R. – E’ la seconda volta che ci troviamo in questa situazione. La causa sembrano essere degli esplosivi messi sotto le tubature centrali, che hanno fatto saltare le tubature e purtroppo anche le fognature. Si è mischiato un po’ tutto e quindi l’acqua non arrivava più in città. Quella poca acqua che arrivava, era inquinata. Molta gente ha avuto anche infezioni e disturbi intestinali.
D. – Un mese fa le accuse di aver causato l’interruzione dell’acqua erano dirette a un gruppo di jihadisti che avevano preso possesso della stazione di pompaggio. Adesso, chi sembra abbia causato questo problema?
R. – La stessa accusa va agli stessi gruppi. Sembra che volessero avanzare un po’ e abbiano fatto saltare degli edifici con sotterranei. Facendo saltare questi, hanno fatto saltare anche le tubature dell’acqua e le fognature.
D. – Quindi, non c’entrano i bombardamenti dell’esercito?
R. – Di sicuro no.
D. – Qual è la situazione della città: chi comanda e chi tiene l’ordine pubblico?
R. – E’ divisa. Ci Sono quartieri dove c’è il governo e quartieri dove si trovano questi gruppi armati. Intorno, nella campagna, ci sono altri gruppi armati ma l’esercito è riuscito ad aprire una strada sicura almeno per la gente, per farla uscire ed entrare, far entrare anche viveri, gasolio, benzina e altro.
D. – Come fa la gente senza acqua potabile, dove beve?
R. – La gente è veramente martoriata. Ha sopportato di tutto eccetto la mancanza di acqua. Noi dobbiamo ringraziare il Signore perché molte chiese e moschee hanno il pozzo artesiano per l’acqua. Quindi, la gente si rivolge a chiese e moschee per prendere l’acqua e la trasportano a mano nelle loro case.
D. – Il quartiere dove lei si trova è sotto il controllo dell’esercito?
R. – Sì, perché noi ci troviamo vicino all’Università e tutta la città universitaria è sotto il controllo dell’esercito.
D. – Ci sono scontri in questi giorni?
R. – Sempre, ogni giorno. Gli scontri si possono sopportare ma quello che è più difficile sopportare è la pioggia di mortai sulla città, esplosioni, gente che muore in casa e per la strada. Quindi, non c’è sicurezza per niente.
D. – E’ una situazione sicuramente molto complessa, anche dopo il fallimento di “Ginevra II”. Voi come pensate che si possa arrivare a una soluzione e cosa chiedete alla comunità internazionale?
R. – Ultimamente, abbiamo avuto il caso di Homs dove c’è stato un accordo, una riconciliazione. Quindi, hanno liberato la città da altre distruzioni e spargimenti di sangue. Noi speriamo che l’esempio di Homs si possa applicare anche in altre città della Siria. Quello però che noi chiediamo, e che abbiamo sempre chiesto, è che la comunità internazionale, soprattutto l’Occidente, prema per la pace, per una riconciliazione e per le trattative.
D. – Lei come vede questa amnistia decisa da Assad?
R. – Noi la vediamo molto positivamente, perché è un segno anche di perdono e riconciliazione. E’ una “pietra” anche per l’avvenire, per vivere insieme una volta finita la guerra. Speriamo che abbia un effetto molto positivo. A cura di Redazine Papaboys fonte Radio Vaticana
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