La strategia del terrore è colpire la gente, difficile prevenire

La strategia del terrore prende di mira ogni obiettivo, ora maggiormente quelli non protetti. E’ quanto afferma Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, dopo gli attacchi a Parigi. Ascoltiamo la sua riflessione al microfono di Giancarlo La Vella della Radio Vaticana:

R. – Direi che il tentativo sia quello di una esportazione massiccia del terrore, quasi una strategia della tensione, attraverso queste cellule molteplici, che sono presenti nella società, e che attaccano indiscriminatamente. La caratteristica di questa nuova serie di attacchi di terrore è proprio questa: l’attacco indiscriminato per fare molti morti, ma non contro obiettivi politicamente o ideologicamente significativi: contro la società. Questa è una sorta di dichiarazione di guerra. Bisognerà vedere adesso come combattere questa guerra. Ci saranno molti modi, ma credo che tutto dovrà passare anche attraverso formule di solidarietà degli europei nei confronti delle vittime di tutto ciò.

D. – Dopo gli attentati alla redazione di Charlie Hebdo e quelli che sono seguiti nei giorni successivi, i terroristi riescono nuovamente a colpire il centro di una capitale importante europea come Parigi. Cos’è mancato nel controllo, nella sicurezza?

R. – Questi sono attacchi molto difficili da bloccare, perché non mirano obiettivi sensibili, ma soltanto la popolazione normale, civile, dappertutto. Praticamente bisognerebbe sorvegliare ogni portone, ogni palazzo e diventa impossibile. Diciamo che l’unica speranza di bloccare queste cose sta nel prevenirle, riuscendo cioè ad individuare la cellula, quello che fornisce le armi e così via, prima che l’evento accada. In questo caso evidentemente non ci si è riusciti, vista questa operazione. In altri casi, fortunatamente sì. Purtroppo, questo è un tipo di attacco molto difficile da bloccare.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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