3Sono nata il 7 Gennaio 1927 a Mogliano Veneto (Treviso) da genitori cattolici praticanti. Nella mia fanciullezza ho frequentato la Chiesa cattolica romana, pregavo continuamente a Gesù e a Maria perché così mi avevano insegnato e così vedevo fare alla mia famiglia. La sera – mi ricordo molto bene – mia madre mi portava assieme ai miei fratelli presso una famiglia che abitava vicino a noi per dire il Rosario.
Nel 1939 mio padre, avendo tanti figli da mantenere ed avendo poco lavoro, fece la domanda per andare in Libia (Africa) come colonizzatore portandosi con sé tutta la famiglia. E anche lì io continuai a frequentare la Chiesa cattolica.
Nel 1940, all’inizio della guerra, io e un mio fratello più piccolo di me fummo costretti a rimpatriare in Italia presso le colonie gestite dal governo di Mussolini. I miei genitori però rimasero in Africa. Qui in Italia passai da una colonia all’altra, fui a Rovigo, a Cattolica, a Riccione, a Rimini, e poi a Fiera di Primiero a Trento.
Fui testimone di molti bombardamenti di cui quello che mi è rimasto più impresso fu quello di Rimini. In quei giorni, spesso durante la notte suonava la sirena d’allarme e noi scappavamo subito nei rifugi. Molte volte rischiai di essere colpita da delle schegge e rimanere ferita o morire, ma Dio mi liberò sempre anche se non lo conoscevo.
Mia madre che stava in pensiero perché non aveva notizie di me da tanto tempo, si rivolse ad una sua sorella che stava a Treviso e le disse di venirmi a prendere immediatamente e portarmi a casa sua. Qua mia zia venne a prendermi e durante il viaggio che affrontammo in treno, nei pressi di Padova, il treno fu fatto fermare immediatamente e noi fummo fatti uscire tutti fuori e scappare perché c’era un bombardamento in atto. Io e mia zia scappammo nella campagna e grazie a Dio non ci accadde niente di male. Il ponte su cui dovevamo passare con il treno fu bombardato e noi dovemmo tornare indietro e fare un altro giro. Arrivati al paese di mia zia, le cose non cambiarono nel senso che i bombardamenti si verificavano spesso anche là, e mia zia era sempre preoccupata per me. Mio zio era un capostazione e noi vivevamo vicino alla stazione e siccome gli alleati cercavano di bombardare le ferrovie noi eravamo sempre preoccupati e spesso eravamo costretti ad andare nei rifugi.
Nel 1945 arrivò la notifica che tutti i bambini ‘libici’ potevano rientrare presso le loro famiglie in Africa, per cui io rientrai in Africa presso i miei genitori. Dopo qualche tempo però che mi ero ricongiunta con i miei genitori noi fummo costretti a lasciare la Libia perché era stata perduta dagli Italiani.
In Italia fummo collocati presso un campo profughi qui a Roma, ci ritrovammo senza niente, non avevamo casa ecc., mangiavamo ciò che ci passava il Governo Italiano di allora e poi dormivamo in una caserma.
Dopo qualche anno, nel 1952, mi sposai ed ebbi due figli. Ma il mio matrimonio dopo circa nove anni fallì; mio marito invaghitosi di un’altra donna mi lasciò con due bambini a carico. Uno aveva sette anni e l’altro otto. Me ne tornai a casa da mia mamma. Mi trovai ad affrontare la vita da sola. Cercai subito di mettere i miei figli in un collegio, per potermi cercare un lavoro e così poter vivere e mantenerli. Dopo qualche tempo trovai un lavoro. Dopo un po’ di tempo decisi di mettere i miei figli in un collegio più vicino a me (essi infatti si trovavano in un collegio a Gubbio che era troppo lontano per me). Ero disperata, non sapevo a chi rivolgermi. Una sera, tornando dal lavoro, mentre scendevo una strada vicino casa, piangevo e il mio pensiero era rivolto a Dio quantunque non lo conoscevo. All’improvviso sentii una voce alla mia destra che mi disse: ‘Non aver paura, sono io il tuo braccio destro’. Mi voltai subito per vedere se c’era qualcuno vicino a me, ma non vidi nessuno. Sentii però dentro di me una gioia, convinta che era stato il Signore a rispondermi. Dopo questa esperienza all’improvviso tutte le porte che sembravano fino ad allora chiuse si aprirono ed io riuscii a mettere i miei due figli in un collegio più vicino.
Non fu l’unica volta che sentii la voce di Dio quando ancora non lo conoscevo, ci fu un’altra occasione che mi è rimasta molto impressa fino ad oggi in cui Lui mi parlò. Fu in sogno; mi ritrovai in una basilica cattolica romana, e mentre mi trovavo nel confessionale a confessarmi dal prete sentii una voce tuonante e rimbombante che mi disse: ‘Io sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro dio all’infuori di me’. Dopodiché, mentre mi accingevo ad andare dal prete a prendere la comunione, vidi sopra il prete una grossa bestia spaventosa con una lunga coda la quale stava camminando sopra di lui e ad un certo punto si fermò. Dio già a quel tempo mi avvertiva, ma io non capivo i suoi avvertimenti e non badavo ad essi. Non conoscevo la Parola di Dio.
Arrivata all’età di sessantuno anni, nel 1988, accadde che mentre mi trovavo per strada fui evangelizzata da un credente, che poi in seguito seppi era il pastore di una piccola comunità pentecostale che si riuniva vicino a casa mia. Questo fratello mi cominciò a parlare di Gesù, mi disse che Gesù mi poteva salvare, che egli era morto sulla croce per i nostri peccati, che io lo dovevo accettare nel mio cuore come mio personale Salvatore e Signore, che io dovevo andare a lui a confessare i miei peccati, ed altre cose concernenti la salvezza. Io però all’inizio non feci tanto caso alle sue parole. Dopo un po’ di tempo incontrai un altro fratello che mi disse le medesime cose. Questi fratelli allora cominciarono a venire a casa mia a parlarmi del Signore Gesù, invitandomi ad andare alla comunità. Io accettai e andai ad un culto. Devo dire però che i primi tempi non capendo ancora bene quali fossero le differenze tra i Cattolici romani e gli Evangelici, continuavo ad andare anche a messa. Quindi facevo un po’ qui e un po’ là. Mi trovavo confusa, non sapendo quale fosse la via da seguire, cioè non sapevo se la via giusta era quella che mi avevano insegnato i preti o quella che mi avevano indicato questi fratelli. Cominciai quindi a pregare a casa mia da sola, cosa per altro che mi aveva detto di fare il pastore di questa comunità. Ed inoltre mi procurai una Bibbia per cominciare a leggerla e vedere se le cose che mi avevano detto stavano proprio così.
Un giorno mi misi in ginocchio dentro la mia camera da letto e gridai al Signore queste parole: ‘Signore, se tu esisti, dammi una risposta, dammi un raggio di luce, non lasciarmi nel buio, aiutami, perdona i miei peccati’. E Dio mi esaudì in questa maniera. Dopo avere pregato mi alzai, e mentre mi trovavo in piedi nel soggiorno mentre dicevo a Dio: ‘Signore, io sono una peccatrice e voglio essere salvata. Dimmi tu quale via devo seguire’, all’improvviso fui presa nello spirito ed ebbi una celeste visione. Ecco quello che vidi. Mi ritrovai davanti a un grosso libro aperto, su cui c’erano delle scritte che non riuscivo a capire. Io volevo che il mio nome fosse scritto su quel libro, e all’improvviso mi apparve una penna a inchiostro che io presi in mano e con cui feci un punto sulla parte destra del libro, punto che piano piano diventò un sigillo dorato. Mentre mi trovavo davanti a quel libro, nello spirito, sentii in maniera molto forte la presenza di Dio, e mi sentii lavata da ogni peccato, ripulita, e liberata. Tutti quei peccati che nel corso degli anni avevo inutilmente confessato ai preti, finalmente li sentii svanire dalla mia coscienza. Il sangue di Gesù Cristo li aveva cancellati! Mi sentii rinascere. Sentii entrare dentro me una pace profonda ed una gioia grande che non posso spiegare.
Siccome che non avevo mai avuto una esperienza del genere, pensando che stessi diventando pazza, alla prima occasione domandai al pastore che cosa mi era accaduto e lui con molta calma mi rassicurò che non ero diventata pazza perché quella che io avevo avuto era una visione da parte di Dio. Da quel momento, io seppi con certezza assoluta che la via da seguire era Cristo Gesù, quella stessa via che mi avevano indicato quei fratelli; non una religione, ma Colui che mi ha amato e ha dato se stesso anche per me. Da quel momento seppi che ero stata salvata dalla perdizione eterna.
Dopo questa visione ne ebbi un’altra a distanza di poco tempo, questa volta però sotto una tenda di evangelizzazione. Mentre era in corso la riunione, in ispirito, vidi inizialmente il Signore Gesù che soffriva sanguinante sulla croce, dopodiché mi fu mostrato a poca distanza da me un immagine idolo che aveva sulla testa una corona (il Signore mi mostrò cosa io avevo adorato nella mia ignoranza per molti anni), e nel mentre io chiedevo perdono al Signore per tutti i miei peccati. Dopodiché, sempre nella visione, mi trovai in alto sopra la tenda a cantare dei cantici al Signore assieme ad una moltitudine di giovani festanti.
Ancora però continuavo a fumare, ero un accanita fumatrice, fumavo circa 2 pacchetti di sigarette al giorno. Avevo cercato tante volte di smettere di fumare, ma non ci ero mai riuscita. Sapevo che ciò non piaceva a Dio, ed allora una sera – era il 31 Maggio 1988 – verso le dieci di sera invocai dal profondo del mio cuore Iddio e gli dissi: ‘Signore, solo tu mi puoi togliere questo vizio del fumo’ e continuai a pregarlo. Mentre pregavo, all’improvviso, smisi di parlare in italiano e cominciai a parlare in una lingua straniera che non capivo. Per dieci minuti circa non riuscii più a parlar in italiano. Il Signore mi aveva battezzato con lo Spirito Santo. Da quella sera non sentii più il minimo desiderio di fumare; Dio mi aveva liberata da quel vizio.
Dopo un po’ di tempo, precisamente il 26 Giugno, fui battezzata per immersione in acqua dal pastore che mi aveva evangelizzato.
Termino di raccontare la mia testimonianza, ringraziando Dio per avere avuto pietà e misericordia di me, per avere perdonato tutti i miei peccati. A Dio sia la gloria ora e in eterno, in Cristo Gesù. Amen.
Maria Benvenuti
Fonte www.lanuovavia.org
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