Vangelo della famiglia e legge naturale al centro questa mattina della riflessione dei Padri sinodali. In molti Paesi, sottolinea l’”Instrumentum laboris”, i sistemi legislativi regolamentano situazioni contrarie alla legge naturale, il cui significato è spesso incompreso e frainteso. Di qui, il suggerimento di trovare parole efficaci per comunicare in modo più comprensibile all’uomo di oggi l’ordine della creazione. Al microfono dell’inviato della Radio Vaticana al Sinodo, Paolo Ondarza, la riflessione del cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita:
R. – Questa caduta del concetto spontaneo, diciamo, di legge naturale e morale è dovuta al fatto che è caduto, con la secolarizzazione, il concetto di “creazione”: perché è Dio che crea le cose, è Dio che crea anche lo statuto fondamentale della nostra vita e se siamo liberi e siamo responsabili è perché c’è uno statuto che ce lo consente e che è nella nostra spiritualità, nella nostra anima strettamente unita al corpo. Anche l’unità corpo-spirito che fa parte della natura è un radicamento creazionistico. Allora, certamente, se si ignora questa origine della vita, questo essere iniziati con Dio nella creazione, riesce più faticoso e confuso comprendere il concetto di natura. Ognuno se la immagina come vuole.
D. – Di fronte a tutto ciò, quale deve essere la proposta pastorale? Come deve orientarsi?
R. – Serve una pastorale che illumini bene le grandezze, il fascino, la bellezza della vocazione cristiana alla famiglia, al matrimonio, come pienezza del proprio essere, compimento della persona nell’amore umano e nell’amore divino. Bisogna proporre una catechesi che non sia sbocconcellata durante l’infanzia e poi non più, ma una catechesi che continui, che sia continuativa. Credo sia l’ora di avviare questa novità: una evangelizzazione – diciamo meglio – che accompagni tutta la vita e conduca veramente alla maturità. Molti matrimoni si rompono prima di aver conosciuto che cosa sia il matrimonio, forse non c’è stata mai una vera e propria catechesi di presentazione del matrimonio…
D. – Questa catechesi continuativa che lei suggerisce, probabilmente eviterebbe di ridursi all’ultimo, prima del matrimonio, a partecipare ai corsi pre-matrimoniali solo per obbligo…
R. – Alle volte vengono fatti per obbligo, alle volte vengono fatti in fretta, alle volte sfugge l’aspetto più importante che è quello dell’aspetto soprannaturale: l’alleanza con Dio. Se non si arriva a questo, tutte le tattiche – anche psicologiche – descrittive delle difficoltà sociali non bastano. E’ il soprannaturale che è ignoto e che ha bisogno di essere illuminato da un’evangelizzazione forte. Ora, credo che questa si faccia raramente…
D. – Per trasmettere, comunicare il Vangelo della famiglia e la morale sessuale della Chiesa, che spesso non viene capita, secondo lei oltre al ruolo dei pastori è fondamentale un coinvolgimento del laicato…
R. – Oggi, ci vogliono delle persone complementari alla competenza del pastore. Il sacerdote è necessario perché non deve mancare per una guida spirituale, ma ci vuole anche il medico, perché alla fine la gente ascolta i medici nel momento in cui da alla vita un bambino, o vive una gravidanza difficile o affronta l’accoglienza di una nuova vita. Ci vogliono anche gli avvocati, gli psicologi, i pedagogisti: ci vuole attorno alla pastorale un laicato maturo. Questo non diminuisce certo il ruolo dei pastori, che danno luce, che danno sicurezza e che danno verifica. Occorre prestare attenzione alla preparazione di questi laici, come si fa con i ricercatori o con i professionisti.
A cura di Redazione Papaboys fonte Radio Vaticana