R. – “Tra il dire e il fare” è il nome dell’Assemblea plenaria del Sinodo dei giovani che l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha voluto fortissimamente da un’intuizione del suo cuore, guardando i giovani della diocesi. L’esperienza del Sinodo è stata quella di un invito a un cammino insieme secondo tre dimensioni: camminare insieme nella fede – il Sinodo è iniziato con l’Anno della Fede voluto da Papa Benedetto – un camminare all’insegna dell’ascolto fatto attraverso incontri con l’arcivescovo nelle parrocchie, nelle comunità pastorali, con i movimenti, le associazioni e i gruppi per un ascolto di ciò che i giovani hanno da dire e da chiedere alla Chiesa e al Signore. Poi, un camminare insieme nell’annuncio, sullo slancio dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco per annunciare il Vangelo ai tanti loro coetanei. Il Sinodo si è dedicato, in modo particolare, il primo anno all’approfondimento della fede nel senso cristologico, cioè la relazione con il Signore Gesù. Il secondo anno, invece, ha avuto una tonalità più ecclesiale: la vita nella Chiesa. Questi incontri si sono svolti secondo una modalità molto originale: il “work cafè”, una tecnica che si usa anche nelle aziende sedendosi attorno a dei tavoli – ne abbiamo fatti una quarantina, abbiamo coinvolto circa 3.300 persone – dove si sono incontrati giovani e adulti su due domande: chi ti sta accompagnando? Chi tu stai accompagnando? Possiamo dire che questi due anni di Sinodo convergono adesso a Les Combes, dove c’è la casa di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che hanno trascorso qui il loro riposo estivo. Qui, per cinque giorni, si radunano 90 giovani provenienti da tutta la diocesi, con alcuni preti, il vescovo e l’arcivescovo, che sarà in mezzo a loro per tutto il tempo.
D. – L’assemblea plenaria ha un motto molto concreto: “Tra il dire e il fare”. Di cosa si tratterà nello specifico?
R. – “Dire” perché si tratta di raccontare questi due anni di ascolto e mettere a fuoco in queste sessioni le grandi questioni: a chi si rivolge oggi la pastorale giovanile – c’è il problema dell’età – ma anche la questione di come la pastorale giovanile si collochi nella tensione tra educazione ed evangelizzazione, il rapporto con Cristo, le figure educative, il volontariato e le figure professionali, ambiti e ambienti della pastorale giovanile e infine il rapporto tra oratori. Tutto questo per “fare”. Ogni sessione si concluderà con una sintesi che andrà nelle mani dell’arcivescovo alla quale dedicherà il secondo capitolo della sua lettera pastorale, base dei nuovi orientamenti di pastorale giovanile dell’arcidiocesi.
D. – Mons. Nosiglia ha legato profondamente il proprio mandato ai giovani proponendo questo Sinodo…
R. – Come rinnovamento della Chiesa a partire dai giovani. L’arcivescovo ha intuito quanto i giovani di Torino portino dentro quello spirito di novità. Mi permetto di condividere un’immagine molto cara al suo cuore: la corsa di Pietro e di Giovanni al sepolcro: Giovanni corre avanti, però lascia entrare Pietro, l’anziano. Giovani, correte avanti nella chiesa di Torino, ma aspettando gli adulti in questo slancio di una corsa in avanti!
D. – Il coinvolgimento dei giovani è proiettato al futuro. Quali saranno gli eventi del 2015 a Torino?
R. – Un anno che parte adesso dal 16 agosto e finirà il prossimo 16 agosto 2015 con il bicentenario della nascita di don Bosco. Quindi, una celebrazione che vuole essere anche un rilancio della memoria e della sua passione educativa. Poi, abbiamo l’ostensione della Santa Sindone dal 19 aprile al 24 di giugno, il cui motto abbraccia tutto l’anno pastorale: “L’amore più grande”. In fondo, l’amore che tocca il cuore dei giovani che ha animato don Bosco è quello che è raffigurato sull’uomo della Sindone, Colui che ha dato la vita. Poi si spera – e si confida – nell’arrivo di Papa Francesco.
A cura di Redazione Papaboys
fonti: Radio Vaticana e Ufficio per la Pastorale dei Giovani e dei Ragazzi – Arcidiocesi di Torino
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