo discriminatorio motivati da origine etnica o razziale, genere, convinzioni religiose, orientamento sessuale, identità di genere, disabilità, età, lingua. Ebbene, il documento certifica che in più di 3 anni di attività dell’osservatorio sono pervenute all’Oscad 83 segnalazioni – complessivamente per offese, aggressioni, lesioni, istigazione alla violenza, danneggiamenti, casi di suicidio e minacce – relative all’orientamento sessuale. Di queste segnalazioni poi, la maggior parte riguarda offese e insulti (il 42,17%), seguito da aggressioni e violenze. In realtà, per quanto deprecabili, queste violenze sono in effetti molto rare. Prendiamo ad esempio il dato più tragico, quello dei suicidi: in tre anni ci sono stati 4 casi di suicidio direttamente collegabili a discriminazioni per l’orientamento sessuale. Quattro in 3 anni, quando in Italia si registrano tra i 3500 e i 4mila suicidi l’anno. Non dovrebbe accadere neanche a una persona, siamo d’accordo, ma da un punto di vista della descrizione delle priorità è evidente che quattro suicidi in tre anni non raccontano certo di una emergenza. Quanto ad aggressioni e lesioni parliamo di 32 segnalazioni in tre anni quando in un solo anno, tanto per fare un esempio, sono vittime di violenza più di un milione di donne (dati Istat). La sproporzione è evidente, così come è evidente che parlare di emergenza omofobia rischia di far cadere nel ridicolo. Potremmo andare avanti, ma sarebbe inutile perché chi è guidato dall’ideologia troverà sempre un pretesto per sostenere che a sbagliare è la realtà. Eppure non possiamo arrenderci a questa follia collettiva che vuole fare diventare l’Italia come un gigantesco gulag. Nel mentre respingiamo ogni forma di violenza, per il bene di tutti dobbiamo impedire che la legge anti-omofobia venga approvata e dobbiamo chiedere che il governo ritiri la famigerata “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”. La Manif Pour Tous Italia, con lettera del 23 dicembre 2013 (potete leggerla qui sotto),  ha invitato tutti quelli che hanno a cuore la famiglia naturale e lo sviluppo biologico dei bambini,  ad unirsi alla grande manifestazione in difesa della libertà di opinione. Facciamo conoscere a tutti il valore naturale dell’Amore. Impegniamoci affinchè la ideologizzazione della sessualità ceda il passo al buon senso. Diffondiamo l’iniziativa. Passiamo parola. Senza paura di essere attaccati e denigrati. Chi difende la famiglia, aiuta il futuro a realizzarsi. DonSa

Lettera per la manifestazione dell’11 Gennaio 2014.

 

Le fonti di questo articolo sono tratte dalla: “Bussola quotidiana”.

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