VISIONE CONFUSA
Signore, da chi andremo?
È vero che tu solo sai dire parole
che fanno «ardere il cuore».
È vero che non hai altro desiderio
che «prenderti cura» delle nostre ferite profonde.
È vero che resti in attesa di un cenno di apertura,
per «entrare e cenare con noi».
Ogni volta che bussi alle porte del nostro cuore.
Chiuse dall’interno.
Ma il nostro è un cuore fragile,
ferito e timoroso di nuove ferite.
I nostri sono occhi «di carne»
incapaci di vedere a grande distanza.
E, soprattutto, le nostre sono storie di «carne»
che spesso deformano l’immagine di te.
Ti cerchiamo, ma proiettando su di te
quello che abbiamo appreso:
«Non fare una cosa se non la “senti”»
(la nostra cultura di carne!);
«Liberiamoci dai padri, sono esigenti e cercano solo
di farci star buoni» (le nostre famiglie di carne!);
«Dio ti vede sempre e ti proibisce tutto ciò
che ti piace, riempiendoti di doveri»
(la nostra religione di carne!).
Eppure sappiamo che «la carne non giova a nulla»
e talvolta ripetiamo con poca convinzione:
«Senza la mia carne… vedrò il mio Dio!».
Dobbiamo allora aspettare la morte?
Non possiamo anche ora, «in modo confuso,
come in uno specchio», vederti?
Abbiamo bisogno del tuo Spirito, nuova Pentecoste
che trasformi noi discepoli paurosi
chiusi nel Cenacolo e nelle nostre storie
in coraggiosi testimoni.
Come allora.
Perché «non si è accorciato il braccio di Dio».
Manda a noi un raggio di Luce,
che ci faccia intravedere, oltre le nostre paure
e visioni confuse
e sofferte vicende,
una «perla» per cui vendere tutto
«Verrà un giorno in cui gli uomini saranno così stanchi di sentir parlare dell’uomo, che piangeranno di gioia, quando si parlerà loro di Dio». San Giovanni Maria Vianney
«Quando si è conosciuto il dolore in tutte le sfumature più atroci, nelle angosce più varie, e si son tese le mani a Dio in mute strazianti implorazioni, in sommesse grida di aiuto; quando si è bevuto il fondo del calice e si è offerta a Dio, per giorni e per anni, la propria croce, confusa con la sua, che la valorizza divinamente, allora Dio ha pietà di noi e ci accoglie nella sua unione. È il momento in cui, dopo aver esperimentato il valore unico del dolore, dopo aver creduto all’economia della croce ed averne visto gli effetti benefici, Dio mostra in forma più alta e nuova qualcosa che vale più ancora del dolore. È l’amore agli altri in forma di misericordia… E la carità supera il dolore, perché esso è soltanto di questa vita, mentre l’amore perdura anche nell’altra». Chiara Lubich
«In tutto ciò che fai abbi fiducia in te stesso, perché anche questo è osservare i comandamenti». Siracide
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La riflessione e preghiera è scritta da Stefania Perna ed è contenuta nel libro ’50 preghiere per cercatori di speranza’
50 PREGHIERE PER CERCATORI DI SPERANZA
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