R. – Questa caduta del concetto spontaneo, diciamo, di legge naturale e morale è dovuta al fatto che è caduto, con la secolarizzazione, il concetto di “creazione”: perché è Dio che crea le cose, è Dio che crea anche lo statuto fondamentale della nostra vita e se siamo liberi e siamo responsabili è perché c’è uno statuto che ce lo consente e che è nella nostra spiritualità, nella nostra anima strettamente unita al corpo. Anche l’unità corpo-spirito che fa parte della natura è un radicamento creazionistico. Allora, certamente, se si ignora questa origine della vita, questo essere iniziati con Dio nella creazione, riesce più faticoso e confuso comprendere il concetto di natura. Ognuno se la immagina come vuole.
D. – Di fronte a tutto ciò, quale deve essere la proposta pastorale? Come deve orientarsi?
R. – Serve una pastorale che illumini bene le grandezze, il fascino, la bellezza della vocazione cristiana alla famiglia, al matrimonio, come pienezza del proprio essere, compimento della persona nell’amore umano e nell’amore divino. Bisogna proporre una catechesi che non sia sbocconcellata durante l’infanzia e poi non più, ma una catechesi che continui, che sia continuativa. Credo sia l’ora di avviare questa novità: una evangelizzazione – diciamo meglio – che accompagni tutta la vita e conduca veramente alla maturità. Molti matrimoni si rompono prima di aver conosciuto che cosa sia il matrimonio, forse non c’è stata mai una vera e propria catechesi di presentazione del matrimonio…
D. – Questa catechesi continuativa che lei suggerisce, probabilmente eviterebbe di ridursi all’ultimo, prima del matrimonio, a partecipare ai corsi pre-matrimoniali solo per obbligo…
R. – Alle volte vengono fatti per obbligo, alle volte vengono fatti in fretta, alle volte sfugge l’aspetto più importante che è quello dell’aspetto soprannaturale: l’alleanza con Dio. Se non si arriva a questo, tutte le tattiche – anche psicologiche – descrittive delle difficoltà sociali non bastano. E’ il soprannaturale che è ignoto e che ha bisogno di essere illuminato da un’evangelizzazione forte. Ora, credo che questa si faccia raramente…
D. – Per trasmettere, comunicare il Vangelo della famiglia e la morale sessuale della Chiesa, che spesso non viene capita, secondo lei oltre al ruolo dei pastori è fondamentale un coinvolgimento del laicato…
R. – Oggi, ci vogliono delle persone complementari alla competenza del pastore. Il sacerdote è necessario perché non deve mancare per una guida spirituale, ma ci vuole anche il medico, perché alla fine la gente ascolta i medici nel momento in cui da alla vita un bambino, o vive una gravidanza difficile o affronta l’accoglienza di una nuova vita. Ci vogliono anche gli avvocati, gli psicologi, i pedagogisti: ci vuole attorno alla pastorale un laicato maturo. Questo non diminuisce certo il ruolo dei pastori, che danno luce, che danno sicurezza e che danno verifica. Occorre prestare attenzione alla preparazione di questi laici, come si fa con i ricercatori o con i professionisti.
A cura di Redazione Papaboys fonte Radio Vaticana
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