Ha sostenuto il mese scorso l’esame orale, presso il Liceo di Scienze umane di Seregno. Un vero “trionfo”, che corona un percorso positivo di integrazione scolastica e crescita personale. E i genitori ora vogliono condividerlo, per “incoraggiare le famiglie come noi a osare”
Scuola e disabilità non sempre stanno bene insieme: l’incontro è spesso difficile, per tanti si trasforma in scontro, in quotidiana battaglia per il rispetto dei diritti e fatica per la qualità dell’integrazione. Ci sono mamme costrette a seguire il figlio fin dentro la classe, o genitori che dolorosamente rinunciano all’esperienza scolastica e decidono di tenere il ragazzo a casa, perché la scuola non è capace di accoglierlo. Ci sono famiglie che, fino alla fine, lottano e sopportano, deluse fino all’ultimo giorno. Ma le storie belle non mancano e vanno raccontate: parlano di una scuola capace non solo di insegnare e formare, ma anche di accogliere e far stare bene. E’ la scuola che ha conosciuto Silvia, una ragazza con sindrome di Down che il mese scorso ha sostenuto l’esame di maturità al Liceo delle Scienze umane “G. Parini” di Seregno
“E’ andata, ce l’ho fatta!”: sono queste le poche parole che ha pronunciato Silvia alla fine del suo esame orale, che concludeva un percorso scolastico durato cinque anni. “Partendo dalla sua esperienza personale e dalla sua smisurata passione per la musica – raccontano i genitori – Silvia ha preparato una tesina, con l’ aiuto dei suoi professori e di noi genitori, che racconta la storia del Corpo Musicale Pio XI Città di Desio e il proprio percorso all’ interno di questo gruppo bandistico, che lei stessa frequenta con regolarità da sei anni, partecipando alle prove e ai concerti. Durante l’ esposizione orale Silvia – continuano i genitori -maneggiando il suo power point, ha incantato il piccolo ‘pubblico’ di professori, parenti e amici: un vero successo!”.
Un successo che solo sei anni fa sembrava impensabile: “quando una pedagogista ci ha prospettato l’inserimento di Silvia al liceo, a noi genitori è sembrata inizialmente una proposta tanto sorprendente quanto improponibile – raccontano Letizia e Sergio – Consultati i familiari e le persone che a vario titolo conoscevano Silvia, abbiamo deciso di parlare con il preside del liceo, persona disponibile e accogliente, che, dopo aver ascoltato le nostre motivazioni e i nostri obiettivi relativi a questa ipotetica scelta, ci ha anticipato che al termine del quinquennio Silvia non avrebbe conseguito un vero e proprio diploma, ma un attestato di partecipazione, in quanto avrebbe seguito un Piano educativo individualizzato con obiettivi e percorsi didattici differenti dalle sue compagne. Condiviso tale progetto e fiduciosi nel raggiungimento dei nostri obiettivi, che erano soprattutto legati all’aspetto relazionale più che cognitivo, abbiamo confermato l’iscrizione”.
Ed è iniziato così questo percorso, durante il quale Silvia, con il suo programma personalizzato, “ha avuto l’opportunità di vivere gli impegni e le emozioni tipiche della vita scolastica: l’attesa di una verifica, le interrogazioni, i compiti, le gite.Certo – ricordano i genitori – non sono mancati momenti di difficoltà, ansia e fatica, ma l’affetto delle compagne e di tutti i professori l’hanno aiutata a crescere, maturare e prepararsi per affrontare un nuovo percorso. Il diploma di Silvia – assicurano la mamma e il papà (nella foto sotto con Silvia ndr) – ha rappresentato, per tutti noi,un traguardo paragonabile ad una laurea e per questo verrà incorniciato e appeso nel suo ‘studio’.
Per questo – concludono – a tutti i genitori che vivono l’esperienza di avere un figlio ‘speciale’, vogliamo augurare un percorso come il nostro, che è possibile solo se sul proprio cammino si incontrano le persone giuste al momento giusto. E noi queste persone le ringraziamo tutte. Il messaggio che vogliamo rimanga nel cuore e nell’ esperienza di chi ha incontrato Silvia, l’ha accolta e affiancata è che “la disabilità non è un mondo a parte ma una parte del mondo”.
A cura di Redattore Sociale
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